Chiunque non riconosca la natura genocida del massacro a Gaza è complice. Sin troppe volte leggiamo ed ascoltiamo denunciare come questa Europa, terribilmente spostatasi verso l'estrema destra, sia inattiva ed inerme dinanzi a questa catastrofe umanitaria per mano dell'entità sionista in tutto e per tutto assimilabile al nazismo per ferocia ed obiettivi. Ma questa narrazione è fuorviante e del tutto falsa. Definirla così la rende quasi una spettatrice passiva e disarmata di fronte a quanto sta accadendo in Medio Oriente.
L’Europa, invece, con il suo vergognoso Parlamento in larga parte formato dagli scarti di partiti che già di loro non brillano per senso del dovere e da una commissione ancora più sottosviluppata, è parte attiva di tutto questo con il suo incessante sostegno ad Israele attraverso le sue forniture di armi ma anche commerci di ogni genere, che siano beni di prima necessità o altro, con la manipolazione costante dell'informazione, ed anche attraverso la repressione dei movimenti di sostegno alla Palestina, come avviene quotidianamente in Italia così come in Francia, in Germania, come in Ungheria.
Questo la rende la principale alleata, assieme ai propri padroni yankee - loro sì che di nazione coloniale nata dai massacri e dal furto della terra dei nativi se ne intendono – di Israele.
L'Unione Europea può fieramente dichiararsi campione mondiale e medaglia d'oro di ipocrisia; basti
solamente riportare la meschina dichiarazione della scorsa settimana dell'alto rappresentante dell'Unione Europea per gli affari esteri, Kaja Kallas, in cui afferma la frustrazione dell'Europa per non poter fare nulla per impedire ciò che sta accadendo a Gaza. Con una breve frase è riuscita a fare schifo a ben tre volte: primo, perché tratta il genocidio come fosse una calamità naturale non come un piano di sterminio studiato a tavolino dal sionismo israeliano; secondo, perché non molto tempo prima di una conferenza stampa aveva portato avanti la nauseante narrazione, trita e ritrita, del diritto a difendersi di Israele contro il terrorismo di Hamas, degli Hezbollah e degli Houthi; terzo, perché mentre contro l'invasione russa in Ucraina la gran parte degli stati europei non si è fatta alcun problema ad infliggere sanzioni contro la Russia, si sono invece guardati bene dal comminare ad Israele sanzioni.Questa Europa non è nient'altro che una accozzaglia di nazionalismi, che a malapena si sopportano e dimostra come i governi nazionali ci stiano conducendo in un'epoca più buia di quella medievale.
già oltre cent'anni fa il compagno Lenin ammoniva che senza l'abbattimento del capitalismo e degli imperialismi, quelli che all'epoca venivano definiti “stati uniti d'Europa” sarebbero stati semplicemente l'unione di stati reazionari fondati sulla spartizione delle colonie come di fatto avviene oggi.
Dobbiamo abbattere gli stati imperialisti! Questo è il necessario passo da fare per poter solidarizzare con i popoli oppressi.
La solidarietà non è una questione morale ma è un dovere di ogni singolo proletario che desidera ardentemente la fine di ogni sopruso e di ogni sfruttamento.
Solidarizzare con le classi oppresse degli altri paesi ha la conseguenza pratica di cominciare a scardinare i confini tra le nazioni e dunque il concetto stesso di Stato come organo di sfruttamento della classe dei possidenti verso i proletari.
E’ per questo che la nostra solidarietà deve essere incondizionata verso il popolo palestinese, così come verso ogni altro popolo oppresso. E’ una condizione necessaria anche per noi stessi, per liberarci dalle catene dello sfruttamento, alle quali siamo legati mani e piedi in questa società capitalista
Quando dichiariamo di essere solidali non ci devono essere ambiguità. Lo siamo con tutti i palestinesi e con tutta la sua gloriosa resistenza, tutta nella sua interezza.
Non ci sono incertezze: o si è totalmente con il popolo palestinese o altrimenti si sostiene vigliaccamente l'entità coloniale sionista anche in maniera equivoca.
Quando il concetto di solidarietà sarà ben assimilato da chi ancora si ostina a non voler capire, allora vorrà dire che finalmente Israele potrà essere ricacciata da lì da dove è venuta.
Nessun commento:
Posta un commento