La straordinaria mobilitazione con il popolo palestinese cresce sempre più in Italia e nel mondo. Studenti, lavoratori, masse stanno portando in piazza la solidarietà al popolo palestinese e lo stanno facendo scontrandosi spesso con la polizia dei governi – come quello italiano - che invece sono con lo Stato occupante terrorista, Israele. La protesta è contro un genocidio in stile nazista contro il popolo palestinese a Gaza e nei Territori occupati. Mentre governi e media complici vanno avanti con la propaganda di menzogne a favore di Israele, negando la realtà sulla violenza assassina di Israele, con più di 18 mila morti di cui la maggioranza sono bambini (8176) e donne (4112).
Ora c’è la tregua ma comunque lo Stato d’Israele è intenzionato a continuare ed estendere l’occupazione e la pulizia etnica contro il popolo di Palestina, a Gaza come nei Territori occupati - una pausa prima della tempesta che Israele intende mettere in atto.
I sindacati palestinesi hanno lanciato un appello ai lavoratori di tutto il mondo per il boicottaggio delle forniture di armi a Israele. Questo appello è stato raccolto in molti Paesi.
Noi con la Controinformazione rossoperaia, con l’attività sindacale, abbiamo fatto la nostra parte spingendo gli operai delle fabbriche in cui siamo presenti di fare qualcosa, di fermarsi, di scioperare almeno un’ora, nella giornata del 17 novembre. Per quella data anche il SiCobas aveva indetto una giornata di sciopero nei magazzini della logistica dove sono presenti.
La solidarietà al popolo palestinese è risuonata forte nella manifestazione nazionale delle donne del 25 novembre a Roma.
A livello internazionale i sindacati belgi sono stati i primi a dare il buon esempio e hanno dichiarato di voler fermare le spedizioni di armi destinate a Israele.
Negli Stati Uniti, una parte della United Auto Workers (UAW), che hanno portato avanti una dura battaglia per ottenere aumenti salariali, è per il boicottaggio di Israele.
Anche in Inghilterra e Nord Irlanda i sindacati si stanno mobilitando, così come pure in India - e qui c’è anche l’importante campagna del Partito Comunista dell'India (Maoista) per una settimana di azione di propaganda e agitazione dal 2 all'8 dicembre, sostenuta in Italia dal Comitato di sostegno internazionale della guerra popolare in India. Di questo appello pubblichiamo alla fine alcuni passi.
Altri lavoratori si stanno mobilitando in Brasile, in Canada, in Giappone, in Colombia, in Polonia. I portuali di Barcellona, i portuali del Pireo, in Grecia, così come i portuali a Salerno si rifiutano di caricare armi e merci per Israele, i portuali di Genova sono parte attiva di questa campagna in Italia.
Questi lavoratori non vogliono essere in alcun modo complici del crimine che sta accadendo a Gaza. I media non riportano nulla di questa mobilitazione.
Il nostro governo, con Meloni/Crosetto, in prima fila nel sostegno a Israele e al suo governo, a Firenze ha mandato la polizia a manganellare gli studenti mentre rafforza accordi economici e militari con Israele che partono anche dalle stesse università con il ruolo del Ministero dell’Università e Ricerca con gli atenei israeliani.
Gli studenti stanno occupando gli atenei di Padova, Venezia, Napoli, Roma, Genova, Torino, Bologna, Macerata, Cosenza, Pisa al fianco della Palestina per rompere gli accordi e finanziamenti internazionali.
Come sviluppo e per dare continuità alle proteste contro Israele e alla solidarietà con il popolo palestinese ora il movimento spinge per l’azione diretta, per l’isolamento internazionale di Israele, per denunciare i padroni e il governo Meloni/Crosetto come complici e sostenitori di Israele, per colpire le aziende italiane che con i loro profitti - che sono macchiati di sangue delle masse palestinesi - contribuiscono all’occupazione sionista.
Con l’Assemblea nazionale di domenica 19 novembre a Roma si è decisa una campagna di boicottaggio, campagna che noi, proletari comunisti e il sindacato Slai cobas per il sindacato di classe, sosteniamo e che ha un modello storico a cui fare riferimento: la campagna internazionale contro l’apartheid in Sud Africa. Certo la situazione è un po' differente ma gli obiettivi sono da sostenere.
Un’altra scadenza è stata la mobilitazione nazionale il 2 dicembre con manifestazioni in tutta Italia.
La campagna di boicottaggio che, comunque, è da tempo attiva - esiste un movimento che si chiama Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (Bds).
Ora il movimento solidale con la Palestina potrà fare un salto di qualità nell’azione diretta contro le industrie e i prodotti israeliani e contro il governo e i padroni italiani, dalla Leonardo all’ENI, contro le università che hanno stipulato accordi con Israele, raccogliendo anche l’appello per il boicottaggio lanciato dalle università palestinesi.
