Fatima
viveva a Pescina, in provincia dell’Aquila, aveva 45 anni, 6 figli, un
lavoro da operaia e un porco assassino come marito, che le usava
violenza e maltrattamenti.
Ma
al porco assassino non bastava lei, il bastardo abusava sessualmente
anche delle sue 2 figlie, sin da quando erano piccole, fino a quando si
sono ribellate e lo hanno denunciato con la madre, che per questo aveva
chiesto la separazione.
Alla
denuncia per stupro non è seguito arresto, ma persecuzioni, minacce e
pedinamenti verso ex-moglie e figlie, da parte dell’ex
marito-padre-padrone, Veli Selmanaj, fino a quando costui non ha sparato
a Fatima e a una delle 2 figlie stuprate, Semade Selmanaj di 21 anni,
fuori di un discount, nei pressi dell’abitazione di Fatima e i suoi 6
figli.
I legali di Fatima e dei suoi figli erano riusciti ad ottenere una condanna per stupro e l’allontanamento del bastardo, ma solo sulla carta.
Fatima e la figlia Semade lavoravano come operaie alla Coltor, un’azienda del Fucino per il lavaggio degli ortaggi. Una loro connazionale del Kossovo, che lavorava nello stesso stabilimento, le ricorda così: “erano donne molto attive, sempre presenti ed impegnate. Una madre affettuosa che cercava di tutelare i propri figli ed una ragazza veramente bella splendida”
Ancora 2 donne sono state uccise dagli uomini che odiano le donne e ancora una volta è colpa delle donne. “La separazione in atto e le accuse di abusi sulle figlie potrebbero averlo indotto a compiere il duplice delitto in uno stato non cosciente” afferma Davide Baldassare, legale del porco.
Ancora una volta viene punita chi si ribella
Ancora una volta dobbiamo dire che non bastano i centri antiviolenza e che le leggi fatte sul corpo delle donne non sono per le donne.
Ancora una volta dobbiamo dire che sono le donne, parte offesa e colpita a morte da questa società, che devono sollevarsi collettivamente e ribellarsi contro questo sistema sociale che le vuole carne da macello, funzionali al mantenimento di sé stesso, anche quando queste donne si fanno “Stato”.
Se non si rovescia questo sistema, se non muta profondamente il clima sociale che circonda le donne invece di avvolgerle, che le opprime anziché liberarle, nessun governo, nessuno stato, nessun sindacato di stato fermerà la mattanza, perché non è nell’interesse delle classi dominanti che queste istituzioni rappresentano.
Questo é il secondo caso di femminicidio in Italia dopo la conversione in legge del nuovo pacchetto sicurezza camuffato da decreto antifemminicidio e stalking. Ne vogliamo parlare?
A Paestum e non solo, sembra sia vietato!
Vi aspettiamo a Roma il 18 e il 19, per parlare anche di questo.
Roma, Piazza S. Giovanni: Assemblea nazionale delle donne verso lo sciopero delle donne del 25 novembre (giornata mondiale contro la violenza sulle donne).
18 ottobre ore 17:00
19 ottobre ore 10:30
Luigia
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