Tremonti pochi giorni fa annunciava “la sola certezza è che non verranno toccati i salari dei dipendenti pubblici, le pensioni, gli interessi sul debito pubblico, mentre stiamo lavorando sui beni e servizi.. é lì che colpiremo, a partire dalla sanità”.
Ora annuncia: congelamento dei salari per gli statali senza rinnovo del contratto scaduto a fine 2009; proroga di due anni del blocco del turn over e quindi delle assunzioni anche dei precari; pagamento delle liquidazioni anche dopo 6 mesi, blocco di altre voci nel PI, come fondi legati alla produttività, indennità, che di fatto, pur negative, costituivano un incremento degli stipendi per i lavoratori; riduzioni delle finestre di uscita per i pensionati sia pubblici che privati, e quindi tempi più lunghi per andare in pensione, mentre si parla di aumentare l'età pensionabile di 2 anni con anche la parificazione in peggio per le donne nel lavoro privato.
E mentre per i lavoratori si tratta di pesantissimi tagli a salari già da fame, nello stesso tempo, per i capitalisti, speculatori finanziari, annuncia una proroga della sanatoria per chi ha esportato soldi all'estero e condono edile.
“I debiti privati delle banche, le speculazioni finanziarie, sono stati trasformati in maggiore debito pubblico” (scrive L'Espresso). Vale a dire: per salvare le finanze private si socializzano i debiti e si scaricano sulla gente.
Il gatto si mangia la coda: per pagare i debiti dei paesi, la Ue dà soldi che aumentano il debito, e l'unica soluzione che gli Stati capitalisti trovano è far pagare ai lavoratori, alle masse popolari.
Il piano del governo mostra in maniera nuda e cruda che esso è il comitato d'affari della borghesia, che questo sistema è fondato sulla disuguaglianza di classe, sul soccorso ai profitti e alle ricchezze di pochi attraverso l'impoverimento della maggioranza.
Mentre i capitalisti hanno scaricato le flessioni dei loro profitti privati sullo Stato e quindi sulla collettività, grazie alle iniezioni di sostegno fatte con i massicci interventi di cassintegrazione - dati attuali: oltre 1 miliardo di euro da gennaio 2009 per la cassintegrazione in deroga, più 103% per la cassintegrazione ordinaria solo nel primo quadrimestre di quest'anno, un aumento di circa l'80% degli interventi di cigs; con una perdita complessiva di circa 1,6 miliardi di salario per 1 milione e 250 mila lavoratori; mentre altri capitalisti trovano nuove strade per la ripresa, verso i paesi di selvaggio capitalismo, Cina, Brasile, in Asia, ecc.
Mentre le banche salvate dagli interventi pubblici hanno subito ripreso a fare il loro mestiere al servizio delle manovre speculative.
Chi paga per tutti sono i lavoratori, le masse popolari.
Ma è proprio il sistema capitalista, che si vuole salvare, la vera causa della crisi.
Sulle cause di questa crisi si è parlato di tutto, di banchieri avidi e incapaci, di speculatori finanziarie, si tira in ballo il “Dio” mercato come un'entità a sè, ecc., ecc. (“basteranno le misure europee ad ammansire gli speculatori, evitare il contagio, a salvare l'euro e le sue economie? L'ultima parola è in mani ai mercati” - scrive la stampa).
Tutte sciocchezze, che vedono l'albero e non la foresta, che vogliono nascondere il vero cancro: il modo di produzione capitalista che con le sue sovrapproduzioni è anche oggi la vera ragione della situazione attuale.
“La speculazione di regola si presenta nei periodi in cui la sovrapproduzione è in pieno corso. Essa offre alla sovrapproduzione momentanei canali di sbocco, e proprio per questo accelera lo scoppio della crisi e ne aumenta la virulenza. La crisi stessa scoppia dapprima nel campo della speculazione e solo successivamente passa a quello della produzione. Non la sovrapproduzione, ma la sovraspeculazione, che è a sua volta solo un sintomo della sovrapproduzione, appare perciò agli occhi dell'osservatore superficiale come causa della crisi. Il successivo dissesto della produzione non appare come conseguenza necessaria della sua stessa precedente esuberanza, ma come semplice contraccolpo del crollo della speculazione” - scriveva Marx più di 150 anni fa.
Ma c'è una cosa che non dà sogni tranquilli ai governi compreso il nostro. "Le misure che stanno adottando potranno calmare i mercati, ma potranno accendere dovunque i fuochi della protesta sociale..." Questo ora è la loro preoccupazione.
Bene, facciamolo essere il loro principale problema, anche in Italia!
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