domenica 5 settembre 2010

pc quotidiano 5 settembre - l'aquila. lo scandalo nell'epicentro del terremoto

il centro edizione dell'aquila oggi scrive


Le case antisismiche previste ma mai realizzate
Lo sciame sismico continua e crea una nuova emergenza, ma ma c'è chi ancora non ha una casa dal 6 aprile del 2009. A Cagnano i Map non sono mai stati realizzati. Ci sono solo le piastre antisismiche, ma sono state costruite in una zona paludosa: un bel giorno si è allagata e tutto è finito. E ora il sindaco invoca i container
le case antisismiche costruite a Cagnano ma mai completate. La zona è paludosa e si allaga....
Tensostrutture, panche e tavolini. Bancali d'acqua minerale e brandine. Forse, tra poco, pure qualche stufa. Piani di evacuazione e bagni chimici. Roulotte caricate su carri attrezzi e portate in luoghi aperti, lontane da edifici pericolanti. Volontari che girano giorno e notte. Carabinieri di pattuglia. Ma mentre la gente dorme in macchina, in tutta l'Alta Valle dell'Aterno ci si preoccupa di trovare una sistemazione decorosa per tutti. Di fronte a tanto attivismo c'è anche l'altra faccia della medaglia. Chiede i container il sindaco di Cagnano Amiterno Donato Circi. «Qui fa freddo. Nelle case ci sono persone anziane e ammalate. Ci sono i bambini. Le tende non ci servono, occorrono casette antisismiche». Già, proprio come quelle che in questo stesso Comune erano state previste, progettate, avviate in una zona che un bel giorno si è allagata e a quel punto è finita la storia.

Cagnano, oltre all'ansia che pervade la popolazione, è alle prese anche con le case che sarebbero dovute nascere sulla palude. Mentre ci si interroga su dove far dormire la gente, riesplode il clamoroso caso di Cagnano Amiterno, paese inserito nel cratere sismico dopo l'allargamento. E dopo una lunga battaglia condotta a suon di manifestazioni dall'allora sindaco Giuseppe Carosi.

Il caso-Cagnano venne fuori, nei mesi scorsi, con una sorta di «autodenuncia» del successore Donato Circi, che appena eletto si trovò subito alle prese con la prima grana. «Io i Map li devo fare o no?», chiese a Chiodi e Fontana. Si parlava, 5 mesi fa, del villaggio mai nato in località Torre. Individuata l'area, i lavori erano partiti e subito s'erano fermati. «Noi stessi, quando li vedevamo scavare, dicevamo agli operai: qui è pieno d'acqua: lasciate stare», raccontano i residenti. «Sono andati avanti lo stesso, ora è tutto fermo». Una decina di piattaforme di cemento prima immerse nell'acqua e oggi invase dalle erbacce. Il cantiere è bloccato, non si sa quando e come riaprirà. Intanto si cercano come il pane case sicure. Al tendone al campo sportivo ci sono solo volontari alpini. E la gente continua a dormire in macchina.

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