Padroni, Finanza, Banche e il loro governo - oggi Letta/Alfano/Berlusconi - negano a tanti disoccupati, precari, in particolare al sud, il lavoro per mantenere dignitosamente la famiglia, e tanti ormai sono senza alcun reddito; dilagano licenziamenti e cassaintegrazione nelle fabbriche, attaccano salari e stipendi dei lavoratori e condizioni delle masse popolari rendendo più cari sanità, scuola, casa, servizi sociali e il costo della vita; la salute e la vita è negata e sempre più a rischio, in fabbrica e in particolare in territori inquinati come Taranto, dove si fanno decreti solo a favore di Riva e nulla per il lavoro, la sicurezza, la salute; mentre trovano subito soldi per spese militari, navi da guerra, aerei F35 c mentre muoiono nelle nostre acque centinaia di immigrati in fuga da fame e guerra.
Nella crisi i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri!
Si può accettare tutto questo? Si può fare questa vita?
Noi pensiamo che operai, disoccupati, precari, giovani, donne, masse popolari si debbano ribellare, organizzarsi per difendere le condizioni di vita e lottare per il lavoro e la salute con lo sciopero generale e la rivolta generale.Il 18 ottobre è una prima proposta di sciopero generale e manifestazione contro padroni, governo e sindacati confederali complici, per questo siamo qui. Ma noi non riteniamo che l'attuale piattaforma e forma organizzata del sindacalismo sia sufficiente a raggiungere risultati effettivi.
PIATTAFORMA
Riduzione
di orario di lavoro a parità di salario
NO
ai licenziamenti, NO a Cig senza fine, NO a contratti di solidarietà,
per spartirsi la miseria e non intaccare i profitti dei padroni.
Riduzione
d'orario a
partire dalle fabbriche in crisi, ma con estensione in tutte le
fabbriche e posti di lavoro con processi di ristrutturazione in
corso
“Decreto
operaio” per l'Ilva e situazioni similari
NO alla falsa e interessata alternativa tra lavoro e
salute, basta coi decreti pro-padroni, vogliamo un decreto che
stabilisca che nessun posto di lavoro si deve perdere, che gli operai
devono essere impiegati nella messa a norma delle fabbriche, che 20
anni di lavoro bastano in una fabbrica a rischio salute e vita per
il profitto
Per la
sicurezza, postazioni ispettive fisse
nelle fabbriche e nei lavori a rischio infortuni
Contratto
nazionale per gli operai della logistica
NO allo schiavismo verso i lavoratori immigrati delle
cooperative legate ai partiti di governo e parlamentari, NO alle
discriminazioni salariali e normative, all'attacco ai diritti
sindacali
Lavoro o
salario garantito ai disoccupati e a chi ha perso il lavoro
Vogliamo una legge per un piano immediato di lavoro di
massa, e di formazione retribuita per l'occupazione, in particolare,
nella raccolta differenziata, nelle bonifiche territoriali;
esenzione dal pagamento di tasse, tariffe, ticket, ecc
Clausola
sociale negli appalti pubblici per assunzioni e contro la precarietà
NO ad appalti al massimo ribasso, NO a contratti a
termine con orari e salari da fame, anche in violazione di CCNL e
principi della Costituzione
Rappresentanza
sindacale decisa dai lavoratori
Tutte le organizzazioni sindacali, di base, decise dai
lavoratori devono essere riconosciute e avere i diritti previsti
dallo Statuto dei lavoratori, in proporzione ai numero di iscritti in
ogni realtà lavorativa.
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Una folta rappresentanza dello Slai cobas per il sindacato di classe porta a Roma i
rappresentanti delle lotte e vertenze operaie Ilva, Dalmine, immigrati della Logistica, cooperative sociali di Palermo e Taranto, operai degli appalti, lavoratori della sanità, precari, pulizie statali, ecc.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe è la componente di classe, fondata sulla lotta di massa
autorganizzata del sindacalismo di base e di classe, che contando sulle proprie forze come principio e linea d'azione, con una posizione autonoma di classe e chiara tra le masse lavora per una alternativa nazionale non solo al sindacato confederale ma agli stessi attuali sindacati di base.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe è la componente di classe, fondata sulla lotta di massa
autorganizzata del sindacalismo di base e di classe, che contando sulle proprie forze come principio e linea d'azione, con una posizione autonoma di classe e chiara tra le masse lavora per una alternativa nazionale non solo al sindacato confederale ma agli stessi attuali sindacati di base.
Ma non c'è ancora una forza nazionale sufficiente per rappresentare questa
alternativa, per questo c'è bisogno di queste manifestazioni
per portare a livello nazionale le lotte e la
piattaforma. Per questo a Roma la rappresentanza dello slai cobas per il sindacato di classe partecipa al corteo con uno spezzone e avrà un punto di assemblea e incontro a piazza S. Giovanni, mentre a fine manifestazione una delegazione andrà al Ministero del lavoro.
La manifestazione nazionale non sarà molto grossa, nonostante i numeri sparati prima, durante e che dirà dopo l'USB che è l'organizzazione nettamente maggioritaria alla manifestazione, ma è la più grossa possibile oggi contro il governo da parte del sindacato di base per questo lo Slai cobas per il sindacato di classe non poteva mancare.
