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dal persidio di Bergamo che non ha raccolto la forza dello sciopero |
I padroni che sono rimasti al riparo per lungo tempo della moderazione sindacale nelle richieste salariali, dall’affermarsi dei cosiddetti aumenti legati alla produttività, aiutati dal cuneo fiscale, in realtà più uno scudo salariale a difesa delle casse aziendali, stanno dicendo no anche agli aumenti salariali del contratto metalmeccanico e alle altre richieste della piattaforma.
I padroni difendono i loro profitti, come lo fanno scaricando le crisi temporanee, presunte o reali sui lavoratori con gli aumenti dei ritmi e il peggioramento delle condizioni in fabbrica, sullo Stato ad es con la cassa integrazione.
Per i padroni devono essere sempre gli operai a doverci perdere!
I padroni stanno negando le richieste sindacali attraverso la presentazione da parte di Federmeccanica di una contro piattaforma, un segno di questi tempi, di come sentano l’appoggio a tutto campo, ideologico e pratico di Meloni e dell’insieme del suo governo moderno fascista, dove ogni ministro fa la sua parte per rafforzare la dittatura dei ricchi e dei padroni. Dagli articoli mirati a reprimere il dissenso e le lotte, politiche sociali sindacali contenuti nel DDL Sicurezza, agli attacchi specifici al diritto di sciopero, aperti e viscerali di Salvini, come quelli che arriveranno inevitabilmente dalla convergenza messa in mostra in occasione dell’assemblea nazionale Cisl dei delegati e delle delegate tra Meloni e la Cisl nel prendere di mira le lotte dei lavoratori, gli scioperi definiti ‘come zavorra ideologica di chi non riesce a liberarsi di visioni e dinamiche novecentesche e sterilmente antagoniste di cui non abbiamo proprio bisogno’. Un vero e proprio patto corporativo fascista che accompagna la marcia della Cisl interlocutore privilegiato del governo, che vede il conflitto come tossico, che promuove la partecipazione dei lavoratori agli interessi del capitale, quando la ricchezza dei padroni vuol dire più povertà per i lavoratori.
Nella piattaforma dei padroni ci sono al massimo 173 euro e nemmeno sicuri, mentre calcano la mano per rendere strutturale quanto in questi anni hanno già avuto dalle trattative sindacali, puntano ad aumentare ulteriormente le quote di salario legate agli obiettivi aziendali a discapito degli aumenti veri. I sindacati hanno aperto la porta ai cosiddetti ‘premi’ (e non solo) una forma che si avvicina al cottimo, più lavoro possibile e a qualsiasi condizione e i padroni ora chiedono il conto.
Per 1.500.000 di operai metalmeccanici che rappresentano il 6.2 della forza lavoro nel nostro paese dunque non dovrebbe essere una vertenza rituale, tenendo conto anche del fatto che la Cisl sta partecipando agli scioperi innescando uno dei temi importanti aperti dentro questa battaglia.
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un legame tossico |
O andando a spegnersi come nel caso di Bergamo, al presidio deciso dalle segreterie sindacali di fronte al Kilometro Rosso, altisonante nome del parco tecnologico alla periferia della città sviluppato a fianco dell’autostrada, dove da tempo è stata trasferita la sede dell’Unione Industriali.
Struttura che proprio il giorno dopo ha ospitato un congresso di area PD sullo sviluppo industriale con attenzione al settore auto, presenti governo, Confindustria e vertici sindacali di Cgil Cisl Uil su cui torneremo in un altro post.
In molte fabbriche della provincia c’è stata una buona adesione, l’elenco diffuso è significativo. La presenza e la caratteristica del presidio no. Nel parcheggio esterno della struttura si sono raccolti in circa duecento, divisi tra Fiom Fim e Uilm in maggioranza dell’apparato, delegati e piccole presenze operaie, fatto salvo il gruppo arrivato dalla Same fabbrica Fiom che già in settimana aveva scioperato per un’ora e fatto assemblea in prospettiva del 21, che ha provato ad animare la mattinata coinvolgendo i presenti per una uscita dal parcheggio verso la strada, fatta rientrare dopo un ‘giro della rotonda’, dalle forze dell’ordine in modo sbrigativo, offensivo e umiliante.
Tra gli operai e delegati/attivisti sindacali più critici, qualcuno commenta, è chiaro che serve riprendere la lotta nelle fabbriche, ricostruire così l’unità e i rapporti di forza contro i padroni e la repressione, ‘io sono d’accordo, ma poi la segreteria..., abbiamo posto il problema non abbiamo i numeri per votare a maggioranza nella Rsu..., gli operai non ci seguono, se non parli del contratto non ti ascoltano, oggi se occupi una strada ti denunciano… devono muoversi i sindacati.
Come è chiaro che non si parla o si parla pochissimo delle ‘questioni politiche’ nelle assemblee sindacali, perché gli operai ti seguono solo sul contratto…
Voci critiche che si mostrano come la parte più avanzata, evocano questioni annose, cristallizzate, ma loro stessi, agiscono da freno verso i lavoratori, sono parte dei problemi che sollevano, che restano irrisolvibili senza l’autonomia operaia, senza che gli operai riprendano ad agire in autonomia dai padroni, dal governo, dalle strutture sindacali, questione oggi aggravata dal patto corporativo/fascista della Cisl che va respinto e denunciato a partire dalle fabbriche..
Perché è la rivolta sociale il carattere delle lotte che serve, quella rivolta portata in tv da Landini che, però, deve entrare nelle fabbriche, negli scioperi, perché a partire dal contratto, dal salario, gli scioperi devono fare male per rispondere agli attacchi di padroni e governo, per ricostruire i rapporti di forza.
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