Il terrorismo di stato israeliano non conosce soste. Ancora bombe su Gaza sotto embargo mentre intraprende un processo di "pace" con il capitolazionista Abu Mazen. Nell'anniversario dell'11 settembre il terrorismo israeliano ricorda al mondo chi sono i veri terroristi, i nazisionisti che bombardano pure alla fine del Ramadan!
Riportiamo la testimonianza di Vittorio Arrigoni che aveva già documentato la carneficina di Piombo Fuso.
Gaza, razzi sul Ramadan
10/09/2010
Nel giorno che chiude il mese sacro del Ramadan, l'esercito israeliano sgancia una bomba di una tonnellata sul porto
testo di Vittorio Arrigoni
File di carretti trainati da muli dinnanzi al porto portano a spasso bimbi di Gaza imbellettati come bambolotti, con i loro vestitini sgargianti messi da parte tutto l'anno e indossati questa mattina per l'occasione speciale, i festeggiamenti dell' Eid ul-Fitr che segnano la fine del digiuno del Ramadan.
La macchina del tempo che ieri sera ci ha trascinato all'interno di Piombo Fuso, ancora una volta per pochi istanti, pare acqua passata. Sebbene a quanto pare i media occidentali non ne hanno facciano affatto cenno, ieri la Striscia è stata pesantemente bombardata e qui, poco distante da dove vivo, c'e' un profondo cratere fresco di erosione.
Verso le 22 caccia F16 hanno attacco il porto, scaricando una bomba di una tonnellata nella rimessa dove la polizia tiene le carcasse arrugginite dei veicoli distrutti durante l'offensiva israeliana Piombo Fuso.
La stessa aera raggiunta dalle bombe israeliane nell'offensiva di inizio agosto che causo' decine di feriti.
Il missile ha colpito un antiquato carro armato dell'Autorità Palestinese, il blindato ha fatto un volo di cento metri e se ne sta riverso in rottami in mezzo alla strada, per darvi l'idea della portata della potenza dell'esplosione. Appena poco dopo l' esplosione sceso in strada gli sguardi incrociati erano di contagioso panico, una rivisitazione non desiderata delle atmosfere di orrore puro che pervadevano la Striscia durante le tre settimane di massacro del gennaio 2009. Contemporaneamente al porto ieri sera anche i tunnel al confine con l'Egitto erano sotto attacco, fortunatamente senza causare feriti gravi ma solo danni alle case nelle vicinanze.
Sabato scorso a Rafah bombardamenti ai tunnel avevano causato danni ben maggiori, il ferimento di due civili e la morte di due lavoratori palestinesi: Salim Al Khatab, diciannovenne dal campo profughi di Bureij, e Khalid Abed Al-Kareem Al-Khateeb di 35 anni sempre di Burej, sposato e padre di 4 figli.
Secondo testimoni i missili utilizzati dall'aeronautica israeliana sono silenziosi, di modo da rendere impossibile l'evacuazione in tempo dai tunnel. Penetrano sottoterra diversi metri prima di esplodere.
I due feriti di settimana scorsa sono Ali Al Khodary, che lavorava nei tunnel per pagarsi gli studi, come capita a migliaia di studenti universitari in una Gaza sotto assedio, e Hassan Abu Armana.
Entrambi sono ricoverati con ustioni di terzo grado all'ospedale Nasser di Khan Younis.
Dinnanzi ad un ventilatore che dovrebbe lenire le atroci sofferenze degli ustionati , i familiari dei feriti hanno sfogato a loro triste frustrazione. Hussein, zio di una delle vittime e amico di Ali: "Israele non riesce ad attaccare la resistenza armata allora se la prende con noi civili".
Il padre di Ali, ha aggiunto: "Israele vuole detenere il completo controllo della vita sulla popolazione di Gaza con l'assedio e i bombardamenti. Israele agisce senza riserve contro noi, non importa con quanta violenza, non importa come reagisce la comunità internazionale, che di fatto controlla come controlla gli Stati Uniti.
La situazione è tragica, se i confini fossero aperti credo che assisteremmo ad una immensa evacuazione da Gaza. Perché è permesso che tragedie così continuino?"
Sabato come ieri sera, Israele dà concretezza ai suoi ventilati propositi di pacificazione.
Mentre alla Casa Bianca Obama giostra la sciarada dei negoziati guardando alle sue elezioni di medio termine, il terrorismo israeliano satura la Striscia alla vigilia dell'11 settembre. Restiamo umani.
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