Riprendiamo ad affrontare la situazione nelle grandi fabbriche.
Ci sono tantissimi lavoratori, lavoratrici che lavorano in medie e piccole fabbriche, aziende dove tra l'altro le condizioni di lavoro, le condizioni di sicurezza, sono anche peggiori delle grandi fabbriche.
Proprio l’altro ieri c'è stata l'ennesima morte che è giusto chiamarla “assassinio sul lavoro”, questa volta di una giovanissima ragazza di 17 anni, Anna Chiti, che è morta a Venezia, mentre stava facendo un'attività su una imbarcazione. Sembra che fosse senza contratto.
Con questo assassinio sul lavoro ritorniamo alla situazione grave che già ha causato morti e feriti: la scuola-lavoro che, invece che servire per fare un'esperienza sul campo che comporti unicamente un maggior apprendimento, invece porta anche alla morte, come è stato per Anna, proprio nel suo primo giorno di lavoro. Anna frequentava il liceo nautico di Venezia.
Ci concentriamo in questa occasione sulle
grandi industrie e, in particolare, sulle due industrie centrali nel panorama
del nostro paese, l'ex Ilva/Acciaierie d'Italia e la Stellantis.
Perché noi ci concentriamo su queste? Perché la grande industria è da un lato un elemento di forza del capitale da cui trae i suoi maggiori profitti, ma dall'altro è anche un elemento di forza della classe operaia che può cambiare, se lotta, proprio per il numero, per la concentrazione che c'è in questi grandi stabilimenti, i rapporti di forza, non solo lì dove opera, ma anche nell'insieme delle medie e piccole aziende.
Sull'Ilva rimandiamo a una telematica che verrà fatta oggi dalle 17, perché la situazione dell'Ilva sta diventando sempre più complessa, difficile e ci sono in gioco tanti interessi non solo del Capitale in generale, ma del governo che è impegnato nella soluzione della situazione nella più grande industria siderurgica del paese e tra le più grandi in Europa; così come è emblematico il ruolo dei sindacati.
Il link per collegarsi e anche intervenire è https://meet.google.com/eux-xtin-skk - per info: 3355442610
Quindi ci concentriamo sulla Stellantis...
...Ciò che viene avanti in maniera fin troppo chiara è che il Capitale fa di tutto per uscire dalle sue
difficoltà produttive economiche e lo fa in tanti modi che vengono scaricati sugli operai e sulle operaie; cioè sposta le produzioni, sposta soprattutto i lavoratori nei vari stabilimenti a seconda delle proprie convenienze, mette fuori dalla fabbrica operai momentaneamente o definitivamente, mentre in altri casi assume, anche qui in maniera temporanea, in maniera precaria, mette in cassa integrazione, in contratti di solidarietà, mentre per chi resta c'è un aumento dei ritmi, dei carichi di lavoro, anche una riorganizzazione in basso dei turni. Per cui meno operai lavorano di più. Questo vuol dire solo più sfruttamento, insieme al taglio dei salari che sono stati già in generale ampiamente ridotti da anni e in queste fabbriche ridotti anche per la cassa integrazione.Quindi Stellantis si barcamena ma trova le soluzioni per uscire dalla crisi e per salvaguardare, e anche aumentare, i suoi profitti e ci riesce, almeno momentaneamente. Rispetto a questo non ci sono opposizioni, non ci sono ostacoli per il capitale che quindi va avanti "a tamburo battente".
I sindacati confederali che pure denunciano
alcune situazioni, quelle più palesemente contro i diritti e le
condizioni di lavoro degli operai, però nello stesso tempo firmano accordi che
sono di peggioramento sia delle condizioni di lavoro che dei salari
e solo in alcune realtà indicono scioperi.
Siamo alla classica situazione, però in termini sempre peggiori, in cui dal lato della collina dei padroni c'è una difesa e un aumento dei profitti; dall'altro, dalla collina degli operai, c'è un grave e accelerato peggioramento - sia momentaneo sia rispetto al futuro....
...Ora c'è da dire - e questo riguarda un po'
tutti gli stabilimenti, ma dobbiamo dire tutta la situazione della classe
operaia, soprattutto nelle grandi industrie - che la conseguenza di questi licenziamenti,
di queste situazioni di cassa integrazione, di incertezza della stabilità
lavorativa, non è solo una grave condizione che rende il lavoro sempre più
incerto, sempre più precario, ma ha una pesante influenza proprio sull'"anima" della classe operaia, a cui vengono meno le condizioni oggettive di base su cui
può far pesare i rapporti di forza, su cui può alimentare, proprio per una condizione
oggettiva più stabile, una maggiore coscienza tra gli operai, l'unità tra gli
operai nella lotta. In questa condizione attuale, invece, si alimenta una debolezza - che
è anche ideologica, e si
alimenta una divisione.
Un esempio emblematico di questa divisione proprio alla Stellantis è la situazione in Serbia dove la Stellantis vuole accelerare la produzione del modello Fiat Grande Punto e, quindi, mentre negli altri stabilimenti in Italia sta riducendo gli operai al minimo necessario per il capitale , lì invece sta raddoppiando gli operai.
Per gli operai serbi le condizioni di lavoro
sono molto più pesanti, molto più misere anche dal punto di vista salariale, la media di un salario mensile è sui 600 euro per gli operai della
Serbia, che spesso rinunciano a lavorare alla Stellantis; allora la Stellantis sta raddoppiando il personale italiano, con trasferte
soprattutto da Melfi, da Atessa, da altri stabilimenti, per arrivare a 2500 addetti e raggiungere una produzione di 150
mila veicoli - oggi ci sono mille lavoratori.
I lavoratori serbi denunciano le disparità
di condizione, dicendo che gli italiani guadagnano quattro volte di più. Chiaramente non
è così, e il problema non sono gli operai ma è l'azienda. Ma la questione è che qui
i sindacati mentre accompagnano queste idee che circolano tra gli operai serbi non fanno nulla per contrastarle, sono parte della divisione tra gli operai; invece che unire gli operai
serbi con gli operai italiani e organizzare un’unità di lotta ancora più vasta con gli
altri stabilimenti, alimentano questa divisione corporativa a danno degli
operai.
Questa situazione dimostra in maniera chiara
la condizione della classe operaia in questo momento: da un lato l’azienda, il capitale, fa ogni manovra e non trova
alcuna opposizione, dall’altra gli operai subiscono tutto senza contrastare i
piani del padrone.
A Melfi la Fiom-Cgil si è ricordata dei "21 giorni", degli scioperi, blocchi ad oltranza che videro compatti gli operai e le operaie per 24 ore al giorno presidiare non solo la fabbrica ma bloccare le strade che portano alla fabbrica, una lotta prolungata che riuscì in maniera grandiosa, che influì anche nei livelli di coscienza di classe degli operai, e che riuscì a strappare risultati. Oggi la Fiom lo ricorda ma non dice che quel tipo di lotta sarebbe oggi da riprendere, che solo bloccando la fabbrica, la produzione e parti di territorio può portare a risultati...
...occorre un cambio secco ed urgente, occorre una grande ribellione, una lotta prolungata fino ad ottenere risultati, occorre l’unità tra gli operai dei vari stabilimenti in Italia così come tra fabbriche italiane ed estere, occorre impedire che i sindacati confederali firmino accordi di svendita. Dopo tanti anni occorre ricominciare a vincere!
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