Anche a Palermo si è svolta sabato scorso nel quartiere popolare Ballarò un'assemblea pubblica di movimento in vista della giornata di mobilitazione del 15 ottobre.
L'assemblea si è aperta con gli interventi di due studenti universitari del Cua/Anomalia che hanno fatto dei brevi report su due meeting che si sono svolti di recente rispettivamente a Barcellona e a Tunisi descritti come occasioni significative per costruire su obiettivi precisi un percorso comune nonostante le diversità dei collettivi e realtà politiche presenti, che dapprima si sono messe in rete su internet per poi sfociare nei meeting. I movimenti di protesta e di lotta nascono in tutto il mondo dai paesi arabi, all'India, Israele fino agli USA con elementi inediti. Costruire lo spazio transnazionale delle lotte è un’esigenza, la controparte non è più il governo nazionale ma gli enti transnazionali come la BCE, il debito che abbiamo che sta distruggendo presente e futuro deve essere rifiutato, le banche sono responsabili delle crisi, mandanti delle manovre che i vari governi stanno imponendo, scaricando verso il basso i costi della crisi. Il 15/10 non è il punto di arrivo delle lotte ma un punto di inizio, in Tunisia è importante vedere come andrà anche il 15/10, ripartirà la rivoluzione o continuerà l'attuale situazione? una delle parole d'ordine lanciata al meeting in Tunisia è "che se ne devono andare tutti!"
L'assemblea è proseguita con l'intervento dell'esponente Cgil/rete antirazzista il quale ha sottolineato di non volere parlare in questa occasione dentro un confine delimitato di ruoli ma di volere discutere secondo un'impostazione esterna a logiche di appartenenza: "…la crisi è davvero reale, di trasformazione del sistema. Due vie per uscire dalla crisi o forte distruzione di soggetti sociali (macelleria sociale) o inizio di un nuovo processo. L'assalto ai palazzi non mi piace, preferisco parlare di assedio ai palazzi. Significa che siamo arrivati al punto culminante di una crisi in cui si pone la condizione del rovesciamento del potere. Le condizioni soggettive della presa del potere non sono mature. Arriviamo al 15 ottobre divisi non tanto nei contenuti ma soprattutto non sono stati sciolti i nodi delle interlocuzioni politiche. Non si tratta di risolvere con 3-4 ore di scontri a Roma. Il movimento deve fare ancora un percorso di maturazione. Assedio inteso sul 15 come momento di passaggio alla fase della resistenza allargata, ma ci vuole l’amalgama sociale con le diverse realtà. Il processo rivoluzionario ha bisogno di una condizione oggettiva e questa possiamo dire che c’è e di una condizione soggettiva e qua non ci siamo. Le forme di lotta – lo sciopero precario, metropolitano… non sono la soluzione del problema ma strumenti. C'è il rischio di cadere in un errore di soggettivismo. Non si tratta solo di eliminare la Camusso ecc.Occorre prepararsi ad un processo più lungo, difficile e faticoso. Ci sono fasi storiche in cui vi sono dei salti, delle accelerazioni. Il 15 potrà essere questo tipo? Qual è la ragione per cui molte realtà precarie non riescono a uscire fuori con elementi di rivolta più avanzate? perché non esplode la rivolta? Vi è un'esigenza di composizione di classe … la proposta è quella di lavorare per una rete unitaria su un minimo comun denominatore contro la crisi".
E' stato quindi invitato a prendere la parola lo Slai Cobas per il sindacato di classe: "chi mi ha preceduto vola molto alto noi stiamo più con i piedi per terra. Rappresentiamo una porzione di lavoratori/precari che lottano per la difesa del lavoro, per il salario. Questa scadenza del 15/10 ce la siamo trovata e ci abbiamo ragionato sopra come siamo abituati a fare. Abbiamo seguito il dibattito nazionale e soprattutto la battaglia che c’è stata sulla parola d’ordine e il percorso del corteo previsto.Non siamo d’accordo con le parole d’ordine né con il percorso proposto dai coordinamenti nazionali, ma abbiamo aderito alla manifestazione e saremo a Roma per dire la nostra. Adesione al 15 con una proposta di uno spezzone antagonista, classista e rivoluzionario, idea di ribellione che è il riflesso di ciò che già accade nella realtà (New York, paesi arabi, India sulla quale ci sarebbe da aggiungere ben altro sul piano della lotta delle masse popolari…) per fare fronte comune e un salto di qualità nell’analisi teorica. Equivoci grossi sulla “uscita dalla crisi”, anche la borghesia è d’accordo su alcune parole d’ordine del movimento e quindi se non stai attento te la puoi ritrovare a braccetto nel corteo, conta il punto di vista della classe. Il rapporto di forze si stabilisce sul campo, rispetto agli assalti o assedi non possiamo mettere le braghe alla storia se le masse a Roma vorranno assaltare invece che assediare… noi a Roma vorremmo uno spezzone antagonista/rivoluzionario che dia il segno di una alternativa a chi ha pensato questo corteo come passeggiata/sfilata; abbiamo detto basta a queste sfilate perché non hanno nessuna efficacia rispetto all’obbiettivo, ci vuole il blocco, l’azione di sciopero concreto.Sull’analisi della crisi non siamo d’accordo (“uscire dalla crisi” come?). È banale dire che il debito non l’abbiamo fatto noi se diciamo tutti che siamo nel sistema capitalistico, il debito è il sistema capitalistico. La nazionalizzazione delle banche per esempio la fanno i capitalisti, che fanno pure l’allargamento degli ammortizzatori sociali, la quantità di cose che la borghesia fa per salvarsi supera l’immaginazione. Occorrono parole d’ordine giuste facendo l’analisi concreta della situazione concreta. Fare un fronte comune, trovare la via… 3 o 4 ore di scontri qualcosa la cambiano, si testano i rapporti di forza e contribuiscono a cambiare la testa e la pratica che sono ottimi “messaggi”, come i messaggi su face book, twitter, ecc. hanno contribuito a cambiare per es. le ultime lotte del Nord Africa… a questo proposito si parla tanto di primavera, ma quando arriva c’è chi chiude le finestre…Non c’è bisogno di dirsi incendiari… l’incendio è nelle cose dato che non si riesce più a sopportare niente. Siamo disponibili ad un lavoro territoriale comune su obiettivi di lotta concreti..."
