domenica 15 agosto 2021

pc 15 agosto - Il lavoro nero 'vale' 78 miliardi di Pil e occupa più di 3 milioni di lavoratrici e lavoratori e Draghi parla di “onestà”…

Prima di usare la parola onestà, Draghi, che ha usato la parola in riferimento a come dovranno essere spesi i soldi freschi freschi del Recovery Plan (è forse un “presentimento”?) avrebbe dovuto riflettere un po’ meglio sui dati che arrivano dai centri studi di ogni parte: omicidi sul lavoro e lavoro nero sono solo due esempi del livello di onestà dei suoi capitalisti.

La cifra del lavoro nero è considerevole e anche il numero di persone impegnate anche in questo campo. È chiaro che i governi non hanno alcun interesse ad “eliminare la piaga”, visto che la cosiddetta economia sommersa “aiuta” quella legale, liberandola spesso da “fastidi” come il rispetto delle leggi sui versamenti dei contributi o ambientali, e allo stesso tempo tiene impegnate persone che altrimenti aumenterebbero in modo “sproporzionato” il numero dei disoccupati già stabilmente alto.

Riportiamo alcuni passaggi di un articolo dell’Agi utile fondamentalmente per i dati che toccano tutto il paese, anche se in modo non uniforme…

“AGI - Il lavoro nero presente in Italia “produce” ben 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto. Una piaga sociale ed economica, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, che, su base regionale, presenta livelli molto diversificati. La Lombardia, ad esempio, sebbene conti oltre 504 mila lavoratori occupati irregolarmente, è il territorio meno interessato da questo triste fenomeno: il tasso di irregolarità è pari al 10,4 per cento, mentre l’incidenza del valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare sul totale regionale è pari al 3,6 per cento; il tasso più basso presente nel Paese.

“Per contro, la situazione più critica si registra in Calabria: a fronte di “soli” 135.900 lavoratori irregolari, il tasso di irregolarità è del 22 per cento e l’incidenza dell’economia prodotta dal sommerso sul totale regionale ammonta al 9,8 per cento. Nessun’altra realtà territoriale presenta una performance così negativa.

“Sebbene non ci sia una correlazione lineare, per la Cgia è evidente che nelle regioni dove c’è più lavoro nero il rischio di avere un numero di infortuni e di morti sul lavoro è più elevato. Purtroppo, le statistiche ufficiali “faticano” a dimostrare questo assunto; dove dilaga l’economia sommersa, infatti, le persone che si infortunano o non denunciano l’accaduto o, quando sono costrette a farlo, dichiarano il falso per non arrecare alcun danno ai caporali o a coloro che li hanno ingaggiati irregolarmente...

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