mercoledì, 19 maggio 2010
Mi chiamo Mario Di Girolamo, avevo 32 anni, sono morto sul lavoro.
Lascio due orfani e la mia bara non è avvolta nella bandiera
Nessun ministro ha parlato di me, nessun telegiornale mi ha descritto
come un eroe che combatto il terrorismo e va a caccia di petrolio.
Nessuna autorità, al mio funerale, eppure faccio parte di quegli eroi
silenziosi, più di mille ogni anno, che perdono la vita per lavorare,
per mantenere la famiglia, rischiando di più di un rapinatore.
Nessuna demagogia, su di me, solo amici e parenti hanno pianto la mia
scomparsa, nessuna ministra è andata a commuoversi in diretta per i
nostri giovani eroi vittime degli attentati dei cattivi.
Non c'è una Santanchè che passi lo stipendio alla mia vedova, aiuti i
miei bambini, io non faccio notizia, anzi prima scompare la notizia
della mia morte dalle edizioni locali e meglio è.
Non abbiamo tempo per certi eroi, non abbiamo memoria e non abbiamo
cuore, non abbiamo nemmeno la retorica di una divisa, non intervistano
le nostre sorelle e le nostre zie, la nostra bara non arriva in nessun
aeroporto avvolta dalla bandiera.
Quella bandiera che commuove tutta Italia, le nonne e le zie, le
casalinghe e le precarie. Gli uomini no, non stà bene che mostrino le
loro emozioni, non avrebbero le palle.
La stessa bandiera che commuove tutta Italia perchè avvolge le bare dei
nostri difensori dal terrorismo è quella che i leghisti usano per
pulirsi il culo.
Sita tranquillo Renzo Bossi, non andrà mai in guerra, non andrà nemmeno
a lavorare, non rischia niente potrà tranquillamente sparare le sue
cazzate e troverà i giornali che le pubblicheranno in prima pagina.
La notizia della mia morte no, sarà nelle pagine interne, senza
bandiera, senza retorica, senza memoria.
I miei bambini non avranno neppure la soddisfazione di sentirsi
raccontare dagli amici e parenti che il loro padre era un eroe, morto in
Aghanistan, il loro padre era un anonimo operaio morto di lavoro, come
tanti altri di cui non si ricorda più nessuno.
Anche la predica del prete al funerale ha un chè di sentito, ripetitivo,
nessuna enfasi da eroismo e poca retorica, è morto un operaio, non è
morto un eroe, ha lasciato due orfani senza nemmeno saltare in aria su
una bomba e passare dalla gloria alla storia.
20 maggio 2008. Una vita fa.
P.S. Per scrivere questo post ne ho preso uno a caso, sono oltre mille
ogni anno, non si fa fatica.A modo mio ho voluto ricordarne la memoria,
ricordare tutti gli eroi anonimi ai quali le autorità non pensano mai.
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