Scrive Casarini: " La destra al potere sta soffiando sul fuoco della guerra civile anche in questo caso: il “diritto allo speronamento” potrebbe diventare presto il diritto a sparare."
Noi diciamo Si è vero, e proprio per questo non ci sono alternative pacifiche come si illudono le anime belle del movimento, ma accettare la sfida dalla guerra civile, dalla rivolta all'organizzazione per abbattere questo sistema di oppressione.
Caso Ramy Elgaml, Fares denuncia i carabinieri per lesioni e falso
Da il manifesto Edizione 22.02.2025
Eleonora Martini
Adesso che si è rimesso in piedi, dopo il ricovero in ospedale e le prime cure, mentre sconta una misura cautelare per resistenza a pubblico ufficiale ed è accusato di omicidio stradale insieme al carabiniere che guidava la pattuglia lanciata a folle velocità al loro inseguimento per otto chilometri, Fares Bouzidi, il giovane alla guida dello scooter su cui viaggiava il 19enne Ramy Elgaml la notte in cui morì, ha denunciato in Procura i quattro carabinieri del Nucleo radiomobile di Milano che lo avrebbero «speronato» il 24 novembre 2024 e che avrebbero messo in atto un vero e proprio depistaggio, con false dichiarazioni e omissioni.
Uno dei militari è stato denunciato per lesioni personali (una settimana di terapia intensiva e prognosi riservata ancora non sciolta) perché essendo «alla guida della vettura denominata Volpe 40», all’intersezione tra via Ripamonti e via Quaranta di Milano, «deliberatamente mi speronava», si legge nella querela visionata dal manifesto, causando la perdita di controllo dello scooter «e comprimendo il motociclo contro il palo semaforico presente che veniva abbattuto dall’autovettura stessa».
Tutti e quattro i carabinieri sono stati poi denunciati per falso ideologico e omissione in concorso, per tre episodi distinti. Nel verbale, i militari accusarono «falsamente» Fares Bouzidi di aver eseguito una manovra di guida azzardata che causò materialmente l’impatto con il semaforo nel quale perse la vita Ramy Elgaml. Inoltre, i carabinieri avrebbero «omesso» di registrare la presenza in loco di Elsayed Omar, il testimone oculare a cui gli agenti intimarono di cancellare il video dell’impatto mortale registrato con il proprio telefono. A questo proposito, i carabinieri indagati per favoreggiamento, depistaggio e frode processuale interrogati ieri in procura avrebbero risposto ai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini di aver solo «diffidato» il testimone a divulgare le immagini dei soccorsi e del massaggio cardiaco, convinti di salvaguardare così la privacy dei due giovani.
La foto dei documenti di Elsayed Omar sono stati rinvenuti nel telefono di uno dei carabinieri (che quindi lo avevano identificato) mentre sono attesi ai primi di marzo, per un ulteriore rinvio, gli esiti di una consulenza cinematica disposta dalla procura per stabilire l’esatta dinamica dell’impatto mortale.
Infine Fares Bouzidi ha denunciato i quattro militari per aver attestato il rinvenimento «nella mia tasca» di una catenina d’oro che secondo le forze dell’ordine era «chiaramente danneggiata a seguito di un probabile strappo per furto», pur avendo «piena consapevolezza» che la catenina fosse al collo del ragazzo quella sera. Infatti, secondo Fares, uno dei carabinieri aveva assistito alla manovra dell’operatrice sanitaria che aveva slacciato la catenina «dal mio collo al fine di applicarmi il collare ortopedico» e l’aveva informato che l’avrebbe riposta «nella mia tasca».
Immediato – e spudorato – il commento del vicepremier Matteo Salvini alla notizia della denuncia di Fares Bouzidi: «Senza vergogna. Onore ai Carabinieri».
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