giovedì 14 aprile 2011

pc 14 marzo - DIBATTITO A RADIO POPOLARE MILANO SUL “PROCESSO BREVE”.

Dopo l’ennesimo blitz eversivo del governo per approvare la normativa che “preservi” Berlusconi dal visitare la villa a lui più consona – non a Lampedusa, ma una bella suite a S. Vittore -, i cronisti di Radio Popolare organizzano un dibattito sulla protesta del giorno prima davanti il Parlamento dei parenti delle vittime della Strage di Viareggio e della Casa dello Studente dell’Aquila.
Il primo intervento è di una sottosegretaria che si lancia in una filippica che, nella sostanza, risulta essere un’accusa ingiuriosa nei confronti di chi giustamente ha protestato contro il colpo di mano dei fascisti al governo. Di fatto la cosiddetta rappresentante del governo chiama i familiari delle vittime “disinformati e strumentalizzati”, quando nei fatti con le loro iniziative i familiari delle vittime di Viareggio e l’Aquila hanno denunciato e mostrato che questi omicidi, come è giusto chiamarli, non sono frutto della casualità ma della politica del profitto padronale di cui il governo è complice e tutore. A ulteriore rinforzo di questa tesi citiamo due fatti: 1) in queste stragi sono invischiati direttamente, come documentato dalle inchieste, “uomini” del governo; 2) il governo tramite il suo ministro “che odia gli operai” – Sacconi –(e guarda caso elogiato nello stesso giorno dal duce in pullover, Marchionne), si è adoperato per attaccare il Testo Unico sulla sicurezza e di salvaguardare gli interessi dei padroni a discapito
della vita operaia.
“Purtroppo” il cronista della Radio non riesce a far rispondere al sottosegretario una delle rappresentanti delle Vittime, perché cade il collegamento telefonico. La replica, senza contradditorio, viene affidata al senatore Di Pietro, il quale forse
perché aveva esaurito tutta la sua verve il giorno prima in Parlamento, si limita a sottolineare un aspetto tecnico, un articolo del provvedimento di Legge, che può risultare incostituzionale, venga “ripreso” dal Presidente Napolitano. Dichiarazione giusta ma quantomeno contraddittoria, visto che lo stesso Di Pietro aveva definito il capo dello Stato “l’uomo con la penna in mano”, pronto a firmare e legittimare tutti gli attacchi alla Costituzione, che questo regime in formazione sta portando avanti a colpi di maglio.
Ma il passaggio più interessante dell’intervento di Di Pietro risulta essere l’ analisi/timore che possiamo sintetizzare, non letteralmente, col concetto: “se il governo continua ad ingessare il Parlamento per risolvere i guai giudiziari del Premier e non interviene per risolvere i problemi del Paese (lavoro-immigrazione-ecc.), “la pazienza della gente ha un limite e si rischia una rivolta sociale”.
Giusto senatore Di Pietro, visto il vostro “immobilismo”, in alcuni casi la
condivisione, la vostra “incoerenza”, contro questo governo eversivo, è proprio una sana e salutare rivolta popolare e assedio dei Palazzi che può vedere finalmente in galera Berlusconi e i padroni assassini, e porre le basi per un nuovo modello sociale fondata sul potere dei lavoratori e delle masse.
Voi, cosiddetta opposizione, temete la rivolta sociale, per le masse è la soluzione.
Circolo proletari comunisti Milano
prolcom.mi@tiscali.it
14-04-2011

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