Ieri ha avuto luogo un partecipato corteo a Decimomannu contro le tre maxi-esercitazioni militari che stanno coinvolgendo l’isola in questi mesi: Noble Jump della Nato, Joint Stars della Difesa e Mare aperto.
Il corteo è partito dalla piazza del Municipio di Villasor e ha circumnavigato l’aeroporto militare di Decimomannu, provando ad avvicinarsi più volte alle reti ed ai cancelli ed è stato respinto da ripetuti e fitti lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Il traffico aereo intorno alla base è stato disturbato con il lancio di razzetti segnalatori.
Nei giorni scorsi erano state viste colonne di mezzi militari sulle strade scortate dai Carabinieri. Come scrive Sardinnia Aresti in un suo comunicato:
La guerra. La sentiamo nominare in televisione, sui giornali, sui social. La sentiamo nominare
costantemente. Eppure, ci sembra sempre abbastanza lontana per non preoccuparcene. O meglio, ci adagiamo nel privilegio di poterci non preoccupare del fatto che in questo momento nel globo ci sono territori assediati dai conflitti tra Stati e che migliaia di civili muoiono sotto il peso delle bombe. Anche se quelle bombe vengono prodotte a casa nostra. Anche se quelle tecniche di guerra vengono sperimentate e affinate nel giardino di casa nostra. Anche se ogni giorno, mentre lavoriamo, sentiamo il rombo dei jet sopra la nostra testa. Il privilegio di non preoccuparsene, e di accontentarsi di quella manciata di briciole che l’Esercito ci regala, non durerà per sempre. Sia perché, con la guerra in corso, non possiamo mai stare tranquilli in un isola tappezzata di obiettivi militari. Sia perché giocare a fare la guerra non è sicuro, ciò che è accaduto nelle scorse settimane a Guidonia ne è un esempio molto chiaro. […]I movimenti sardi che da tempo denunciano “l’occupazione militare della Sardegna” sottolineano come non esista altro luogo in Europa più militarizzato dell’isola italiana: il 65% delle proprietà militari italiane, è in Sardegna. Il ritmo delle esercitazioni si è intensificato dallo scoppio della guerra in Ucraina ed il costo della monocoltura militare diventa sempre più esoso.
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