Non solo
Ischia. Tav, Molfetta e Mafia Capitale: tutti i guai delle coop rosse
Non c'è solo l'inchiesta sul gas a Ischia: negli
ultimi anni le cooperative emiliane, vanto e marchio storico della sinistra,
sono state al centro di diverse indagini della magistratura: da quella sul
passante dell'Alta Velocità di Firenze fino allo scandalo sugli appalti che ha
portato al commissariamento del Pd capitolino
Non c’è inchiesta penale sulle grandi opere dal nord
al sud dell’Italia che non veda coinvolta a vario titolo qualche grande
cooperativa rossa emiliana. Ben prima dell’inchiesta sul gas a Ischia
che ha portato in carcere il numero uno della Cpl
Concordia, Roberto Casari, già da qualche anno le aziende, vanto e marchio
storico della sinistra, assieme ai loro fatturati hanno infatti visto crescere
il numero degli indagati nei consigli di amministrazione. Qui di seguito eccone
solo alcune tra le più importanti vicende di questi anni.
L’inchiesta sul passante Tav di Firenze.
Nell’autunno 2013 la procura della Repubblica di Firenze
manda agli arresti domiciliari Maria Rita Lorenzetti, manager a capo della controllata Fs Italferr, in precedenza presidente Ds e Pd della Regione Umbria e vicinissima a personaggi politici del calibro di Anna Finocchiaro. L’accusa per Lorenzetti è quella di appartenere a una vera e propria associazione a delinquere in cui l’ex governatrice avrebbe messo a disposizioni le proprie conoscenze politiche in cambio di favori per lei e per i suoi famigliari. Nella stessa inchiesta finiscono sotto indagine alcuni dipendenti di Coopsette, un colosso dell’edilizia ‘rossa’ della provincia di Reggio Emilia. Ai domiciliari finisce anche il numero uno del consorzio Nodavia, nato per la costruzione del passante sotterraneo della Tav a Firenze e partecipato al 70% da Coopsette. Per quell’inchiesta la Procura ha recentemente chiesto per tutti gli imputati (32 in tutto) il rinvio a giudizio. Tra loro c’è anche Ercole Incalza. Lo stesso Incalza che poche settimane fa è invece finito agli arresti nell’ambito dell’Inchiesta Sistema. Ancora una volta la procura di Firenze svela quello che, a parere dei pm Giulio Monferini e Gianni Tei, è un vero e proprio sistema corruttivo che influenza le più grandi opere italiane. Tra gli indagati non ci sono questa volta manager di coop rosse. Tuttavia nelle carte dei magistrati il riferimento al mondo della cooperazione torna sotto il nome della Cmc, la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, la stessa che oggi sta scavando il tunnel per la Tav Torino-Lione in Val di Susa. La Cmc infatti faceva parte del consorzio Cavet, che anni fa ha portato a termine lo scavo nell’appennino per fare la tratta Tav Bologna Firenze. Secondo i magistrati la stessa Cmc aveva corrisposto a Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, compensi per 500 mila euro tra il 1999 e il 2008.
manda agli arresti domiciliari Maria Rita Lorenzetti, manager a capo della controllata Fs Italferr, in precedenza presidente Ds e Pd della Regione Umbria e vicinissima a personaggi politici del calibro di Anna Finocchiaro. L’accusa per Lorenzetti è quella di appartenere a una vera e propria associazione a delinquere in cui l’ex governatrice avrebbe messo a disposizioni le proprie conoscenze politiche in cambio di favori per lei e per i suoi famigliari. Nella stessa inchiesta finiscono sotto indagine alcuni dipendenti di Coopsette, un colosso dell’edilizia ‘rossa’ della provincia di Reggio Emilia. Ai domiciliari finisce anche il numero uno del consorzio Nodavia, nato per la costruzione del passante sotterraneo della Tav a Firenze e partecipato al 70% da Coopsette. Per quell’inchiesta la Procura ha recentemente chiesto per tutti gli imputati (32 in tutto) il rinvio a giudizio. Tra loro c’è anche Ercole Incalza. Lo stesso Incalza che poche settimane fa è invece finito agli arresti nell’ambito dell’Inchiesta Sistema. Ancora una volta la procura di Firenze svela quello che, a parere dei pm Giulio Monferini e Gianni Tei, è un vero e proprio sistema corruttivo che influenza le più grandi opere italiane. Tra gli indagati non ci sono questa volta manager di coop rosse. Tuttavia nelle carte dei magistrati il riferimento al mondo della cooperazione torna sotto il nome della Cmc, la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, la stessa che oggi sta scavando il tunnel per la Tav Torino-Lione in Val di Susa. La Cmc infatti faceva parte del consorzio Cavet, che anni fa ha portato a termine lo scavo nell’appennino per fare la tratta Tav Bologna Firenze. Secondo i magistrati la stessa Cmc aveva corrisposto a Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, compensi per 500 mila euro tra il 1999 e il 2008.
