Trascrizione dell'audio del 15 maggio - 4 -
E’ necessaria la massima attenzione da parte non solo delle forze da sempre all’opposizione a questa guerra, noi, i comunisti, i rivoluzionari, gli antimperialisti, una parte rilevante del sindacalismo di base e di classe, le associazioni dei migranti, ma anche di una parte significativa di quello che è il movimento per la pace.
Noi abbiamo definito Zelensky un “cane arrabbiato al servizio della NATO”. E il ritratto che ci ha offerto la sua visita è esattamente questo. E’ venuto per seminare propaganda, certo basandosi su dati reali di una guerra che colpisce le masse ucraine con morti, feriti, distruzioni, fughe dal paese, ma intorno a questa vicenda Zelensky ha forzato la mano, ha fatto un’intensa campagna al servizio di "più armi, più guerra", sino a rigettare, con parole sprezzanti, perfino la proposta di mediazione di pace – per quanto mediazione possa essere – del Papa.
Si può dire che nel campo delle guerre minori in corso nel mondo non avevamo mai trovato un
personaggio così apertamente contro ogni forma di pace. E’ incitante, in forme blateranti, arroganti, nella richiesta di più armi per la guerra.Il contorno che ha ricevuto in questa visita dimostra anche il ruolo di vassallo della NATO dell’imperialismo italiano che cerca il suo spazio in Ucraina, nel Mediterraneo, nel mondo, come servo fedele dell’imperialismo USA e della NATO, come prima linea, secondo solo, forse, alla Germania, in questa guerra.
Sostegno militare per la vittoria dell’Ucraina significa aggressione militare alla Russia, significa portare la guerra nell’attacco alla Russia e permettere che produca un inevitabile processo di azione e reazione che estenderà la guerra fino all’uso di armi nucleari tattiche.
E questo Zelensky lo ha fatto facendo promesse di grandi profitti. Profitti per le industrie belliche che finanziano la guerra, profitti per la ricostruzione dell’Ucraina - che è il Grande Affare post guerra. Perché ogni guerra significa profitti, profitti dell’industria quando si lancia la guerra, profitti dell’industria durante la guerra, profitti dell’industria nella ricostruzione. Quando parliamo di industria parliamo di Capitalismo, di Imperialismo. Coloro che causano le guerre ne sono poi i beneficiari. I morti sono nostri, quelli dei popoli, invece i profitti sono loro, dei padroni di sempre, dei padroni del mondo, dei padroni nel nostro paese.
L’altro elemento di questa visita è che è cominciata dall’Italia, volutamente, in un quadro di visite in Germania e in Francia, cioè nei due paesi europei principali di cui si vuole un impegno maggiore nella guerra. Un risiko, di cui l’Italia è la prima tappa, perchè l’Italia in questo momento ha il governo al servizio della NATO come mai vi è stato, perfino nella storia di servi della NATO che viene da lontano, viene dalla Democrazia Cristiana dei De Gasperi, Andreotti, che ha attraversato l’epoca Craxi - con qualche contraddizione -, per arrivare ai giorni nostri; una storia che si è sposata con la scelta suicida per il movimento operaio, omicida per il revisionismo italiano, di Berlinguer che dichiarò, rompendo con la storia del movimento operaio e comunista del nostro paese, che l’Italia stava bene sotto l’ombrello NATO. Una lunga storia che, con il governo fascio-imperialista di Meloni, arriva a una pagina che è uno snodo fondamentale di una guerra vera, di una guerra che è in corso, di una guerra mondiale che si avvicina.
Uno show quello di Zelensky, di attore consumato. Si può dire che ogni storia concreta prima o poi trovi i suoi personaggi. Il cane arrabbiato Zelensky è un attore che ha preso sul serio la sua parte, fino a diventare una marionetta nelle mani dell’imperialismo, dell’oligarchia ucraina, degli USA innanzitutto. Un avamposto che trasforma il regime interno, reazionario, fascista, nazista, revanscista rispetto alla storia gloriosa dell’Ucraina, prima socialista, strappata alle belve naziste e, oggi, in via di ritorno con le belve naziste, sotto l’egida della NATO e degli USA.
