Mentre il governo Meloni lavora per stipulare nuovi accordi bilaterali con i paesi di origine dei migranti per fare più rimpatri; mentre punta alla costruzione di nuovi Centri per il rimpatrio (Cpr) almeno uno in ogni Regione, nonché a un coinvolgimento stabile della Difesa nel trasferire velocemente con navi e aerei quanti arrivano a Lampedusa, il 30 marzo la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ha condannato all’unanimità l’Italia per la detenzione de facto dei migranti nell’hotspot di Lampedusa e per l’illegittimità del respingimento collettivo verso la Tunisia a cui erano stati sottoposti i ricorrenti nell’ottobre del 2017.
(dalla stampa) Nel centro di Lampedusa per la situazione di sovraffollamento le condizioni di vita delle persone che vi si trovano scendono sotto la soglia del rispetto della dignità umana. Più strutturale è la
violazione del divieto di espulsione collettiva degli stranieri (art. 4 del Protocollo n. 4): è infatti conclamata la tendenza delle autorità italiane di effettuare espulsioni e respingimenti senza consentire agli stranieri di fare domanda di asilo.Altra condanna dall’ordinanza del Tribunale di Roma 56420/2020, poi rivista in sede di appello solo per questioni procedurali relative al regime delle prove. In questo caso il respingimento collettivo, senza consentire loro di fare domanda di protezione internazionale, è più allarmante perché si iscrive nell’ambito degli accordi di cooperazione stipulati tra Italia e Tunisia concernenti la “riammissione dei migranti irregolari”.
...la Corte ha nuovamente dichiarato illegittime le modalità di limitazione della libertà personale dei migranti nel centro di Lampedusa.
La Corte Edu, riconoscendo la violazione dell’art. 5, spazza via in primo luogo l’ambiguità del termine “trattenimento” usata dal legislatore italiano. La Corte infatti riconosce che l’hotspot in cui erano alloggiati i quattro ricorrenti «era circondato da sbarre, catenacci e barriere» e che essi «non erano autorizzati a uscire».
Una volta che il trattenimento in un hotspot, è come una detenzione de facto tutte le caratteristiche della sua illegittimità sono una ovvia conseguenza.
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