Gli obiettivi della campagna di boicottaggio sono elencati in un dossier , in essa si chiede la revoca del Memorandum di Intesa sulla cooperazione militare Italia-Israele del 2003, approvato dal Parlamento nel 2005 e ampliato nel 2019.
Così come vanno revocati gli accordi tra enti locali e soprattutto tra le università italiane e istituzioni israeliane: molti di questi accordi di collaborazione vengono regolati in base all’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica Italia-Israele siglato nel giugno del 2000 a Bologna. Nel 2020 alcune università italiane hanno partecipato ad un grande evento (Road Show delle università italiane in Israele). Un appello sottoscritto recentemente tra più di 4000 accademici e ricercatori e numerose iniziative degli studenti, ha chiesto di sospendere gli accordi di collaborazione universitaria e scientifica tra Italia e Israele.
Gli accordi di cooperazione, come si vede, non sono di oggi, è un legame intrecciato e rinsaldato sempre di più dai vari governi fino a oggi.
Poi ci sono le Banche, da Banca Intesa a Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Banca d’Italia, le holding finanziarie Anima e Azimut e Assicurazioni Generali.
Poi ci sono i profitti legati all'estrazione del gas con sempre l'ENI in prima fila che rapina le risorse del gas al largo di Gaza e il Gasdotto Eastmed dove si dice: "con esso, per la prima volta, Israele diventerà fornitore di gas per l’Europa, riducendo la dipendenza dalle forniture algerine dopo il blocco di quelle russe. Il gasdotto attraversa il Mediterraneo orientale, partendo dal bacino Leviathan, di fronte le coste israeliane palestinesi e toccherà terra in Grecia, per poi ramificarsi verso la Bulgaria, e poi arrivare in Puglia".
Poi le aziende: "Per avere una idea della dimensione e delle caratteristiche degli obiettivi della campagna ci si troverà a fare i conti con le aziende che hanno partecipato al Forum Italia-Israele a marzo 2023 in occasione della visita in Italia di Netanyahu. Queste hanno un giro d’affari complessivo di circa 300 miliardi di euro e vedono, tra le altre, Eni, Enel, Edison, Snam e Italgas, Leonardo, Fincantieri, Elettronica, Ferrovie dello Stato, Iveco, Thales Alenia, Granarolo, Cdp, Ita, Pizzarotti, Iren e Acea.
Tra le aziende italiane che forniscono materiali militari al ministero della Difesa di Israele, oltre alla Leonardo figurano anche Ase Aerospace (sede San Giorgio su Legnano), CABI Cattaneo (sede Milano), Fimac (sede Senago MI), Forgital (sede Velo D’Astico VI), Leat, Mecaer (sede Borgomanero NO), MES (Sede Roma), OMA Officine (sede Foligno), Sicamb (sede Latina), Teckne (sede Guastalla RE).
Molte di queste aziende sono del settore aeronautico o veicoli industriali”.
Poi c'è boicottaggio dei prodotti israeliani sul mercato italiano e boicottaggio della Grande distribuzione, con in testa la Carrefour che nel 2010 denunciò e portò in tribunale proprio gli attivisti della campagna Bds in Francia. L’8 marzo 2022, il Carrefour Group ha annunciato un nuovo accordo di franchising in Israele con Electra Consumer Products e la sua controllata Yenot Bitan, entrambe attive nel progetto di colonizzazione di Israele.
La campagna parte 1° dicembre con la prima giornata di mobilitazione in alcune città di boicottaggio contro la catena di supermercati Carrefour e lo Stato sionista d’Israele.
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Eravamo al settimo giorno di tregua dove era in corso uno scambio tra ostaggi e prigionieri, ma è stato interrotto venerdì mattina dall'intervento militare con bombardamenti della Striscia di Gaza dal governo
nazisionista israeliano con a capo il fascista Netanyahu e una serie di generali peggio di lui dal punto di vista proprio del nazismo che esprimono, sia sul campo sia con le loro dichiarazioni.La tregua era stata anche voluta per questioni di politica interna, di tattica interna dagli Stati Uniti, ma come si vede non ha retto, non ha retto perché l'intento vero del governo israeliano è quello di eliminare definitivamente il popolo palestinese, cacciarlo dalle sue terre, fare piazza pulita, avere finalmente la possibilità di uno Stato nazionista apertamente religioso nelle terre che sono state, che sono, dei palestinesi. 3 punti aveva messo all'ordine del giorno il governo nazisionista: quello dello scambio di prigionieri, la distruzione di Hamas, perché, dice, che il popolo palestinese non deve avere la possibilità di rivoltarsi contro un'occupazione di tipo nazista, di apartheid ecc., e l'altro quello di non avere più una minaccia simile in quella zona. Quindi una dichiarazione di aperta distruzione di tutto ciò che significa la resistenza del popolo palestinese.
