mercoledì 16 ottobre 2013

pc 16 ottobre - Operai Fincantieri Palermo "a secco di lavoro"… e i sindacalisti che incitano alla "guerra tra poveri"

"Siamo l'unico cantiere del gruppo rimasto senza costruzioni navali – dice Foti della Fiom…" Già per questa affermazione dovrebbe vergognarsi, ma questi sindacalisti di stato, che in questo caso si sono inventati pure la definizione di "razzismo industriale", hanno la faccia più dura del bronzo…

Sono anni oramai che alla Fincantieri di Palermo non si vede una nave da costruire e si parla di piani di rilancio che rilanciano soltanto altri "ammortizzatori sociali", infatti la cassa integrazione è diventata l'unica cosa certa per gli operai, stabilmente la metà dei circa 400 tra operai e impiegati. Per non parlare degli operai dell'indotto costretti a cercarsi qualcosa nei cantieri di tutta Italia e non solo.
Tra i tanti "piani" che prevedono prima riparazioni di bacini e oggi addirittura la costruzione di un nuovo bacino "off shore", e cioè al largo, da 100mila tonnellate che dovrebbe servire a costruire yacht di lusso, ci sono pure quelli che prevedono oggettivamente la chiusura: si tratta della vendita di tutte le aree che sono ai lati del cantiere e la possibile costruzione di un albergo di lusso accanto al Cantiere!
Le chiacchiere sulla Concordia, e la relativa "guerra tra poveri" su quale cantiere dovesse fare lo smantellamento tra Piombino-Napoli-Palermo-Civitavecchia…, si sono chiuse con la notizia che la nave sarà portata in Turchia. Con buona pace delle chiacchiere di Crocetta, Orlando e delle mozioni dei grillini!
E ad ogni notizia bisogna pure ascoltare i sindacalisti, in genere della Fiom, che sono "arrabbiati" e come al solito contano solo morti e feriti.
La Fincantieri sta bene in salute e "da Marghera a Castellammare l'azienda ha distribuito lavoro" continua a lamentarsi il sindacalista seduto in poltrona. Tocca agli operai, che pure si lamentano della troppa cassa integrazione e di questa attesa senza fine, dare una svolta a questo andazzo.

***

LAVORO. Per gli operai soltanto riparazioni di piccola entità, senza costruzioni si paventa una nuova cassa integrazione

Cantiere navale senza commesse, scatta l'allerta

Il Cantiere navale rimane a secco di lavoro. L'ultima nave, una Msc rimasta in riparazione per una ventina di giorni, lascerà i bacini il 22 ottobre. Poi il nulla fino al 5 novembre, quando ad entrare sarà una piccola nave da crociera per riparazioni. Anche in questo caso i lavori dureranno soltanto venti giorni. Da anni non si vedeva un cantiere così scarico. E l'allarme rosso è già scattato. La rabbia dei sindacati comincia a farsi sentire. Da qui a fine anno potrebbe scattare altra cassa integrazione. "Continuando di questo passo – dice Francesco Foti, segretario provinciale della Fiom – la prossima settimana potrebbero allargarsi le maglie della cassa integrazione per altre ottanta tute blu, che si aggiungerebbero ai 183 in cig".
La sfida sta nel superare il 2013. Per l'anno prossimo, l'azienda non ne fa un mistero, dovrebbero concludersi le trattative per portare a Palermo una piattaforma petrolifera e quattro navi della Msc. Ad aprile dovrebbe essere anche il momento della costruzione delle paratoie del Mose, commessa da 27 milioni di euro aggiudicata in via provvisoria a Fincantieri. Ma è tutto ancora da metter su carta, almeno per le trattative. Il buco di lavorazioni rimane. Tra ottobre e dicembre la produzione sarà con il contagocce.
"Siamo l'unico cantiere del gruppo rimasto senza costruzioni navali – dice Foti- da Marghera a Castellammare l'azienda ha distribuito lavoro. Va bene i cassoni della Concordia, va bene le paratoie del Mose, ma noi non siamo solo per i lavori di carpenteria pesante, siamo specializzati in costruzioni di navi – conclude Foti – lavorazioni che nel nostro Cantiere sembrano ormai un sogno".
La vertenza, mai chiusa, sembra riaccendersi improvvisamente. L'incontro per il 21 ottobre al ministero dello Sviluppo economico per l'accordo di programma sul futuro dello stabilimento palermitano slitterà al 28. E in quella sede si parlerà di costruire un nuovo bacino da 100 mila tonnellate per ospitare gli offshore il segmento produttivo su cui vuole investire l'azienda.

Giornale di Sicilia

16/10/13
***

Rottamare la Concordia? Sono cose da turchi

13 ottobre 2013
Per mesi si è assistito al balletto di nomi su quale avrebbe dovuto essere il porto italiano a occuparsi della rottamazione della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata all'Isola del Giglio, in Toscana. Piombino è il più vicino e quindi ha un vantaggio logistico, Palermo si è candidata come soluzione ideale, Civitavecchia, Genova, Napoli e Porto Torres pure. Tutti con motivazioni rispettabili e comprensibili. Ma alla fine la Concordia finirà ad Aliaga. Che non è in Italia. Aliaga è in Turchia: è il porto dove la Costa sta già rottamando la Allegra. Come dire, mentre da noi si discute, altri agiscono. Il porto turco è attrezzato, Piombino, del quale la Regione Toscana conferma l'ambizione a diventare uno dei porti europei previsti dal regolamento Ue, non sarà pronto prima di maggio-giugno 2014. Così, a meno di colpi di scena – improbabili, visto l'investimento di Costa per affittare la super-chiatta Vanguard per rimuovere il relitto, giustificabile solo con la necessità di un lungo spostamento – l'Italia rischia di perdere l'ennesima occasione e soprattutto le ricadute economiche (100 milioni) e occupazionali (mille addetti) legate allo smaltimento.

il sole 24 ore

Nessun commento:

Posta un commento