Bisogna assolutamente guastare la festa ai padroni. A fronte di una contesa politica che mette nelle prime pagine dei giornali le contraddizioni interne, anche personali, del moderno fascismo in formazione all'interno del governo Berlusconi, non bisogna oscurare quello che ormai avanza in forme fin troppo esplicite: l'unità nazionale in economia, in cui Tremonti da ministro del governo Berlusconi è divenuto il ministro di tutti, e in stretto legame con l'asse Marchionne-Confindustria, marcia, in questo sì a tappe forzate, verso un rinsaldamento dell'economia, della produttività e della competitività e dello stato della finanza pubblica che agisce come una superbanca di Stato regolatrice nel contesto europeo di una super economia con la quale i padroni europei partecipano alla contesa globale e alla competizione tra capitali nella crisi attuale.
Il dato economico è fin troppo chiaro: piano Marchionne esteso a tutte le fabbriche, taglio selvaggio delle spese sociali, pensioni in testa, in un quadro neo corporativo, con immiserimento delle masse proletarie e guerra tra poveri sotto regia statal-governativa-padronale.
Rispondere a tutto questo con l'unità del fronte proletario, della lotta sociale che unisca operai, precari, disoccupati, masse popolari, è più che una necessità, è un obbligo a cui piegare l'azione delle lotte da parte di tutti quelli che le conducono.
Ma il fronte proletario ha bisogno di comprendere i veri nemici e il modo come essi intervengono.
Questo domanda e esige che venga colto il ruolo dei sindacati, del Pd, comprensivo della maggioranza della Cgil. Queste forze sono già entrate nel governo di unità nazionale; sperano in qualcosa di più anche sul piano politico, contando sulle contraddizioni del governo Berlusconi, ma proprio per questo si fanno attive sul fronte sociale, economico per dare il loro contributo all'uscita del capitale dalla crisi, attraverso lo scaricamento sulla pelle dei proletari, attraverso un'attiva collaborazione con i padroni.
Vociare e strillare contro Berlusconi senza comprendere ciò che passa dell'economia reale nella lotta che si svolge, ora evidente: Fiat, precari della scuola, ora sorda e sotterranea ovunque e in ogni settore e ambito: sanità, servizi sociali, ecc., significa essere dei ciarlatani politici, dannosi. Ed è il caso di componenti della sinistra: Rifondazione, Pdci, Carc, ecc.
La prospettiva delle elezioni accentua questo carattere nella sinistra parlamentare, ex parlamentare, aspirante parlamentare. Liberarsi di queste pulci e mosche cocchiere è parte della costruzione del fronte proletario di lotta reale.
Governo e PD, sindacati e maggioranza Cgil vanno attaccati con uguale forza, anche se con metodi diversi.
E dato che si tratta alla fine delle condizioni di lavoro e di vita degli operai, degli sfruttati, della povera gente, non ci possono essere limiti e galatei che non siano fondati sugli effettivi rapporti di forza e sulla necessità obiettiva di usare la forza che si ha e non quella che non si ha ancora.
Ciò richiede indirizzare la lotta sociale, a partire dalla trincea dei padroni e dalla necessaria proiezione contro i Palazzi governativi, contro le “sedi” dei partiti e sindacati di falsa opposizione.
Non basta contestare i ministri del governo Berlusconi, ma anche i dirigenti del PD e delle Organizzazioni sindacali, tra cui vanno compresi, Epifani/Camusso.
Senza questa necessaria chiarezza e radicalità è impossibile sviluppare e acutizzare la lotta di classe, come passo obbligato di difesa degli interessi immediati e di prospettiva dei proletari e delle masse popolari.
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