sabato 16 novembre 2024

pc 16 novembre - Verso lo sciopero generale del 29, come rivolta sociale

Il 29 novembre è stato indetto uno sciopero generale. È uno sciopero generale contro il governo, contro la sua manovra economica antioperaia e antipopolare, a favore dei ricchi e dei padroni che, nello stesso tempo, taglia ulteriormente la sanità, la scuola e tanto altro.

Noi siamo favorevoli allo sciopero generale e vi parteciperemo, e invitiamo tutti gli operai, i lavoratori, le masse popolari a partecipare a questo sciopero.

Ma non sono solo le condizioni dei lavoratori e delle masse popolari colpiti nei salari, nel lavoro, nei diritti, nelle condizioni di lavoro e di sicurezza, in fabbrica e fuori dalla fabbrica, sul territorio che richiedono lo sciopero generale, in questa occasione è necessario che gli operai, i lavoratori e le masse popolari prestino estrema attenzione ad altre questioni legate a questo sciopero che sono inaccettabili e che spiegano anche perchè il Segretario della Cgil, Landini (la Cgil insieme alla Uil sono promotori di questo sciopero generale) ha dovuto dire che a fronte delle politiche governative e della situazione generale che c'è nel paese “sarebbe necessaria una rivolta sociale”.

Noi non crediamo alle “rivolte sociali” promosse dal sindacato confederale, Cgil compresa. In tutti questi anni le condizioni degli operai e dei lavoratori, delle masse popolari su tutti i terreni sono peggiorate, e non solo con questo governo ma anche con tutti i precedenti governi, e Landini non ha mai parlato di “rivolta sociale” né tanto meno gli scioperi che questi sindacati hanno promosso hanno avuto un carattere di combattività, di forza che potesse corrispondere agli interessi dei lavoratori e alle necessità che le forme di lotta si adeguino a questi interessi.

La rivolta sociale in questo paese è da tempo che sarebbe necessaria. A parlare di rivolta sociale, per

quanto ci riguarda, siamo stati innanzitutto noi, anche se pensiamo che tutte le organizzazioni sindacali di base che hanno promosso scioperi e iniziative sicuramente sarebbero favorevoli a una rivolta sociale, ma noi ne abbiamo parlato come necessità del movimento dei lavoratori. I lavoratori senza passare alla rivolta sociale non possono difendere le loro condizioni di vita e di lavoro, i loro diritti, né possono strappare risultati ai governi, questo in generale ma in particolare con questo governo che per sue caratteristiche è organicamente antioperaio e antipopolare perché sostenitore di una forma di governo e di un programma di stampo fascista.

Quindi noi siamo incondizionatamente per la rivolta sociale e siamo incondizionatamente perchè lo sciopero del 29 non sia la tradizionale passeggiata con i cortei, in cui più che il comizio dei segretari sindacali non ci aspettiamo.

Siamo perché lo sciopero generale sia un momento effettivo di rivolta sociale, anche nelle forme, nei contenuti e, nello stesso tempo, siccome una rivolta sociale non si improvvisa se non quando è spontanea, è evidente che non basta dichiarare sciopero per il giorno 29 novembre e parlare di rivolta perché questa rivolta sociale ci sia effettivamente.

Però aver posto la necessità di una rivolta sociale in occasione di questo sciopero è giusto e necessario e diventa ancora più giusto e necessario quando vediamo come il governo ha reagito a questa parola d'ordine.

Il capo dei parlamentari di Fratelli d'Italia ha immediatamente detto: “attenzione Landini che quello che dici è passibile di reato”, quindi, sostanzialmente ha minacciato Landini, il sindacato e coloro che hanno promosso questo sciopero considerandolo pericoloso per l'ordine pubblico, per l'ordine statale, tale che andrebbe incriminato il capo del sindacato maggioritario nel nostro paese che ha parlato in questi termini dello sciopero.

Quindi questo governo risponde con le minacce di repressione nei confronti di uno sciopero generale indetto dai sindacati maggioritari in questo paese: questo è fascismo! Questa è un'attitudine fascista dittatoriale al servizio dei padroni, della grande finanza e dello Stato del Capitale, che il governo ha inserito nel contesto della dialettica dello scontro sociale.

Quindi è una ragione in più per fare questo sciopero, è una ragione in più per mobilitare effettivamente i lavoratori nelle forme che è possibile nell'attuale situazione perché rispondano non solo rivendicando il cambio della manovra economica, come rivendicano i sindacati confederali, non solo facendo proprie le rivendicazioni che vengono da ampie parti dei sindacati di base, compreso noi che promuoviamo autonomamente questo sciopero generale, ma assumendo il fatto che il governo vuole lo scontro sociale, vuole imporre con la minacce dell’ordine pubblico, con l’attacco ai sindacati, al diritto di sciopero, la sua politica economica, che è la politica dei padroni, dei capitalisti.

Su questo il 29, noi che per la rivolta sociale lo siamo per davvero, saremo sicuramente in campo, nelle manifestazioni che pensiamo debbano essere di tutti, larghe, perché l'attacco del governo è a tutti; in questo caso siamo perché ci siano manifestazioni comuni, unitarie, innanzitutto sul territorio, perché solo sul territorio si può stabilire un rapporto tra l'effettivo sciopero sui posti di lavoro - che è difficile per tutti - e una mobilitazione fuori dai posti di lavoro, in momenti che raccolgono le forze dei lavoratori, in particolare dei lavoratori impegnati in vertenze a difesa del lavoro.

Il 29 novembre noi facciamo appello allo sciopero e alle manifestazioni di piazza perché siano una forte denuncia e opposizione ai padroni e al governo e che assumano la parola d'ordine della rivolta sociale necessaria a cambiare le cose.

La rivolta sociale serve innanzitutto ai lavoratori a cambiare il loro atteggiamento perché non solo è colpa delle direzioni sindacali o della limitata forza delle organizzazioni sindacali di base se in questo paese non si riesce a fare una lotta seria, vera, a difesa delle condizioni di vita, di lavoro, di salario dei lavoratori e delle ampie masse popolari, con una larga parte precaria, di poveri, di disoccupati, ma questo dipende anche dall'atteggiamento dei lavoratori che scelgono una posizione passiva e di attesa o che si lamentano ma non si assumono le loro responsabilità di partecipare agli scioperi, di non considerare che lo sciopero è la principale arma dei lavoratori per difendere diritti, salari, lavoro e dignità.

Noi pensiamo che lo sciopero debba servire innanzitutto ai lavoratori per permettergli di avere la possibilità, lo strumento, il canale, il riferimento, l'occasione perché si scenda in lotta, perché solo la lotta e lo sciopero sono le armi che in questo momento possono servire ai lavoratori per difendersi dagli attacchi dei padroni ma soprattutto per ricostruire la loro forza, la loro dignità, la loro volontà di difendere gli interessi di classe e di comprendere che in questo paese padroni e governo marciano verso il fascismo, verso la dittatura aperta, perché vogliono che tutto sia a loro favore e niente a favore dei lavoratori.


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