A seguire due interventi di studenti medi, il primo "…la questione della condizione oggettiva/soggettiva è fondamentale, al 15 ci si arriva con diverse posizioni, contraddizioni. Noi dobbiamo ricoprire il ruolo di "navigatore" delle lotte, occorre ragionare in modo razionale… per il 15/10 le ricette riformismo/gradualismo non sono funzionali alla fase. La dinamica di piazza porta in un certo modo ad un cambio di prospettiva della gente, l’ammortizzatore sociale peggiore è la mancata esperienza. Lavorare per costruire una struttura pronta all’analisi critica della realtà che riesca a dare nuove prospettive alla gente. La valutazione della manifestazione studentesca del 7 ottobre è positiva anche sulla questione numeri"
Il secondo intervento " la crisi è presente perché ogni giorno la sentiamo sulle nostre spalle e va a sancire dei cambiamenti reali alle nostre condizioni di vita. Lo smantellamento della scuola pubblica è avvenuto già prima della crisi. Non vi è alcuna prospettiva per gli studenti non solo a lungo temine ma anche a breve termine (se guardiamo all’università). Giornata del 7 importante, gli studenti sono scesi in tutta Italia, individuano la controparte in chi ha creato il debito, le banche, i padroni i governi. Attacchi agli studenti a 360°. A Palermo corteo molto partecipato, non si aveva la percezione come e se questo movimento studentesco potesse ripartire, è un buon inizio, molti studenti dicevano "dobbiamo andare oltre... assalto/assedio dei palazzi del potere… politica… Noi parteciperemo al 15/10, sarà una manifestazione molto partecipata, ricca di scontro e diversità di posizione… auspichiamo che sia un passaggio fondamentale per sancire un’accelerazione in senso antagonista e non capitalista. Non più vittime ma guardiamo al 14/12. 15/10 come passaggio fondamentale per un movimento che deve uscire da logiche riformiste/elettorali imparando una pratica radicale che lasci un segno antagonista.
Ha parlato poi un operaio dei Cantieri Navali che è un attivista del Laboratorio Occupato V. Arrigoni: "il 15 non è una giornata risolutiva ma un certo modo di stare in piazza può dare una spallata, un segno diverso. Il Lab Arrigoni è inserito in un contesto territoriale popolare con diversi problemi sociali. Più che diritto all’insolvenza, diritto al salario di esistenza/abitazione.L' assedio degli avvoltoi politici che queste piazze le assediano in questi casi va contrastato, ai cantieri navali gli operai vedono che i politici arrivano solo sotto elezioni…Siamo propensi ad un lavoro comune che riesca ad intervenire nel contesto cittadino e territoriale."
Ha chiuso l'assemblea l'intervento del compagno dell' Anomalia:" ... il 15/10 non sarà la giornata della presa del palazzo d’inverno ma la giornata. Maturità del soggetto? Crediamo che nel territorio romano ci siano posizioni errate, si sottovaluta la maturità del soggetto (vedi stud/precari/disoccupati in lotta) e si sopravvaluta la soggettività dei militanti di movimento.Uniti per l'alternativa sono nemici. Secondo questi il 15-10 non deve rispondere ai crismi della conflittualità. Il Coordinamento come quello del 15 a Roma che chiede il corteo lontano dai palazzi del potere, il Cobas reazionario che a parole fuoco e fiamme all’inizio e ora cerca l’asse con Uniti per l’alternativa… Ambiguità di chi dice che non si metterà un freno ma poi il corteo deve finire a piazza san Giovanni. Scontri sì scontri no… l’importante è l’obbiettivo e praticarlo. Far tremare chi in questo momento detiene il potere… praticare l’obbiettivo significa assediare in tutte le sue forme. Il 14 dicembre è stata una vittoria perché tutte le forze politiche sono state costrette a dissociarsi da quella giornata, mentre a livello generale di massa il 14 dicembre è stato accolto come giusto e legittimo… Il 15/10 significa levare spazio a chi vuole imporre la linea riformista/elettorale, rovina del movimento (sono già pronti a prendere le distanze già prima della giornata)
Nessun commento:
Posta un commento