Chi semina vento raccoglie tempesta. L'azione condotta negli USA nei confronti di elementi dell'ambasciata israeliana rappresenta un inevitabile esito della sfrenata azione genocida, massacratrice di Israele, contraria ai diritti umani, un vero e proprio crimine prolungato contro il popolo palestinese e l'umanità in generale; quindi per questo non ci può essere alcuna condanna.
Non è possibile assistere senza reagire a
tutti i livelli, sia da parte dei popoli sia delle istituzioni che dovrebbero
rappresentarli, a fronte a questo orrendo crimine quotidiano consumato ai danni
del popolo palestinese. Esso senza alcun dubbio ricorda le peggiori pagine
della storia dell'umanità, da Auschwitz ai campi di concentramento, all'Olocausto, ad altre grandi tragedie che hanno colpito i popoli nella storia delle società e dei sistemi politici e economici che
le hanno gestite.
Quindi ogni condanna di questa azione è
sbagliata. Ogni presa di distanza dalla reazione che questo comporta è
sbagliata.
Chiaramente noi non pensiamo che un attentato a funzionari delle ambasciate incida in misura decisiva nel fermare la mano del genocida Netanyahu. Pensiamo che serva la mobilitazione di massa in tutto il mondo che costringa i governi a mettere in atto tutte le misure diplomatiche, economiche e anche militari per fermare il crimine di guerra e il genocidio in atto in Palestina; e a imporre a questi governi
di mettere almeno in atto le proposizioni della Corte penale internazionale e della stessa ONU.Questo deve avvenire qui e ora, altrimenti è del tutto inevitabile - e riceve il nostro appoggio preventivo - ogni azione che faccia pagare un alto costo ai sionisti, al loro Stato, ai governi e a chi li protegge.
In questo senso riteniamo che le manifestazioni
di solidarietà alla Palestina che ci saranno nelle prossimi ore debbano esprimere-
se c'è da esprimerla - questa posizione e non altre.
Quello che è in corso in maniera cinica e
barbara è un piano genocida e di deportazione del popolo palestinese. Le misure
messe in atto con l'operazione 'Gedeone' dal regime sionista e il loro appoggio
esplicito ricevuto dall'imperialismo americano richiedono un ulteriore salto della mobilitazione, un ulteriore
salto verso l'alto, attaccare gli
stati e i governi che appoggiano lo Stato di Israele, attaccare lo Stato sionista
e tutti i loro rappresentanti e portavoce in ogni paese del mondo, e insistere
su tre questioni:
1. Cessate fuoco permanente
da mettere in moto subito.
2.
Libertà per gli aiuti umanitari che arrivino alla popolazione
attraverso i loro legittimi rappresentanti.
3.
Riconoscimento dello Stato palestinese.
Queste tre questioni vanno realizzate qui e
ora, senza alcun indugio, perché creino una condizione di miglioramento
immediato dello stato della popolazione e un oggettivo passo per fermare la
mano del genocida Netanyahu.
In questo senso è ancora più grave di quanto si possa immaginare il ruolo di complicità criminale che il governo Meloni sta attuando, portando il nostro paese nella barbarie e nella cloaca della copertura del genocidio. La dissociazione dai timidissimi passi fatti a livello di comunità europea e di alcuni suoi governi è una complicità ancora più forte con quello che si sta realizzando.
Il governo Meloni e i suoi ministri sono criminali, sono complici di un genocidio; ed è opportuno che oltre alle
necessarie manifestazioni che si stanno facendo, vengano attivate anche
procedure di carattere giudiziale e istituzionale per mettere sotto accusa questo governo. In questo senso auspichiamo
che le manifestazioni centrino il problema del governo italiano come un aspetto
fondamentale e si indirizzino quindi verso il governo e le istituzioni
italiane. Questo non certo per legalismo, ma perché il movimento di sostegno al
popolo palestinese ha bisogno di strappare risultati concreti su tutti i
piani e quindi ha bisogno di un vero e proprio braccio di ferro, nelle forme e
nei contenuti, nei confronti del governo.
Noi vogliamo la cessazione immediata di ogni aiuto militare allo Stato di Israele sul quale questo governo mente sapendo di mentire. Il governo Meloni è lo stesso governo del Decreto Sicurezza, dello Stato di Polizia, è lo stesso governo del riarmo, è lo stesso governo delle balle sulle condizioni di vita e di lavoro dei proletari che invece vengono falcidiate da carovita, tasse, multe, taglio dei servizi sociali - gravissimi nel campo della sanità, che stanno producendo un aggravamento e una vera e propria emergenza sanitaria - e soprattutto sta portando il nostro paese nel campo della barbarie.
Come Mussolini e i suoi
fascisti furono alleati principali dei nazisti, il governo Meloni è l'alleato
principale del nazimperialismo americano a guida Trump e del nazisionismo dello
Stato di Israele.
La lotta di solidarietà con il governo Palestinese ha tutto il diritto
e la necessità di assumere i caratteri di una Nuova Resistenza, di una Nuova Resistenza con la maiuscola che riproponga anche nel
nostro paese una strategia di opposizione mirata al rovesciamento del governo e
di ogni governo dei padroni, e dello Stato per fermare la mano del sionismo, dell'imperialismo,
della guerra, del fascismo.
Siamo del tutto consapevoli che a un
innalzamento del livello di scontro assolutamente necessario deve corrispondere
un allargamento della base di massa del
movimento di solidarietà da Palestina.
Consideriamo in questo fondamentale, oltre che
sviluppare tutto per la partecipazione di massa alle manifestazioni, anche individuare tutte le forme che possono
mobilitare le popolazioni e farle divenire visibilmente solidali anche
quando esse non sono in grado di partecipare alle manifestazioni.
L'altra questione è mobilitare effettivamente il mondo del lavoro e i sindacati. Non è possibile accettare che le tre grandi confederazioni sindacali non facciano nulla in solidarietà col popolo palestinese a differenza di ciò che avviene in altri paesi. Per cui è assolutamente necessario, e niente affatto secondario, mobilitare con petizioni, mozioni, dirette alle fabbriche, al mondo del lavoro, i lavoratori perché influenzino le grandi organizzazioni sindacali e le spostino perlomeno sul terreno di condividere le tre richieste fondamentali del cessato il fuoco immediato, degli aiuti umanitari, del riconoscimento dello Stato palestinese.
La nostra prassi questo mese è questa, come esempio di una
prassi che obiettivamente vogliamo che coinvolga l'intero movimento di
solidarietà con la Palestina.

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