«Persone, Innovazione, Connessioni. Il Dna della Piattaforma manifatturiera d’Europa»: è questo il titolo dell’Assemblea generale di Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia, organizzata al Logistic Park dell’aeroporto di Orio al Serio.
Una rassegna che ha raccolto le spinte degli ultimi anni per una sinergia tra due province confinanti e con tanti punti in comune, industriali, economici, sociali, culturali, geografici ed ha visto interventi significativi esaltare il 2023 d’oro della capitale della cultura giocata sull’asse Bergamo-Brescia diventate capitali a pari merito degli introiti legati al turismo ‘culturale’ in virtù di un primato ottenuto con decisione politica quale ‘indennizzo’ post covid.
Interventi di prospettiva che si scontrano con gli interessi specifici e concorrenziali delle varie imprese in campo. Forte il richiamo ad una alleanza tra i due aeroporti provinciali, (come la prima di una lunga serie dicono) con Orio decollato da tempo con oltre 17.000000 di passeggeri, mentre da Brescia parlano
dello scalo di Montichiari come votato al traffico merci per un piano di integrazione che possa avere punti di interesse per tutti.Allo stesso modo la presidente bergamasca dell’Associazione ipotizza la messa in comune del grande patrimonio di imprese specializzate nella produzione di infrastrutture per reti elettriche, che esistono tra i due territori, per studiare una filiera che diventi eccellenza europea. Non manca chi obietta che alcune delle imprese a carattere nazionale e internazionale, sono in concorrenza tra di loro, che le soluzioni da trovare devono tener conto di ciò, per poter comunque approfittare di un mercato vasto dove potrebbe esserci posto per tutti. Come dire, quello che li lega è il profitto e fare squadra potrebbe aprire opportunità diverse in tempo di guerra e ricostruzione.
Bergamo e Brescia dal punto di vista del sistema economico produttivo, con 2500 imprese e 150.000 lavoratori rappresentano ‘il cuore produttivo d’Italia e d’Europa’ come si definiscono, con il 20,6 del Pil regionale, il 25,4% delle esportazioni, il 31.5% dell’occupazione ed un peso percentuale ancora maggiore dei distretti. Una area con un forte scambio la Germania e export verso gli Usa.
E la spinta alla competitività punta dritta al governo. Vogliono tutto i padroni, investimenti, in fabbrica e per la ricerca finalizzata delle università, ‘per l’innovazione e per il capitale umano’.
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