Al campo di Manduria è tornata ieri pomeriggio la delegazione dello Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto, sia per verificare la situazione delle condizioni di vita al campo, sia per capire come gli immigrati stessero valutando le notizie circa il permesso di soggiorno dell'accordo Italia/Tunisia; ma soprattutto per vedere come venivano attuate le misure di ordine pubblico e i divieti decisi dal governo e Prefettura di Taranto.
Gli immigrati stavano prevalentemente fuori dal campo. Alcuni si dividevano vestiari e aiuti arrivati da gente solidale, altri ballavano grazie alle presenze di alcuni giovani della zona che facevano musica, altri ancora parlavano a gruppi
Quando siamo arrivati siamo stati subito bene accolti e circondati da un numero rilevante di immigrati; ci riconoscono ormai facilmente, e sono cominciate le discussioni, le domande.
Da parte loro volevano sapere soprattutto se i permessi di soggiorno ci saranno veramente e quando, mentre ad altri interlocutori antirazzisti, e in particolare ad un compagno della zona che parla arabo, rivolgevano molte domande circa il viaggio, il modo di arrivare a Milano, Torino, ecc. e poi in Francia che resta il paese di maggior riferimento.
Molti di loro hanno fiducia in questo permesso di soggiorno di 6 mesi e sembra cresciuto il numero di immigrati che vuole rimanere in Italia, sia da parte di chi ha già un appoggio, sia di chi non lo ha.
Molto forte è la denuncia del governo francese e con grande attenzione vengono ascoltate le valutazioni e le spiegazioni del perchè la Francia ha questa attitudine. Questo ha permesso di parlare delle condizioni degli immigrati di origini araba in Francia, delle rivolte delle banlieues e della particolare attenzione messa da Sarkozy a tutto questo.
Verso la posizione del governo italiano vi è molta attesa, divisa tra speranza, apprezzamento e timori fondati; per questo alcuni di loro dicono: cominciassero subito... quando vedremo i primi 50 partire, ci crederemo realmente...
Le condizioni del campo restano abbastanza critiche: il freddo serale, il cibo insoddisfacente – non tutti mangiano sempre; la possibilità però di uscire liberamente dal campo e l'attesa dei permessi di soggiorno ha tranquillizzato in parte la situazione. Ma nello stesso tempo c'è consapevolezza diffusa che la ribellione di sabato scorso, la continuazione della lotta in altre forme nei giorni di domenica e lunedì ha permesso di ottenere risultati anche in termini di minore controllo nel campo.
Nelle discussioni, la mancanza di lavoro viene esposta come la principale ragione dell'abbandono della Tunisia; è forte la denuncia del governo della corruzione di Ben Alì, ma anche la sfiducia nel nuovo governo basato sui militari; la situazione di vita in Tunisia rimane uguale, non si vedono prospettive di lavoro. Abbiamo chiesto della presenza dei comunisti, delle organizzazioni sindacali, alcuni di loro sapevano che i comunisti sono fuorilegge, sui sindacati invece dicono, secondo quelli con cui abbiamo parlato, che o non ci sono o sono troppo legati al governo. Prevale una visione pessimista sul futuro e le elezioni annunciate per luglio non sembrano creare speranze.
Una parte degli immigrati – minoritaria, per quanto abbiamo potuto capire – non è contraria al ritorno.
Il rapporto con chi arriva al campo è molto caloroso in generale. I fascisti sono comunque spariti dalla zona.
Sulle misure repressive occorre fare un discorso, da un lato sono assolutamente inaccettabili e illegali e vanno contrastate, dall'altro non impediscono tuttora, data la presenza degli immigrati prevalentemente all'esterno del campo, di parlare, discutere, legarsi ad essi. Gli uomini della Digos svolgono un servizio di particolare attenzione verso i compagni conosciuti, e noi “godiamo” di un'attenzione assillante, vengono scattate foto a distanza, si cerca di ascoltare quando parliamo, di sapere cosa pensiamo di fare, ecc. Ciononostante, con discrezione sono stati distribuiti volantini/messaggi con parole d'ordine e indicazioni, che segnano anche la messa a disposizione dello Slai cobas per il sindacato di classe nella tutela dei diritti.
E' proseguita la polemica con gli “antirazzisti legalitari” che avevano dato pessima prova di sé in occasione della protesta di sabato scorso e che continuano a darla; la loro azione è prevalentemente assistenziale, pacificatrice, tranquillizzante, seminano fiducia nello Stato, nel governo e nelle forze dell'ordine, anche se naturalmente gli immigrati hanno sete di avere indicazioni anche tecniche per ottenere e poi gestire questo permesso di soggiorno, se sarà realmente dato.
Il campo resta off limits per tutti, tranne che per la delegazione del PD, guidata dal responsabile nazionale per la sicurezza – ed è tutto dire....
Ieri sera è arrivata 'Porta a Porta' e senza timore molti degli immigrati hanno voluto farsi spettatori e interlocutori della trasmissione sapendo che ci sarebbe stato il Ministro degli Interni.
Sono cominciate ad essere smontate una parte delle tende; ma ora come ora non è possibile fare una valutazione definitiva, può essere una misura volta semplicemente ad allentare per ora la tensione verso le amministrazioni locali (le dimissioni del Sindaco sono infatti rientrate), ma può essere anche il segno della creazione di una struttura stabile e definitiva che ospiti 1500 immigrati, un nuovo CIE o simil CIE. I prossimi giorni scioglieranno la situazione.
E' fondamentale dare un messaggio di lotta e di autorganizzazione collettiva, spiegare e fornire indicazioni per dare agli immigrati strumenti nelle proprie mani e non, come alcuni vorrebbero, per renderli degli eterni assistiti.
Domani c'è la manifestazione regionale antirazzista. Ma la questione importante è se la prossima settimana arriveranno o no i permessi di soggiorno. Se questo non avverrà, è la ribellione l'aspetto principale da sviluppare.
Manduria 7.4.2011
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