Anche i dati annuali dell’Istat, presentati qualche giorno
fa pubblicamente in Parlamento, smentiscono clamorosamente il racconto da
favoletta della Meloni che dice che in questo Paese tutto va bene (va bene per
lei e le sue tasche sicuramente!).
Mentre le tasche delle lavoratrici, dei lavoratori, dei
pensionati… insomma delle masse popolari si svuotano sempre di più, visto che negli
ultimi sei anni è stato perso il 10,6% del potere di acquisto, e tra l’altro moltissimi
fanno prestiti.
Per quanto riguarda il lavoro, come si sa alla Meloni piace vantarsi di dati record, ma se si parla di donne si tratta di lavoro a «part-time involontario» e altri contratti intermittenti: siamo al 42,4%, oltre
13 punti sopra alla media europea; poi c’è il «record» del 15,2% dei giovani tra i 15 e 29 anni, definiti «Neet», cioè non inseriti in percorsi scolastici o formativi né impegnati in un’attività lavorativa.E si va al lavoro, quando c’è, in età sempre più avanzata, l’80%
della crescita (285mila unità in più) è stata dovuta all’aumento degli occupati
con 50 anni e oltre, con il rischio reale di maggiori infortuni, anche mortali
sul lavoro. A tutto questo va aggiunto il lavoro nero, di cui si riempiono le
cronache.
E si allarga sempre di più “la base dei «lavoratori poveri»
(working poors si chiamavano già ai tempi di Marx ed Engels), le persone che
lavorano ma i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita
adeguato. Nel 2023, il 21 per cento di tutti i lavoratori in Italia risultava a
basso reddito, una condizione più frequente tra le donne (26,6 per cento), i giovani
con meno di 35 anni (29,5) e i cittadini stranieri (35,2).” (il manifesto)
La Meloni, con tutto il suo nero governo, può vantare anche
il record dell’aumento dei poveri: “Un quinto della popolazione residente
in Italia è a rischio di «esclusione sociale» (11 milioni), In povertà
«assoluta» ci sono oltre 5 milioni 700 mila persone. Un altro «record»
raggiunto di nuovo sotto il governo Meloni che tra l’altro ha tagliato,
ridimensionato e peggiorato il cosiddetto «reddito di cittadinanza».”
Per non parlare dell’economia praticamente ferma, siamo allo
0,2 o 0,6% (l’Istat si aggroviglia in calcoli complicati!) che, nel tentativo
di ingannare, si ostinano a chiamare “crescita”. E con le statistiche si
potrebbe continuare in ogni campo.
Questa volta la fascista Meloni non è riuscita a nascondere
i dati dell’Istat, anche se cerca sempre di utilizzarne alcuni per i suoi fini,
ma è chiaro che tutte le leggi di questo governo portano di fatto ad un
impoverimento progressivo dei proletari e delle masse popolari in generale.
L’unica risposta che operai, lavoratrici e lavoratori e
masse popolari, possono dare al governo della miseria e della repressione è la
lotta per cacciarlo.
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