Molti hanno preferito fare in questo caso manifestazioni
regionali e locali, ma lo fanno in generale per mentalità di bandiera,
opportunista e localista, perchè verso i lavoratori fanno
solo vertenze legali e iniziative locali, per povertà di linea
e di progetto e allora sanno bene che per portare lavoratori
a Roma devono fare un lavoro doppio che non vogliono e non sanno
fare seminando illusioni sul fatto che a livello locale sono
forti e possono ottenere risultati ecc, quando questo è solo una
parte della verità. Oggi se non si riesce a fare una battaglia
nazionale seria e determinata, a livello locale si raccolgono le
briciole ma non si contribuisce con una battaglia prolungata a
cambiare realmente le cose e i rapporti di forza
Lo sciopero nazionale del 18 lo fanno ancora in pochi a livello nazionale - tranne alcune realtà settoriali - e pochissimi in fabbrica, perchè esso non è ancora maturo, al di là di quello che dice l'USB, ma se non si lancia proclamandolo non lo si fa mai e non si contribuisce a svilupparne la necessità, gli obiettivi e le forme di lotta, non si ha autonomia dal sindacalismo confederale e si vive in funzione solo della sua dialettica.
Lo sciopero nazionale del 18 lo fanno ancora in pochi a livello nazionale - tranne alcune realtà settoriali - e pochissimi in fabbrica, perchè esso non è ancora maturo, al di là di quello che dice l'USB, ma se non si lancia proclamandolo non lo si fa mai e non si contribuisce a svilupparne la necessità, gli obiettivi e le forme di lotta, non si ha autonomia dal sindacalismo confederale e si vive in funzione solo della sua dialettica.
Questo sciopero di fatto è, quindi,
al di là della riuscita, uno sciopero propaganda, necessario ma non sufficiente e su questo occorre essere chiari anche a Roma, per fare bene il lavoro dopo Rioma.
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
la piattaforma della delegazione di massa al Ministero del lavoro
Su emergenza lavoro, nel Sud in
particolare, che investe centinaia di migliaia di disoccupati,
precari, lavoratori che hanno perso il lavoro, a cui si
aggiungono lavoratori ultraprecari soprattutto negli appalti pubblici
che hanno occupazioni ridotte a pochi mesi, addirittura settimane
e con orari da vergogna anche di 45 minuti di lavoro al giorno
(in contrasto con ogni CCNL e con i principi dell'art. 36 della
Costituzione).
.
Sono tre i temi principali
Primo, chiediamo che al problema sempre più vasto delle fabbriche in crisi (che spesso non sono affatto in crisi, ma chiudono per cercare lidi più convenienti) non si risponda solo con ammortizzatori sociali, ma con una RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO A PARITA' DI SALARIO, alternativa ai Contratti di solidarietà; in questo caso l'intervento dell'Inps potrebbe coprire non le ore di "solidarietà" bensì la riduzione d'orario per mantenere il salario degli operai al 100%
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Sono tre i temi principali
Primo, chiediamo che al problema sempre più vasto delle fabbriche in crisi (che spesso non sono affatto in crisi, ma chiudono per cercare lidi più convenienti) non si risponda solo con ammortizzatori sociali, ma con una RIDUZIONE DELL'ORARIO DI LAVORO A PARITA' DI SALARIO, alternativa ai Contratti di solidarietà; in questo caso l'intervento dell'Inps potrebbe coprire non le ore di "solidarietà" bensì la riduzione d'orario per mantenere il salario degli operai al 100%
Secondo, per i disoccupati, in particolare al Sud, occorre un
intervento legislativo che porti subito all'occupazione di
centinaia di migliaia di disoccupati - un esempio che vogliamo
ricordare è in questo senso la Legge n.285 del 1.6.1977. Ci sono
settori di attività assolutamente necessari che devono creare
occupazione. Parliamo di un PIANO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA
A PORTA' all'interno della questione più generale del ciclo dei rifiuti, che coniughi lavoro-ambiente; insieme ad un piano di
SOSTEGNO ALLE BONIFICHE AMBIENTALI per farne una risorsa
lavorativa, in città in cui essa assume anche un significato di
risarcimento sociale, a fronte del pesante inquinamento che ha
provocato e provoca tuttora tante vittime, malattie professionali,
degrado territoriale (vedi Taranto).
Nello stesso tempo chiediamo
- come accade nella maggiorparte dei paesi europei - nelle more
di attività lavorative, l'istituzione anche in Italia del
SALARIO MINIMO GARANTITO per i disoccupati e coloro che hanno una
difficile ricollocazione lavorativa. Questo potrebbe coniugarsi
ad un piano di FORMAZIONE FINALIZZATA AL LAVORO.
Terzo, chiediamo che negli appalti pubblici, da
un lato sia posto un LIMITE AL "MASSIMO RIBASSO",
dall'altro si ponga nei capitolati di appalto una CLAUSOLA
SOCIALE che obblighi le ditte vincitrici ad assumere dal bacino dei
disoccupati della realtà in cui si svolgono i lavori e il
rispetto dei CCNL.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
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