Questa della rottura della tregua è la risposta, che tutti forse si aspettavano, una risposta esplicitamente arrogante, come è stata in tutti questi giorni, una risposta sostenuta costantemente dai paesi imperialisti affinchè uno Stato come questo israeliano possa fare quello che vuole contro un popolo per distruggerlo fino in fondo. In questo gli Stati Uniti sono naturalmente in primis, mandando soldi e armi e poi ci sono tutti gli altri paesi imperialisti, compreso il governo italiano. Ed è un sostegno effettivo perché alle parole che si dicono “preoccupate per le condizioni umanitarie a Gaza” corrisponde invece una dichiarazione costante di sostegno al governo israeliano che avrebbe il "diritto alla difesa".
Quindi l'arroganza, addirittura nei confronti di un amico di Israele, come il governo spagnolo con a capo Sanchez. Il nuovo Presidente del Consiglio aveva detto che ci potevano essere problemi di diritti umanitari, di cui bisogna tener conto, e subito il governo israeliano non ci ha pensato due minuti a dire che questo governo spagnolo è sostenitore del terrorismo e quindi che prenderanno le loro misure pure contro il governo spagnolo. Figurarsi contro tutti coloro che sostengono la Palestina in maniera in maniera molto più esplicita e diversa.
Quindi la "ferocia", una parola che non esprime ancora bene fino in fondo quello che succede in Palestina. Non ci sono parole adeguate, ma le parole bisogna trovarle e insieme alle parole, i numeri che vengono ripresi, riportati da il Manifesto di oggi e dai quotidiani degli altri giorni che dicono esattamente come stanno le cose.
Riprendendo l'ufficio di statistica centrale della Palestina, il quotidiano il Manifesto dice: “Siamo a oltre 15.000 morti. Di cui una buona parte, cioè circa 4000-6000 bambini. È ferocia, questa sì, appunto, è una ferocia che non ci dice quanto sia lo stato di cose allucinante in quel posto”, quindi in questo momento, le statistiche che vengono fatte dicono: “Il 53% della popolazione di Gaza, 2.200.000 persone sono in povertà, di queste ci sono il 33%, in estrema povertà, il 64% non ha cibo a sufficienza. Il settore agricolo è stato smantellato, non si raccoglie più niente, perché i campi sono devastati, tra le altre cose, non solo dai bombardamenti, ma dai carri armati, dai bulldozer israeliani. Le imprese agricole, 65.000, palestinesi sono state distrutte e danneggiate, quelle che si occupano appunto dell'agricoltura”.
Il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità dice che per forza bisogna avere un cessate il fuoco perché gli ospedali su 36 ne funzionano 15 - e adesso vedremo purtroppo come andrà a finire con questi altri bombardamenti - che quindi funzionano tutti in maniera ridotta, abbiamo visto che manca l'elettricità, manca tutto quello che serve, mancano gli anestetici per le operazioni. E lavorano naturalmente il triplo delle capacità. Altro quindi che "atrocità" di cui ogni tanto si ammantano attaccando la resistenza palestinese i giornali borghesi, la borghesia un pò di tutto il mondo.
Bisogna continuare a fare le denunce! perché mentre l'attenzione viene concentrata a Gaza, anche durante la tregua, in questi giorni in Cisgiordania, l'esercito israeliano ha continuato tranquillamente ad uccidere.
E quindi dai bombardamenti che sono durati 55 giorni a Gaza, e adesso sono ricominciati, passiamo a quello che non si vede in Cisgiordania dove gli uomini dell'esercito hanno continuato a sparare.
L’esercito israeliano, nazista, razzista, spara senza guardare in faccia nessuno. Arma i coloni, che a loro volta, con i loro nuovi insediamenti cacciano i palestinesi; lo fanno facendo terrorismo, sparando direttamente e minacciando in ogni momento i palestinesi che devono, secondo loro, lasciare quelle terre a loro con i nuovi insediamenti. E qui ci sono gli altri numeri che non si sono visti in questi giorni così palesemente.
Qui abbiamo 3 ragazzi uccisi, fino a ieri, uno di 25 anni, altri giovani uccisi, complessivamente siamo a 249 uccisi dal 7 ottobre in Cisgiordania, e Save the children l'Organizzazione internazionale che si occupa dei bambini ricorda a tutti che dal 7 ottobre sono stati uccisi 63 bambini, una media di uno al giorno nei mesi precedenti per un totale di 101 da gennaio. Questo in Cisgiordania.
