I
fascisti sono servi dei padroni per definizione, e la Meloni li ha rappresentati
egregiamente partecipando alla riunione della Cpac, la Conferenza per l’azione
politica conservatrice e cioè la riunione dei fascisti degli Stati Uniti,
svoltasi ieri, alla quale sono stati invitati altri fascisti come l’argentino
Milei, il polacco Duda…
Mentre
qualcuno si chiedeva se avesse avuto il coraggio di partecipare dopo che anche
Bardella, il rappresentante dei lepenisti francesi, aveva rinunciato a causa
del saluto romano del fascista Bannon, la Meloni ha detto “non potevo mancare”,
non ha voluto perdere l’occasione per dimostrare il suo livello di servilismo.
E non poteva mancare perché la Meloni è parte di questa “famiglia”, dentro la quale ha potuto rivendicare le sue posizioni fasciste: “Non ci vergogneremo mai di chi siamo” ha detto; la Meloni condivide la Cpac, perché “ha capito prima ancora
di altri che la battaglia politica per i valori dei conservatori non si combatte solo negli Stati Uniti … ma è una battaglia del mondo occidentale”.Una
battaglia che la serva vorrebbe vincere con l’aiuto di Trump che è “forte ed
efficace” (mentre prima, come ha ricordato qualcuno, era diventata la nipotina
di Biden…); e continua con il lisciarlo: «I nostri avversari si augurano che il
presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte
scommetto che verranno smentiti». E ancora, a proposito dell’Ucraina: “Per la
pace ci vuole un «leader forte» come Trump e «io so che con lui alla guida
degli Usa non vedremo quello che è accaduto in Afghanistan quattro anni fa» (dove
però fu proprio Trump a decidere il ritiro delle truppe alla fine della sua
prima presidenza).
Ma
proprio sull’Ucraina si è dovuta arrampicare sugli specchi ben sapendo che ha
dovuto cambiare posizione proprio perché Trump ha trattato Zelensky da servo
che non serve più… ha fatto dei passaggi veloci e vaghi senza citare Putin e
senza citare Zelensky, accennando solo al coraggio del popolo ucraino, per non irritare
Trump, ma che si è irritato lo stesso perché il nuovo “zar” pretende obbedienza
assoluta e sembra che non l’abbia “ringraziata” più di tanto alla fine del suo
discorso.
La
Meloni non ha perso nemmeno l’occasione di continuare a sparare balle a raffica,
sempre su Trump ha detto che non “ha parlato non di dazi ma di democrazia”(!!!),
e poi non potevano mancare i “successi” del suo governo: “L’Italia sta meglio,
occupazione a livelli record, l’economia cresce, il flusso degli immigrati si è
ridotto del 60%”.
La
Meloni nei quindici minuti di intervento trova il tempo di continuare a fare la
vittima, ripentendo per due volte “non sono sola” e di lamentarsi che «quando
parlano Trump, Meloni, Milei o magari Modi, vengono definiti una minaccia per
la democrazia».
Una
minaccia per l’attuale assetto della democrazia borghese sicuramente: il
tentativo in corso, infatti, è quello di passare a regimi apertamente moderno
fascisti. E la Meloni prova ad incoraggiarsi da sola dicendo che l’aria è
cambiata e che “I conservatori sono in maggioranza. E, sostiene, garantiscono
«la sicurezza e la libertà». (Avvenire)
Che
i “conservatori” siano maggioranza è ancora una grande menzogna della Meloni, mentre
la sicurezza e libertà di cui parla è quella del capitalismo-imperialismo e dei
suoi governanti servi di stampo moderno fascista.
La
maggioranza, della quale non può parlare la Meloni, è quella composta dalla
classe del proletariato e delle grandi masse popolari a cui spetta il compito
di cancellare prima possibile dalla faccia della terra il marcio sistema che
produce tutta questa spazzatura.
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