E la Meloni è stata, come sempre, esemplare in questo: la fascistella della Garbatella è nel ruolo quando si tratta di servire i potenti. Serve i padroni, serve gli USA, serve al di là del sovranismo, del nazionalismo. Sono stati il sovranismo e il nazionalismo di Mussolini che ci asservirono al nazismo e che ci trascinarono nell’obbrobrio della II guerra mondiale, da cui il popolo italiano, guidato dai proletari e dai comunisti, si riscattò con la Resistenza Antifascista.
In questo intervento tutto è stato molto chiaro: la richiesta del procacciatore di armi e di affari Zelensky è quella di armi di attacco, missili “Storm Shadow” che sono arrivati da Londra, i Leopard dalla Germania e dall’Italia, certo, dove non ci siamo fatti mancare niente.
Quindi una missione di guerra travestita con richiesta di sostegno all’indipendenza di un popolo. Una missione di guerra in cui non solo il governo ma tutta la grande stampa (la mostruosa trasmissione di 'Porta a Porta' che, ancora una volta, nelle recenti pagine della storia nera di questo paese è diventata, quella che si dice, la Terza Camera), in cui i giornalisti hanno omaggiato e hanno steso tappeti alla propaganda di Zelensky. E’ da questi canali che Zelensky ha potuto parlare in quella maniera perfino della modestissima proposta di pace, di cessate il fuoco, di trattative tra i contendenti fatta dal Papa, nella sua figura di alleato e di compagno della guerra che le grandi Chiese - e la Chiesa cattolica, lo ricordiamo, nella I e nella II guerra mondiale -, hanno sempre rappresentato.
Per entrare nel concreto: l’Italia partecipa già attivamente ed è d’avanguardia assieme all’Inghilterra nell’invio di armi che permettano il salto di qualità della guerra che è l’attacco al territorio russo.
D’altra parte Zelensky dice che lo fa per l’indipendenza nazionale, per l’autodeterminazione.
Noi comunisti siamo sempre per l’autodeterminazione e per l’indipendenza nazionale, siamo contro ogni imperialismo. Siamo sempre stati su questa trincea e lo saremo sempre. Ma sappiamo distinguere quando l’autodeterminazione nazionale altro non è che un cavallo di battaglia, come ci ha insegnato Lenin, delle guerre imperialiste, uno delle bandiere dello sciovinismo nazionale, cioè dell’acutizzazione della guerra, della divisione dei soldati che, da fraternizzatori – perché sono proletari in divisa in generale – diventano aguzzini, perfino selvaggi, come ogni guerra comporta, con le stragi inumane in corso per opera della Russia come per opera degli ucraini, ancora prima che iniziasse questa guerra, nel Donbass.
E’ uno stabilimento italiano alle porte di Roma nelle mani dell’Oericolas Crinex che ha fornito il primo sistema missilistico a corto raggio per lo scudo aereo antirusso che è già in azione in Ucraina. E’ alle porte di Roma che si forniscono quelle armi, quella parte delle armi necessarie per la fase 2 della guerra, quella che viene chiamata controffensiva Ucraina che altro non è che intervento diretto della NATO per colpire obiettivi russi e acutizzare la guerra stessa.
L’Italia ha finora fornito dagli obici a un sistema missilistico da 600 milioni di €, una batteria antiaerea in grado di neutralizzare i droni; tutte questioni coperte dal segreto e approvate dal Parlamento nero della Meloni, tutte coperte dal silenzio osceno della stampa borghese, tutte coperte dal ruolo che vi svolgono ministri, come il ministro della Difesa Crosetto che, come giustamente ha detto lo scienziato Carlo Rovelli dal palco del 1 Maggio - rompendo la palude della manifestazione, trasformata in un normale concerto ai limiti del regime, in pieno 1 Maggio - è parte in causa, parte dell’industria bellica, gran piazzista e, quindi, è il primo che ci guadagna dalla guerra, non sono solo i padroni ma anche i ministri come Crosetto, l’uomo che tiene in braccio la Meloni, ovvero uno dei grandi padrini della fascistella della Garbatella.
Quindi una missione di guerra, compagni, lavoratori. Una missione di guerra che richiede, a nostro giudizio, un salto di qualità dell’azione del movimento per la pace.
D’altra parte il nostro paese è di prima linea. Quando si dice che la lotta contro la guerra è combattere l’imperialismo in casa nostra, questo oggi si chiama governo Meloni, come prima si è chiamato governo Draghi. In continuità con il governo Draghi ma con la specificità di condire di nazionalismo, di demagogia, la politica di guerra dell’imperialismo italiano.
