giovedì 7 dicembre 2023

pc 7 dicembre - 3° Formazione Operaia - Lenin 'Che fare?' - Ancora su "spontaneità e coscienza" - Nuovi commenti

Sono pervenuti vari commenti alla 1° Formazione operaia del 23 novembre.

Questi commenti sono importanti perchè permettono di approfondire e attualizzare le lezioni di Lenin, di aprire una discussione, non certo da "tavolino" ma in funzione dell'azione necessaria dei comunisti e delle avanguardie proletarie.

Per questo anche questo giovedì abbiamo scelto di continuare a pubblicare parte dei commenti arrivati e un commento su uno di essi di una compagna della redazione.

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1) Da un compagno di Bergamo La formazione operaia di Lenin è molto importante per tutti i proletari ma serve prima di tutto a noi compagni operai che ci riteniamo avanguardia e operiamo nella quotidianità per non perdere la bussola, la direzione che guida la nostra pratica in questa fase dove è centrale lavorare per l’autonomia e l’organizzazione per il partito. Lenin scrive: "Il compito della socialdemocrazia è di introdurre nel proletariato (permeare) la coscienza della sua situazione e della sua missione. Non occorrerebbe far questo se la coscienza emanasse da sé dalla lotta di classe"

Il rapporto tra spontaneità e coscienza. Quando si opera nella quotidianità si deve saper cogliere gli embrioni di coscienza all’interno del movimento spontaneo, senza scadere nell'economismo. Lenin dice: "Gli economisti vogliono che i rivoluzionari riconoscano il ”pieno diritto del movimento nell’ora presente", "In Russia critici ed economisti sono per la conservazione di ciò che esiste…".
Sottomissione alla spontaneità (e rassegnazione),
vuol dire ciò che esiste "nel momento presente”.

Ma come si diceva nell’anniversario della 
Rivoluzione d’ottobre questo richiede studio, ma “uno studio agente legato alla pratica quotidiana che permetta all'avanguardia di fare un passo in avanti.” E, come diceva Lenin, nella visione di un attacco concentrico dove la lotta

sia condotta unitariamente coerentemente e secondo un piano che si svolge su 3 linee: lotta teorica, politica e pratico-economica (resistenza ai capitalisti).

Lenin, citando Engels, scrive: "Per questo occorre che gli sforzi siano raddoppiati in ogni campo della lotta e dell’agitazione. Precisamente sarà dovere di tutti i dirigenti chiarire sempre più tutte le questioni teoriche, liberarsi sempre più completamente dall’influsso delle frasi fatte proprie della vecchia concezione del mondo, e tener sempre presente che il socialismo, da quando è diventato una scienza, va trattato come una scienza, cioè va studiato. Ma l’importante sarà poi diffondere tra le masse, con zelo accresciuto, la concezione che così si è acquisita e che sempre più si è chiarita, e rinsaldare sempre più fermamente l’organizzazione del partito e dei sindacati…
Le parole di Engels furono profetiche, qualche anno dopo, gli operai tedeschi erano improvvisamente sottoposti alla rude prove delle legge eccezionali contro i socialisti. Ed effettivamente di trovarono armati per affrontarla e ne uscirono vittoriosi
".

2) Da un compagno di Palermo - L’aspetto del contrasto irriconciliabile degli interessi di classe è la cosa più importante per quanto riguarda lo sviluppo della coscienza di classe, classe che ha il suo cuore nella parte impegnata innanzi tutto nella produzione materiale immediata.

Irriconciliabilità con gli interessi della classe che l’avanguardia rivoluzionaria deve sempre avere presente perché richiama obbligatoriamente alla base concreta e materiale, all’essenza della società capitalistica/imperialistica dominata dalla borghesia; irriconciliabilità che comprende l’insieme delle attività delle classi, della vita materiale quotidiana. Se è chiaro che l’arma dello sciopero è quella principale, dentro il quale gli operai aprono gli occhi e la mente anche perché si trovano l’insieme dell’apparato borghese a fronteggiarli come classe, è proprio l’insieme degli aspetti di questa vita quotidiana che devono essere presi in carico dalle avanguardie, mentre lavorano per sviluppare la coscienza dell'irriconciliabilità con l'insieme dell'ordinamento della classe dominante, perché è nella quotidianità che la classe avversa, la borghesia, lavora instancabilmente su tutti gli aspetti dell’oppressione di classe imprescindibile per il mantenimento del suo potere!