Per passare poi all'assurdità di quello che era stato il rilascio dei prigionieri: a fronte di un rilascio di 30 prigionieri da parte del governo israeliano, lo stesso governo israeliano ne arresta 40 nello stesso momento, tant'è che le cifre statistiche, appunto riportate, dicono che ci sono 3.365 detenuti solo tra Cisgiordania e Gerusalemme est. Dal 7 ottobre, 3365. E questa ferocia di tipo nazista è nascosta anche dai bombardamenti.
A fronte di tutta questa assurdità, per fortuna la solidarietà in tutto il mondo continua, una solidarietà che sfida le posizioni dei governi, laddove i governi impediscono o vorrebbero impedire fisicamente anche le manifestazioni, come per esempio in India o nella stessa Europa del nord.
Questa solidarietà si esprime, per fortuna in tanti altri paesi, per esempio in Tunisia è molto grossa, c'è addirittura il tentativo di fare una legge che rafforzi questa solidarietà denunciando il nazionismo israeliano; in altri paesi ci sono tante manifestazioni, compreso in Italia, dove il 25 novembre nella manifestazione contro la violenza sulle donne che ha visto la partecipazione di 500.000 persone a Roma e ha preso posizione a sostegno della lotta di liberazione della Palestina.
Ma bisogna rimarcare in particolare la solidarietà che viene dai popoli che fanno le guerre popolari.
Una è quella della guerra popolare delle Filippine in corso che ha preso diverse volte esplicita posizione a favore del popolo palestinese e della lotta alla liberazione e l'altra arriva dall'India, il Partito comunista dell'India maoista, che non solo ha preso posizione costantemente a favore della lotta di liberazione, ma ha anche lanciato un appello a livello internazionale.
Questo appello che è stato raccolto dal Comitato di sostegno internazionale al sostegno della guerra popolare in India dice: "Noi stiamo con la Palestina". Ed invita ad agire dal 2 all’8 dicembre, in qualsiasi forma: una settimana di agitazione e propaganda a sostegno della lotta di liberazione della Palestina. Leggiamo qualche passo: “…esigiamo la fine immediata della guerra contro Gaza, nello Stato fascista d'Israele, dal 2 all'8 dicembre in protesta contro l’ ingiusta guerra contro Gaza condotta dal fantoccio dell'imperialismo statunitense, lo stato fascista di Israele, contro il massacro del popolo palestinese. La Palestina è dei palestinesi, l'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre è resistenza al terrorismo israeliano che aggredisce la Palestina da oltre settant'anni. Israele è responsabile dell'attacco.
Dal 7 ottobre col supporto degli imperialisti USA e Gran Bretagna, Israele sta facendo guerra a Gaza. Ha perpetrato numerosi massacri in cui sono morte oltre 16.000 persone, migliaia sono i feriti, la maggior parte degli abitanti di Gaza sono rimasti senza casa, la maggior parte delle vittime sono bambini e donne.
Gli attacchi militari israeliani hanno ucciso anche personale medico, attivisti umanitari e alcuni giornalisti. 50.000 donne palestinesi incinte sono private delle strutture mediche a causa della mancanza di acqua e condizioni minime di igiene le palestinesi stanno assumendo noretisterone per ritardare le mestruazioni con pesante impatto sul ciclo mestruale.
La guerra d'Israele sta violando gravemente tutte le norme internazionali, i diritti umani, innumerevoli sono i crimini di guerra commessi. Come al solito l'Onu reagisce solo formalmente nell'interesse degli imperialisti. I fatti impongono di considerare il Primo ministro Netanyahu, il suo governo, i principali leader del partito Likud, i generali militari e alti ufficiali, tutti criminali di guerra da punire quanto più severamente.
Anche Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e altri paesi imperialisti che sostengono Israele dovrebbero essere portati davanti a un tribunale internazionale.
Facciamo appello ai popoli del mondo, a dire a tutti che Hamas non è un'organizzazione terroristica ma un'organizzazione che lotta per la liberazione del popolo palestinese e a sostenere ogni tipo di azione, di resistenza del popolo palestinese, compresa la giusta resistenza di Hamas.
Facciamo appello al popolo di Israele a opporsi alle politiche antipopolari del proprio governo, e a unirsi al popolo palestinese, a sostenere la sua giusta lotta e ad opporsi allo sciovinismo del proprio governo. Facciamo appello ai democratici, alle forze progressiste, agli attivisti e alle organizzazioni per i diritti umani, gli studenti, i giovani, i lavoratori, i contadini, le donne, gli artisti, gli scrittori e tutte le forze di sinistra antimperialiste insieme a tutto il popolo indiano a schierarsi a sostegno del popolo palestinese contro la guerra, a infrangere il divieto del governo centrale e organizzare manifestazioni, raduni, incontri pro Palestina e contro la guerra in Gaza.”
A questo appello chiamiamo ad unirci per sostenere la lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro il regime nazisionista israeliano.
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