E qui il grande sponsor resta Mattarella. Non dimenticheremo mai che è stato ministro della Difesa, e chi conosce la storia di questo paese sa che mai nessun ministro della Difesa è stato nominato autonomamente dall’Italia ma è sempre stato concordato con le gerarchie militari della NATO, degli USA. E’ quella la sua storia e nella guerra sta svolgendo la sua funzione.
Per usare le pagine de il Foglio, uno dei giornali intelligentemente più schierati con la Meloni, una sorta di fogliaccio fascista travestito da intellettuale, sia pure di area di destra da sempre, da Berlusconi in poi che finanziò e creò questo quotidiano anche come gentile concessione all’allora consorte, Veronica Lario.
Il Foglio scrive: ma vi rendete conto dell’importanza che ha questa missione? Vi rendete conto che l’Italia non è un paese come gli altri ma un paese speciale? Vi rendete conto che da Draghi in poi, e con la Meloni oggi, l’Italia è riuscita ad accelerare le pratiche per fare avvicinare l’Ucraina all’Unione? Un paese speciale, un governo che si definisce sovranista e che, invece, ha messo l’atlantismo estremo, ultra dichiarato, come bandiera del suo nuovo governo? Altro che Draghi, molto più che Draghi! Vi rendete conto che anche in Italia, un paese cattolico, con il Papa presente, con Mattarella che, storicamente è parte del cattolicesimo politico di questo paese, a fare da contraltare perfino alle dichiarazioni del Papa, divenuto non dico proprio alla stregua di Rovelli, messo alla berlina, ma sicuramente silenziato ed oscurato nelle dichiarazioni, ipocrite o vere che siano, di pace?
Dice Il Foglio – e questo ci interessa più di ogni altro e mette in discussione la legittimità della guerra e di questo governo -: quale altro paese ha, come l’Italia, un capo dello Stato che, da difensore più genuino della Carta costituzionale, ha scelto di sfidare le vestali della Costituzione? Ricordando che la nostra Carta che prevede, nell’art. 11, il ripudio della guerra e il ripudio della guerra è stato trasformato in partecipazione alla guerra, sotto l’egida di Mattarella e degli ultimi governi della borghesia e trova, oggi, nella Meloni, il suo interprete principale.
Per non dire come l’oltranzismo atlantico e la partecipazione determinata alla guerra in Ucraina sia contrastata all’interno del suo stesso governo dalle vecchie cariatidi alla Berlusconi, “amico di letto” di Putin o dal recente Salvini che, come tutti sappiamo, ha preso i rubli dalla Russia. Ma si sa che l’interesse generale della borghesia prevale sulla composizione degli stessi governi nel fargli assolvere il ruolo di “comitati d’affari” della borghesia imperialista e dei grandi affari dell’industria della guerra che toccano tutta l’industria e diventano economia di guerra perché dalla guerra si traggono profitti.
Infine il Foglio dice: "ma vi rendete conto del significato del fatto che, tra i paesi in Europa, l’Italia risulta essere uno dei meno desiderosi di inviare armi agli ucraini per difendersi?". Tutti i sondaggi dicono che nel nostro paese la maggioranza della popolazione è contro la guerra, che non vuole l’invio delle armi all’Ucraina, che non vuole l’aumento delle spese militari perché sa bene che quegli aumenti li pagano i salari col carovita, li pagano la Sanità, la Scuola, gli alloggi per gli studenti, pensate ai miliardi a getto continuo inviati per soldati, armi, missili all’Ucraina. Pensate all’importanza di avere un governo così antipopolare – perché questo governo è un governo di minoranza antipopolare, non legittimato, fuori dalla stessa Costituzione – per la sua posizione sulla guerra, per la sua posizione generale sul fascismo e la storia del nostro paese, sulla Costituzione nata dalla Resistenza.
La visita di Zelensky, e tutto il contorno che l’ha accompagnata, è una pagina nera, importante, del nuovo sviluppo della guerra con influenza diretta sull’economia, sulla politica, sul costume, sull’ideologia, sulla cultura militarista, affermata in maniera così “stracciata” da un imperialismo non straccione ma “stracciato”, con personaggi come la Meloni col cappello degli alpini e l’odioso La Russa che annuncia la nuova leva militare ai nostri giovani che non hanno lavoro, non hanno futuro nell’economia capitalistica attuale, e ora gli si assegna un futuro: dall’alternanza scuola-lavoro all’alternanza scuola-esercito.