3) Da un compagno di Ravenna - Riconosciamo che la classe operaia è l’unica classe rivoluzionaria fino in fondo. Siamo comunisti e abbiamo un solo obiettivo: lavoriamo per costruire il Partito della classe operaia che con la Rivoluzione proletaria conquisti il potere per una nuova società.

“Operaio, tu devi prendere il Potere” dà il senso al nostro lavoro in fabbrica, mentre facciamo appello e organizziamo una vertenza, una lotta per migliori condizioni di lavoro, per la sicurezza in fabbrica, le dobbiamo inquadrare secondo quella prospettiva, quella del potere operaio.

Si dice spesso che bisogna “fare prendere coscienza agli operai”, di “classe operaia”, ed è giusto, in particolare nella fase storica che stiamo attraversando, in cui non è ancora chiaro cos’è l’appartenenza ad una classe, il posto che gli operai occupano nella produzione, la necessaria resa di conti con i padroni ed il loro sistema, cosa significa rovesciare i padroni e il loro potere che poggia su governi, Stato, polizia, mass media, sindacati confederali, partiti parlamentari …. se manca la coscienza di classe i lavoratori non possono resistere all’attacco alle condizioni di vita e di lavoro che padroni e governo portano avanti, oggi con un governo fascista che fa leggi liberticide e repressive e che attacca apertamente il diritto di sciopero sentendosi forte su questo terreno.

Ma la lotta sindacale non ha chiaro ancora tutto questo nesso con la politica, con la necessità del proprio partito politico che rappresenti la propria classe, spontaneamente vuole solo migliori condizioni di lavoro. La conoscenza e la coscienza di classe è da questa azione che prendono forma e creano una nuova realtà se c’è l’azione dei comunisti.

Un sindacato non guidato dai comunisti armati della teoria leninista, seppur combattivo, rivoluzionario, nella storia del movimento proletario del nostro paese li abbiamo visti passare armi e bagagli al fascismo, non lo dimentichiamo.

La lotta contro il padrone permette di comprendere – solo grazie ai comunisti – che gli obiettivi della sua lotta sono relativi, le conquiste saranno cancellate, niente di quanto conquistato è irreversibile, i padroni si riprenderanno tutto: gli operai hanno conquistato la scala mobile e i padroni e il governo l’ha cancellata. Gli operai hanno conquistato lo Statuto del Lavoratori con al centro il divieto di licenziamento senza giusta causa e i padroni e il governo l’hanno cancellato…..

Quindi ogni lotta entra in relazione non solo con il padrone ma con i padroni come classe, riguarda lo Stato, il governo, le loro forze repressive.

Oggi manca la coscienza di classe perchè mancano oggi le lotte operaie ed è questo il punto di partenza per i comunisti m-l-m e per le avanguardie operaie.

La difesa operaia è ancora una debole resistenza, piccoli fuochi di ribellione che istintivamente si accendono nelle fabbriche, oggi li vediamo in quelle della Stellantis, dell’ex Ilva di Taranto e in altre dove l’attacco porta a licenziamenti, chiusure, delocalizzazioni. La lotta parte spontanea e dimostra comunque che, anche se siamo lontani dalla radicalità operaia dell’Autunno caldo, il fuoco dell’antagonismo di classe cova sotto la cenere, la ribellione è espressione dell’istinto di classe ma la realtà è molto diversa dal ‘69/70.

La spontaneità è solo il terreno che dev’essere arato dai comunisti che promuovono/organizzano scioperi avendo chiaro però l’obiettivo, come comunisti allievi di Lenin, che è la presa del potere della classe operaia e che non è un processo meccanico quello che parte dal risveglio dell’antagonismo di classe alla conquista del potere politico.

La direzione è fondamentale ed è determinante la sua direzione “cosciente”.

