Ora e sempre via Rasella!
Apprendiamo con piacere dell’impegno assunto dall’Assemblea capitolina nel dare il giusto tributo all’azione di guerriglia effettuata dai partigiani dei GAP romani in via Rasella il 23 marzo 1944 contro l’occupante nazifascista.
A 79 anni dall’accaduto, la politica di palazzo finalmente ammette quello che la Storia e persino la Giustizia avevano già riconosciuto come una legittima operazione militare effettuata in un contesto di
guerra, una di quelle che avevano reso Roma la capitale che aveva dato “più filo da torcere” all’esercito nazista.Ma una targa commemorativa in via Rasella esiste già! È stata affissa da quella “Roma Antifascista” che ha deciso di riprendere in mano il filo rosso della propria storia senza più delegare la cura delle proprie radici a chi negli anni ha tradito a più riprese il comune passato in nome di piccole rendite di posizione.
Non sappiamo se nei corridoi del Campidoglio si fosse al corrente o meno delle cicliche attività che abbiamo ripreso sulla “memoria molto poco condivisa” di via Rasella (anche la costruzione della campagna per gli 80 anni è già in moto).
Non ci sorprenderemmo in nessuna delle due ipotesi, sia perché lo scollamento tra le rappresentanze istituzionali e la città reale è ogni giorno più evidente, sia perché quando un’alternativa mette in campo le forze per la costruzione di un punto di vista differente, questa compatta tutte le forze istituzionali nel tentativo di suo oscuramento.
Non ci sapremmo spiegare altrimenti le numerose volte che siamo costretti a riattaccare la nostra targa… solo la zelante opera dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Ama?
Supposizione a parte, quello che ci preme evidenziare è l’ipocrisia e la sudditanza di una sedicente sinistra dinanzi all’operato della controparte parlamentare. C’è voluto uno sproloquio di un neofascista in doppiopetto per svegliare le coscienze messe a tacere per decenni sui fatti di via Rasella, relegata sullo sfondo rispetto alla narrazione vittimistica e riconciliante dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Una “memoria condivisa” da sempre inaccettabile, dalla normalizzazione del Secondo dopoguerra fino agli anni della Giunta Alemanno e delle celebrazioni bipartisan (“il sangue comune” richiamato da Giorgio Napolitano).
L’antifascismo non è una bandiera da sventolare alla ricerca del consenso, ma è una pratica quotidiana che non ammette mediazione alcuna con chi si fa erede del fascismo.
Continueremo a vigilare e a connettere i fili con la verità della NOSTRA STORIA senza subire gli incanti di una mozione che ha tutto il sapore dell’opportunismo politico da quattro soldi, mozione peraltro proposta da quel Terzo Polo che spinge ogni giorno per l’invio delle armi sul fronte ucraino e il 25 aprile sfilerà con le bandiere della guerra.
Via Rasella è la storia dell’antifascismo, ma l’antifascismo non è un vestito buono solo per le serate di gala. Via Rasella è orgoglio partigiano. Ora e sempre via Rasella! Ora e sempre Resistenza!
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