I padroni hanno congelato la «Salary review», così i tecnici e analisti al servizio della borghesia chiamano adesso il blocco dei salari!
E potremmo continuare, leggendo questo pezzo del Sole 24 ore
del 28 ottobre, dicendo che “parlano senza legnate”: ci dicono, infatti, che
soldi per gli aumenti non ce ne sono, al massimo, quando sono “costretti” daranno
più peso al “welfare”, cioè “beni e servizi”, che per loro sono pure scontati! E
che loro, con l’aiuto del governo che gli ha fatto pure una leggina, questo
lo hanno imparato dalla precedente crisi!!!
Pretendere, quindi, aumenti salariali e riduzione
dell'orario di lavoro a parità di paga è giusto e necessario!
“Novanta euro netti, forse, sono poca cosa in tasca a un
manager. Ma in tasca a un operaio o a un impiegato significano, forse, una
spesa, un paio di scarpe o un capo di abbigliamento. O, se moltiplicati per
i 12 mesi dell’anno, le vacanze, in più o in meno? Con la pandemia, in
meno. Quindi minore potere di acquisto. E meno consumi. Lo
stipendio netto percepito da impiegati e operai, in media, nei primi sei mesi
di quest’anno è stato più basso di 89 euro rispetto all’anno prima, soltanto se
si considera l’effetto della cassa integrazione. A cui si dovrà aggiungere, in
prospettiva, il congelamento dei premi.
“… dal momento che le aziende hanno bloccato per quest’anno la salary review, per dare risposte ai bisogni dei lavoratori si passerà sempre più dall’erogazione di beni e servizi orientati al loro benessere e, indirettamente aumentando il loro potere d’acquisto. Il legislatore si è già mosso in tal senso dando una spinta all’utilizzo di questa leva grazie al Decreto di Agosto 2020 in cui stabilisce che non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente l’erogazione ai lavoratori di beni e servizi fino a d un ammontare massimo pari ad euro 516,46. Nulla ci vieta di immaginare che la norma possa esser prorogata anche nel 2021 e che quindi l’erogazione di beni e servizi possa avere una continuità e un vantaggio per imprese e lavoratori anche il prossimo anno. “Rispetto alla precedente crisi, le aziende sono più pronte ad affrontare ed implementare il welfare – osserva Quarti -, non serve più rincorrere il tecnicismo, apprendere la normativa, ricercare provider in grado di supportarli nella gestione amministrativa. Ora le aziende possono concentrarsi sulle modalità di implementazione contrattuali più idonee per la propria organizzazione e soprattutto sulle finalità del piano. Piani welfare di successo saranno sempre più quelli orientati al wellbeing delle persone”. Sole24Ore 28/10/2020
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