Quante volte abbiamo verificato che solo la lotta cambia la routine quotidiana, trasforma, che porta i lavoratori al bivio: o avanzare o abbandonare, perché in questa lotta alcuni lavoratori cominciano a vedere la realtà con altri occhi, mentre qualcuno invece vorrebbe rimanere allo stadio in cui si trova, ad accontentarsi delle briciole di questo sistema a comando padronale.

Non prendiamo in considerazione i movimenti e i compagni che, seppur combattivi, non prendono in considerazione la centralità operaia.

Un atteggiamento sbagliato è quello di chi si dice comunista e che attende tempi migliori, propagandando intanto i “massimi sistemi” ai cancelli delle fabbriche con l’illusione che la politicizzazione degli operai possa passare attraverso l’educazionismo, atteggiamento che è nel campo delle idee astratte, che è idealismo in opposizione al materialismo marxista, è passivo ed opportunista nel campo politico, è anti-partito perché non lo costruisce né con gli operai in carne ed ossa e né come risultato di un processo storico concreto.

L’altro atteggiamento di chi si dice comunista e vede le lotte, gli scioperi operai, come espressione di rivendicazioni già in sé politiche, pertanto già sufficienti per attaccare le strutture economico-sociali dello Stato, e con questo atteggiamento accompagna i movimenti spontanei degli operai e delle masse. Questi compagni, mentre fanno sindacato, pensano che stanno facendo la politica operaia, non mettono in atto la trasformazione necessaria rispetto alla spontaneità. La politicizzazione degli operai avviene solo con il lavoro dei comunisti, come la teoria di Lenin dimostra.

Noi di proletari comunisti stiamo diffondendo, e lavorando per fare sempre meglio il nostro lavoro di agitazione e propaganda, la Controinformazione rossoperaia che è la politica proletaria riportata agli operai, l’informazione di parte, perché se ne impadroniscano gli operai per costruire la loro forza autonoma, indipendente da tutte le correnti politiche, perché siano protagonisti attivi della lotta di classe, operai con cui siamo legati attraverso il lavoro sindacale proclamando scioperi e azioni di lotta nelle fabbriche e nei posti di lavoro dove siamo presenti, mentre diciamo apertamente che il nostro sindacato è diretto dai comunisti di una formazione politica specifica e che solo questo tipo di sindacato può riuscire a cambiare in maniera definitiva la condizione dei lavoratori perché punta al potere, punta a rovesciare la fonte di tutte le ingiustizie e dello sfruttamento, che è il potere dei padroni.

Quindi necessariamente bisogna percorrere la strada per arrivare a quella coscienza di classe che è l’elemento alla base della ricostruzione della forza della classe operaia, una forza che non è solo sindacale ma deve essere soprattutto politica.

4) Un commento all'intervento del compagno di RavennaNella prima Formazione operaia del 23 novembre sul "Che fare?" di Lenin su "spontaneità e coscienza" si scriveva: Oggi, quindi, effettivamente siamo di fronte a due problemi che sembrano obiettivamente irrisolvibili come il serpente che si mangia la coda. Da un lato occorre impegnarsi come avanguardie operaie collettivamente e perfino in certi casi individualmente, dato il livello di organizzazione esistente, cioè di disorganizzazione e frammentazione esistente in questi ultimi tempi, per sviluppare scioperi sulle rivendicazioni elementari della classe operaia; dall'altro evitare di considerare tutto questo "coscienza di classe", e soprattutto evitare di diventare il riflesso della coscienza spontanea dei lavoratori, e considerare i propri compiti legati allo sviluppo di questa coscienza spontanea.

Nell'intervento del compagno di Ravenna continua ad esserci una certa confusione tra lotta sindacale e lotta politica, tra compiti del sindacato, sia pur di classe, e compiti del Partito della classe operaia, dei comunisti in quanto militanti di o per un partito comunista. E cosa significa coscienza di classe.

Questo in particolare quando il compagno scrive: "se manca la coscienza di classe i lavoratori non possono resistere all’attacco alle condizioni di vita e di lavoro che padroni e governo portano avanti, oggi con un governo fascista che fa leggi liberticide e repressive e che attacca apertamente il diritto di sciopero sentendosi forte su questo terreno".
La "resistenza" agli attacchi di padroni e governo non è già "coscienza di classe", intesa come coscienza dell'antagonismo con tutto l'ordinamento esistente e della necessità di rovesciare l'intero ordinamento esistente.

