I trumpiani non marciano per le strade in camicia bruna, ciò non toglie che si stiano avvicinando sempre di più ai partiti fascisti degli anni Trenta.
L’uso di questo saluto – seguito come di rito da una ipocrita negazione – è diventato un segno di riconoscimento tra i populisti di estrema destra, una provocazione di cui si divertono mentre anticipano, come dicono su CNews, “l’indignazione dei benpensanti”. Vale a dire dei sostenitori della democrazia, per i quali non provano altro che disprezzo.
Siamo davvero così sicuri che si tratti di una provocazione? Finora, abbiamo evitato ogni accostamento dei populisti ai fascisti. Ma alla lunga finiamo per porci questa domanda. Certo i trumpiani non
marciano per le strade in camicia bruna, non aprono campi di concentramento per rinchiudere i loro nemici, non professano odio per gli ebrei e non organizzano “notti dei cristalli”. Ma da alcuni segnali inequivocabili si evince che si stanno avvicinando sempre di più ai partiti fascisti degli anni Trenta.L’elenco è illuminante: Trump non ha esitato a dire che sarebbe stato un dittatore. “Per un giorno”, ha aggiunto, ma da quando è al potere ha agito per decreto, senza minimamente consultare il Congresso eletto. Nel suo discorso, conclusosi con un saluto nazista, Bannon ha chiesto di violare la Costituzione per consentire a Trump di svolgere un terzo mandato, come fecero Hitler e Mussolini, che salirono al potere attraverso un meccanismo legale ma poi prolungarono i loro mandati a tempo indeterminato.
Trump ha graziato i suoi sostenitori colpevoli di assalto armato al Campidoglio in stile SA. Perseguita i giudici, i giornalisti, i funzionari pubblici che si sono opposti a lui, come fecero i nazisti. Ha riaperto il campo di Guantanamo non per rinchiudere i terroristi, ma per trattenere gli immigrati clandestini cui dà la caccia con l’esercito e la polizia. Minaccia di annettere due paesi confinanti, il Canada e la Groenlandia, se necessario con la forza. Il suo vicepresidente J.D. Vance parla come un gauleiter agli europei e loda l’AfD, un partito fondato da filonazisti, mentre il suo capo trama l’abbandono dell’Ucraina con Putin, come Hitler aveva deciso il destino della Cecoslovacchia.
Paragone eccessivo? Analogia di parte? I trumpiani praticano a modo loro il culto del leader, detestano lo Stato di diritto e dicono apertamente di rispettare solo la forza. Tutto questo, naturalmente, è adornato dagli orpelli della cultura televisiva e dei social media, il che rassicura gli ingenui. Ma che dire della sostanza? “Fight! Fight! Fight!”, ha affermato Trump subito dopo l’attentato alla sua persona. Parole riprese da Bannon, che ne ha fatto l’emblema del trumpismo. “Fight”, cioè lotta. In tedesco: “Kampf”.
L’articolo è uscito originariamente su Le Journal.info il 21 febbraio 2025 con il titolo “Trumpisme et nazisme”. Traduzione a cura di Ingrid Colanicchia.
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