Torino, sette poliziotti indagati per peculato e truffa allo Stato: usano i mezzi di servizio per fare gli imbianchini e i decoratori
I poliziotti non sono stati sospesi dal servizio, ma gli è stata ritirata l’arma in via cautelare
Per integrare lo stipendio si sarebbero inventati un secondo lavoro come imbianchini, decoratori e artigiani. Nulla di male, verrebbe da dire. Ma i protagonisti di questa storia sono sette poliziotti del reparto mobile di Torino che, secondo l’ipotesi di accusa, eseguivano gli interventi edili durante l’orario di servizio e usavano i furgoni in dotazione al reparto. È questo il canovaccio di un’inchiesta della Procura di Torino, che ieri mattina ha notificato agli agenti un decreto di perquisizione e un avviso di garanzia: le accuse contestate sono associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa ai danni dello Stato, invasione di terreni e inquinamento per smaltimento di rifiuti.
L’indagine - coordinata dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta e dal sostituto Giovanni Caspani - metterebbe in luce come gli agenti, almeno dalla metà del 2022 ad oggi, abbiano approfittato dei furgoni del reparto mobile e dei momenti in cui non erano impegnati in servizi di ordine pubblico per portare avanti una sorta di impresa edile fai da te. Nessun atto formale certificherebbe l’esistenza di una società, ma più semplicemente un accordo tra gli indagati per spartirsi il lavoro.
Le perquisizioni hanno portato, oltre al sequestro di cellulari e device, all’acquisizione dei registri in cui vengono annotati i turni di presenza in caserma, così da incrociare i dati con i tabulati telefonici degli indagati. Alcuni riscontri sarebbero già emersi la scorsa estate: agli atti ci sono immagini che mostrano gli agenti mentre scaricano macerie e laterizi dai furgoni in dotazione al reparto. I poliziotti non sono stati sospesi dal servizio, ma in via cautelare sono state ritirate le loro armi.
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