La "resistenza" che fanno i lavoratori è ancora lotta sindacale, assolutamente necessaria, altrimenti come dice Marx in "Salario prezzo e profitto": "Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto quotidiano con il capitale, si priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un qualsiasi movimento più grande": ma questa lotta sia pur non solo contro il singolo padrone ma contro più padroni, ma anche contro il governo, l'intervento dello Stato non è già di per sè lotta politica, non determina di per sè "coscienza di classe", della necessità del "contrasto irriconciliabile tra i loro interessi e tutto l'ordinamento politico e sociale contemporaneo" della classe dominante. Tant'è che - e si può vedere in varie lotte che gli operai fanno oggi - anche quando lottano contro il governo l'obiettivo è cambiare il governo, o addirittura i padroni (padroni privati/padroni di Stato) o cambiare partito da appoggiare in parlamento. Siamo ancora, pertanto, ad una coscienza spontanea.

L'intervento del compagno poi dice: "Ma la lotta sindacale non ha chiaro ancora tutto questo nesso con la politica, con la necessità del proprio partito politico che rappresenti la propria classe, spontaneamente vuole solo migliori condizioni di lavoro. La conoscenza e la coscienza di classe è da questa azione che prendono forma e creano una nuova realtà se c’è l’azione dei comunisti"

Così si danno di fatto al sindacato compiti politici. Ma il fatto che sia diretto dai comunisti non può ne deve cambiare la funzione del sindacato nella società capitalista, che è in sintesi quella di organizzare, sviluppare, scioperi, lotte, ecc. per ottenere migliori condizioni di lavoro e di vita. Pur se diretta da avanguardie comuniste, non è la lotta sindacale di per sè che deve avere chiaro "tutto questo nesso con la politica". Questa "coscienza" può essere portata solo dall'esterno dai comunisti - è questo il centro della polemica di Lenin nel "Che fare?" con gli economisti - che pur il compagno di Ravenna giustamente critica nella loro espressione odierna. (per questo parliamo all'inizio di una "certa confusione", non certo di posizioni errate).

La lotta sindacale con l'azione dei comunisti crea condizioni migliori per la lotta politica, per la propaganda, agitazione rivoluzionari. La coscienza politica della necessità del rovesciamento di questo sistema, della necessità del potere operaio per costruire tutt'altro sistema sociale, il socialismo, non nasce da un ampliamento, sia pur da una radicalizzazione della lotta sindacale, nasce dalla comprensione teorica, pratica del limite insuperabile della lotta sindacale e della organizzazione sindacale e della necessità della lotta politica rivoluzionaria e della costruzione del Partito.

Ancora, il compagno scrive: "operai con cui siamo legati attraverso il lavoro sindacale proclamando scioperi e azioni di lotta nelle fabbriche e nei posti di lavoro dove siamo presenti, mentre diciamo apertamente che il nostro sindacato è diretto dai comunisti di una formazione politica specifica e che solo questo tipo di sindacato può riuscire a cambiare in maniera definitiva la condizione dei lavoratori perché punta al potere, punta a rovesciare la fonte di tutte le ingiustizie e dello sfruttamento, che è il potere dei padroni".

Ancora un pasticcio. Ribadiamo, il fatto che il sindacato sia diretto dai comunisti non dà al sindacato il compito di "cambiare in maniera definitiva la condizione dei lavoratori perché punta al potere"; la coscienza politica e la lotta politica viene portata solo dall'esterno; i comunisti aiutano, come dice Lenin, gli operai nella lotta quotidiana contro i padroni, il governo a trovare le forme giuste, gli obiettivi giusti di lotta, ma l'azione politica dei comunisti è esterna alla lotta sindacale; altrimenti, pur non volendolo, si ricade in quello che veniva detto nella Formazione operaia, essere: "il riflesso della coscienza spontanea dei lavoratori, e considerare i propri compiti legati allo sviluppo di questa coscienza spontanea".

Noi riteniamo che il difetto di questa confusione sia ora come ora soprattutto teorico! C'è una carenza di teoria marxista, leninista. Per questo la Formazione operaia che stiamo facendo sul "Che fare?" va presa molto sul serio.

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