E su questo è inutile fare affidamento sulla Schlein. Il PD è uguale, è figlio di Draghi. L’unica cosa che Schlein nelle sue rappresentazioni non mette in discussione è il ruolo dell’Italia nel sostegno all’Ucraina. E’ l’allineamento secco Meloni-Schlein, due facce femminili della borghesia imperialista italiana unite sul fronte della guerra.
E’ inutile dire del sindacato confederale, su cui dovremmo stendere una parola pietosa, che, rispetto alla guerra, non è stato in grado di dichiarare neanche un’ora di sciopero simbolico, come normalmente avviene perfino quando i sindacati sono asserviti alle socialdemocrazie, al riformismo complice delle borghesie imperialiste, come lo sono stati nella I, nella II.
Quindi manca nel nostro paese l’opposizione alla guerra e siamo, invece, di fronte alla centralità, necessità, di questa.
Il sindacalismo di base e di classe è assolutamente timido sul fronte della guerra, ridotta ad ultimo punto degli scioperi annunciati, e pensa di cavarsela con degli slogan quando deve condurre una guerra alla guerra a partire dai posti di lavoro, dalle basi militari, a partire dagli ostacoli concreti.
La contropropaganda, la controcultura, che sono fondamentali in epoca di guerra, l’antinazionalismo, l’antimperialismo, il proletariato non ha nazione, i proletari di tutto il mondo sono un’unica classe che non può essere carne da macello, destinati a scannarsi tra di loro: tutto questo è, oggi, centrale nella lotta di classe, unisce economia e politica così come unisce economia e politica la guerra. Unisce sociale, lotta di classe e lotta antimilitarista e lotta antimperialista, l’unità con i proletari e i popoli. Esattamente il contrario di quello che ci vuol far fare la borghesia imperialista: mettere i popoli l’uno contro l’altro e trasformarli in carne da cannone in una nuova, gigantesca, carneficina.
NO alla guerra imperialista, No al ruolo dell’imperialismo italiano!
Facciamo chiarezza nelle file proletarie e scendiamo in lotta e non in maniera timida, burocratica, come perfino la stessa USB si accinge a fare il 26 o nell’annunciata manifestazione nazionale.
Per favore! Per favore! Per favore! Siate all’altezza della dignità di una lotta proletaria contro la guerra!
Gli studenti fuorisede in lotta contestano Landini .
Un ultimo passaggio per esprimere l’ennesima solidarietà attiva, e l’invito a continuare con decisione la lotta, agli studenti attendati che sono diventati sempre più un inizio di movimento reale del movimento studentesco. Giustamente gli studenti hanno contestato Schlein prima a Roma e Landini a Milano. La stampa ha cercato di minimizzare. Ma con quale coraggio si presenta il PD che è stato a capo dei governi degli ultimi anni ed è a capo delle principali amministrazioni comunali, provinciali e regionali, proprio nelle città dove gli studenti hanno cominciato questa lotta, si presenta come “amico” degli studenti, sostenitore delle loro rivendicazioni? Le sue amministrazioni, i suoi governi, hanno portato alle attuali condizioni delle abitazioni studentesche, alla rapina degli affitti dei fuori sede. E il governo Meloni continua su questa strada ma su questo, loro del PD non sono diversi dal governo Meloni, non sono il rimedio, sono una delle cause.
Che dire del sindacato? Non tutela i salari dei lavoratori, non tutela la lotta per la casa – tutte le lotte per la casa si sono mosse fuori dal recinto sindacale! – e con quale coraggio il Landini di turno, il pezzo di m….Landini, pretende di essere colui che li appoggia?
Gli studenti hanno bisogno dell’unità operai-studenti e di incendiare la prateria della lotta sociale a partire dagli affitti.
Né il PD né i sindacati confederali, sono loro gli interlocutori. Non dico che Landini dovrebbe fare la fine di Lama - ma solo perché non esiste un movimento così esteso e radicale come quello che cacciò Lama – ma, sicuramente, quella dev’essere la prospettiva!
Nessun commento:
Posta un commento