martedì 20 maggio 2025

pc 20 maggio – La festa dei profitti: ieri i padroni hanno incassato i primi 15 miliardi che diventano 41 alla fine dell’anno… bisogna rilanciare la battaglia per aumenti di salario

 

I padroni festeggiano, letteralmente, i loro profitti. “Piazza Affari festeggia il dividend day”, scrive infatti Il Sole 24 Ore di domenica scorsa.

Il 19 maggio è per i padroni il “dividend day” il giorno del dividendo e cioè il giorno in cui i padroni delle azioni quotate in Borsa, di banche e multinazionali, “staccano la cedola”, incassano i profitti.

“Oltre 40 società del listino milanese distribuiranno cedole per un ammontare di 15 miliardi di euro. Ma nell’intero 2025 i dividendi arriveranno alla cifra di 41 miliardi: il 13% in più rispetto al 2024 … Secondo le proiezioni aggiornate, il dividend yield più elevato è quello di Banca Mps (11,2%), seguita da Banco Bpm (10,1%). Seguono Banca Ifis (9,2%), Piaggio (8,7%) e Bper Banca (8,1%).”

Tra queste 40 società, come si vede, la parte del leone la fanno le banche, usurai e strozzini legalizzati, con i prestiti alle famiglie, agli individui e alle stesse aziende, ma nell’elenco di chi incassa profitti ci sono anche multinazionali come Stellantis, Leonardo, Piaggio, Saipem… (come si vede dal grafico). E naturalmente dobbiamo aggiungere tutte quelle aziende che non sono quotate in Borsa ma fanno lo stesso un sacco di profitti. Mentre a livello mondiale si prevedono profitti per 1.790 miliardi.

Come si può vedere la crisi da sovrapproduzione, che è mondiale, non impedisce ai padroni di continuare a fare profitti, cioè ad accumulare gigantesche quantità di plusvalore estorto agli operai. E

proprio questi profitti così elevati (a livello mondiale si parla di 250mila miliardi liquidi nelle mani dei padroni, industriali, commerciali e finanziari…) che hanno ingolfato tutto il sistema, sono costretti dalla gabbia del capitalismo, a stare fermi (depositati in banca), si tratta cioè di profitti (capitale finanziario) che non possono essere valorizzati attraverso il normale investimento produttivo nei “vecchi” settori, per cui molta parte di questi profitti si riversa nei nuovi e nuovissimi settori come la tecnologia avanzatissima che però immediatamente si ingolfano pure questi.

Sono queste le condizioni che impongono ai padroni la guerra commerciale (e poi la guerra guerreggiata) tra capitalisti-imperialisti; tutti corrono alla ricerca di nuovi mercati di sbocco per le merci e l’impiego dei profitti.

“Ciò che viene avanti in maniera fin troppo chiara è che il Capitale fa di tutto per uscire dalle sue difficoltà produttive economiche e lo fa in tanti modi che vengono scaricati sugli operai e sulle operaie; cioè sposta le produzioni, sposta soprattutto i lavoratori nei vari stabilimenti a seconda delle proprie convenienze, mette fuori dalla fabbrica operai momentaneamente o definitivamente, mentre in altri casi assume, anche qui in maniera temporanea, in maniera precaria, mette in cassa integrazione, in contratti di solidarietà, mentre per chi resta c'è un aumento dei ritmi, dei carichi di lavoro, anche una riorganizzazione in basso dei turni. Per cui meno operai lavorano di più. Questo vuol dire solo più sfruttamento, insieme al taglio dei salari che sono stati già in generale ampiamente ridotti da anni e in queste fabbriche ridotti anche per la cassa integrazione.”

(https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/05/pc-20-maggio-speciale-stellantis.html)

I salari bassi sono infatti l’altra faccia di questi profitti dei padroni. Se questi aumentano, e si vede con quale intensità e velocità, i primi si abbassano: direttamente, quando i padroni non intendono firmare contratti che prevedono anche aumenti simbolici, e con l’aumento dei prezzi, e diminuiscono anche in proporzione alla ricchezza accumulata dai padroni.

Anche per tutto questo è necessario far ripartire la battaglia per aumenti salariali.

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