Il porto di Molfetta il senatore Ncd Azzollini. È
ancora la Cmc un anno e mezzo fa a finire sotto i riflettori delle cronache
giudiziarie, questa volta per la
vicenda del Porto di Molfetta. Il Gip di Trani nell’ottobre 2013 infatti ordina i
domiciliari per un dirigente comunale e per il procuratore speciale della Cmc, Giorgio
Calderoni. Tra gli indagati spunta il nome del presidente della commissione
bilancio al Senato, Antonio Azzollini, che per anni è stato sindaco di
Molfetta e che i lavori per il porto (ora fermi) li aveva voluti. Secondo
quanto ricostruiscono i pm, i costi sarebbero lievitati dai 70 milioni iniziali
a quasi 150 milioni e gran parte di questi sarebbero andati a finanziare altre
spese del comune (retto allora da Azzollini) che niente avevano a che fare con
il porto. Nell’ottobre 2014 il Pd è stato determinante per respingere la
richiesta della Procura di Trani di utilizzare alcune intercettazioni
telefoniche – sempre relative all’inchiesta sul porto – in cui compariva il
parlamentare.
Levorato e la Manutencoop. Parlare di
Manutencoop significa parlare di chi in Italia, e forse in Europa, ha inventato
il facility management: pulizie di uffici, ospedali, aeroporti,
stazioni,manutenzione di impianti elettrici, idraulici, d’illuminazione,
giardinaggio. Manutencoop fa un miliardo di fatturato l’anno. Intanto il suo
numero uno Claudio Levorato è già finito indagato in diverse grandi
inchieste. L’ultima in questione, a
maggio 2014, è quella della procura di Milano sull’Expo. Levorato è indagato per rivelazione
e utilizzo di segreti d’ufficio e turbativa d’asta in concorso. A trascinare
Manutencoop e Levorato nell’inchiesta milanese è la gara per la Città della
Salute di Sesto San Giovanni, un affare da 323 milioni di euro. Secondo la
procura la gara sarebbe stata influenzata per finire poi in mano alla
associazione temporanea d’imprese che Levorato e l’imprenditore Enrico
Maltauro avevano costituito per l’occasione. Levorato è finito sotto
indagine anche a Brindisi. Il manager e altri due uomini di Manutencoop
nel maggio 2014 hanno infatti ricevuto un avviso di fine indagine. I sospetti
riguardano una gara da quasi 10 milioni di euro per dei lavori all’ospedale
Perrino della città pugliese. Secondo l’accusa le buste della gara d’appalto
sarebbero state manomesse.
Tutte le inchieste del Ccc. E poi c’è il Ccc, il Consorzio cooperative
costruzioni di Bologna. Un altro gigante coinvolto in tutte le grandi opere
d’Italia degli ultimi 10 anni. Ma anche nei più grandi scandali giudiziari. Il
Consorzio, 20 mila dipendenti e decine di cooperative affiliate, finisce
implicato nel cosiddetto Sistema Sesto, lo scandalo che porta alla rovina
politica di Filippo Penati, ex braccio destro di Pierluigi
Bersani. I pm ipotizzano un giro di mazzette per ottenere concessioni edilizie
sulle ex aree Falck di Sesto San Giovanni, tramite pagamenti ai Ds a livello
locale. I reati contestati sono corruzione, concussione e finanziamento
illecito ai partiti. A essere indagato per il Ccc è il numero due, Omer
Degli Esposti che risponde di concorso in concussione. Ma tutti i reati cadono
in prescrizione va in prescrizione e l’inchiesta non arriva neppure a processo.
Il Ccc però balza agli onori delle cronache anche per due vicende di casa
sua. Due grandi opere bolognesi mai entrate in funzione ma che si sono portate
dietro grossi strascichi giudiziari. Per l’appalto del Civis, un curioso
e mai entrato in funzione tram su gomma a guida vincolata, è indagato dalla
procura di Bologna il numero uno di Ccc, Piero Collina, accusato di
corruzione, frode e inadempimento di contratti in pubbliche forniture. Per quanto riguarda il People
mover, la
monorotaia che dovrebbe unire stazione e aeroporto, lo stesso Collina è invece
imputato per i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio: secondo i pm ci
furono accordi occulti illeciti perché l’appalto venisse cucito addosso proprio
al Ccc. Il 9 aprile partirà il processo. Infine c’è Roma, dove l’inchiesta Mafia
Capitale scoperchia un sistema in cui, secondo i pm capitolini, una banda
criminale con a capo l’ex Nar Massimo Carminati, controllava molti
appalti pubblici, molti dei quali comunali. Numero due di quella che è stata
definita una vera e propria organizzazione mafiosa è Salvatore Buzzi,
uomo di sinistra e capo della coop rossa 29 giugno, aderente a Legacoop. Una realtà
nata dietro le sbarre a Rebibbia come sbocco per i detenuti che volevano
rifarsi una vita con il lavoro. Ma finita inevitabilmente nella bufera dopo
l’arresto del suo presidente.
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