"Siamo l'unico cantiere del gruppo rimasto senza
costruzioni navali – dice Foti della Fiom…" Già per questa affermazione
dovrebbe vergognarsi, ma questi sindacalisti di stato, che in questo caso si
sono inventati pure la definizione di "razzismo industriale", hanno
la faccia più dura del bronzo…
Sono anni oramai che alla Fincantieri di Palermo non si vede
una nave da costruire e si parla di piani di rilancio che rilanciano soltanto
altri "ammortizzatori sociali", infatti la cassa integrazione è
diventata l'unica cosa certa per gli operai, stabilmente la metà dei circa 400
tra operai e impiegati. Per non parlare degli operai dell'indotto costretti a
cercarsi qualcosa nei cantieri di tutta Italia e non solo.
Tra i tanti "piani" che prevedono prima
riparazioni di bacini e oggi addirittura la costruzione di un nuovo bacino
"off shore", e cioè al largo, da 100mila tonnellate che dovrebbe
servire a costruire yacht di lusso, ci sono pure quelli che prevedono oggettivamente
la chiusura: si tratta della vendita di tutte le aree che sono ai lati del
cantiere e la possibile costruzione di un albergo di lusso accanto al Cantiere!
Le chiacchiere sulla Concordia, e la relativa "guerra
tra poveri" su quale cantiere dovesse fare lo smantellamento tra
Piombino-Napoli-Palermo-Civitavecchia…, si sono chiuse con la notizia che la
nave sarà portata in Turchia. Con buona pace delle chiacchiere di Crocetta,
Orlando e delle mozioni dei grillini!
E ad ogni notizia bisogna pure ascoltare i sindacalisti, in
genere della Fiom, che sono "arrabbiati" e come al solito contano
solo morti e feriti.
La Fincantieri sta bene in salute e "da Marghera a
Castellammare l'azienda ha distribuito lavoro" continua a lamentarsi il sindacalista
seduto in poltrona. Tocca agli operai, che pure si lamentano della troppa cassa
integrazione e di questa attesa senza fine, dare una svolta a questo andazzo.
***
LAVORO. Per gli operai soltanto riparazioni di piccola
entità, senza costruzioni si paventa una nuova cassa integrazione
Cantiere navale senza commesse, scatta l'allerta
Il Cantiere navale rimane a secco di lavoro. L'ultima nave,
una Msc rimasta in riparazione per una ventina di giorni, lascerà i bacini il
22 ottobre. Poi il nulla fino al 5 novembre, quando ad entrare sarà una piccola
nave da crociera per riparazioni. Anche in questo caso i lavori dureranno
soltanto venti giorni. Da anni non si vedeva un cantiere così scarico. E
l'allarme rosso è già scattato. La rabbia dei sindacati comincia a farsi
sentire. Da qui a fine anno potrebbe scattare altra cassa integrazione.
"Continuando di questo passo – dice Francesco Foti, segretario provinciale
della Fiom – la prossima settimana potrebbero allargarsi le maglie della cassa
integrazione per altre ottanta tute blu, che si aggiungerebbero ai 183 in cig".
La sfida sta nel superare il 2013. Per l'anno prossimo,
l'azienda non ne fa un mistero, dovrebbero concludersi le trattative per
portare a Palermo una piattaforma petrolifera e quattro navi della Msc. Ad
aprile dovrebbe essere anche il momento della costruzione delle paratoie del
Mose, commessa da 27 milioni di euro aggiudicata in via provvisoria a
Fincantieri. Ma è tutto ancora da metter su carta, almeno per le trattative. Il
buco di lavorazioni rimane. Tra ottobre e dicembre la produzione sarà con il
contagocce.
"Siamo l'unico cantiere del gruppo rimasto senza
costruzioni navali – dice Foti- da Marghera a Castellammare l'azienda ha
distribuito lavoro. Va bene i cassoni della Concordia, va bene le paratoie del
Mose, ma noi non siamo solo per i lavori di carpenteria pesante, siamo
specializzati in costruzioni di navi – conclude Foti – lavorazioni che nel
nostro Cantiere sembrano ormai un sogno".
La vertenza, mai chiusa, sembra riaccendersi improvvisamente.
L'incontro per il 21 ottobre al ministero dello Sviluppo economico per
l'accordo di programma sul futuro dello stabilimento palermitano slitterà al
28. E in quella sede si parlerà di costruire un nuovo bacino da 100 mila
tonnellate per ospitare gli offshore il segmento produttivo su cui vuole
investire l'azienda.
Giornale di Sicilia
16/10/13
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Rottamare la Concordia? Sono cose da turchi
13 ottobre 2013
Per mesi si è assistito al balletto di nomi su quale avrebbe dovuto essere il porto italiano a occuparsi della rottamazione della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata all'Isola del Giglio, in Toscana. Piombino è il più vicino e quindi ha un vantaggio logistico, Palermo si è candidata come soluzione ideale, Civitavecchia, Genova, Napoli e Porto Torres pure. Tutti con motivazioni rispettabili e comprensibili. Ma alla fine la Concordia finirà ad Aliaga. Che non è in Italia. Aliaga è in Turchia: è il porto dove la Costa sta già rottamando la Allegra. Come dire, mentre da noi si discute, altri agiscono. Il porto turco è attrezzato, Piombino, del quale la Regione Toscana conferma l'ambizione a diventare uno dei porti europei previsti dal regolamento Ue, non sarà pronto prima di maggio-giugno 2014. Così, a meno di colpi di scena – improbabili, visto l'investimento di Costa per affittare la super-chiatta Vanguard per rimuovere il relitto, giustificabile solo con la necessità di un lungo spostamento – l'Italia rischia di perdere l'ennesima occasione e soprattutto le ricadute economiche (100 milioni) e occupazionali (mille addetti) legate allo smaltimento.
il sole 24 ore
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