venerdì 15 dicembre 2023

pc 15 dicembre - Perchè centrale è il lavoro alle fabbriche - Intervento di proletari comunisti


Il sindacato è una delle forme d'organizzazione dell'attività dei comunisti. Esso è formalmente non comunista, perché raccoglie i lavoratori che fanno le lotte, hanno esigenze, ma è diretto, indirizzato dai comunisti. Nello stesso tempo i comunisti che non organizzino i lavoratori non hanno nessuna possibilità di realizzare i loro obiettivi, di rendere concreta la loro volontà di fare attività comunista. 

In questo senso riteniamo indispensabile che i compagni lavorino costantemente, organizzino le lotte dei lavoratori. Sappiamo che la lotta sindacale è scuola di comunismo, e un compagno che non ha mai diretto una lotta sindacale non potrà dirigere una manifestazione politica in termini seri.

Questo lo diciamo anche nella critica alle tendenze del rivoluzionarismo piccolo borghese nazionale e internazionale che pretende di essere il "partito delle guerre popolari" e poi è formato spesso da compagni che non hanno diretto mai uno sciopero. 

Noi riteniamo formalmente impossibile che un compagno che non ha mai diretto uno sciopero, non ha mai avuto a che fare con una lotta dei lavoratori, possa tutto a un tratto trasformarsi in uno capace di dirigere lotte politiche, lotte rivoluzionarie, lotte armate.

E' pertanto indispensabile la partecipazione di ogni compagno alle lotte dei lavoratori e che loro per primi stringano rapporti con i lavoratori. Perché non stringere mai rapporti con i lavoratori è un certificato di povertà, una dichiarazione di incapacità latente. Non merita l'appellativo di comunista. I comunisti sono reparto d'avanguardia organizzato della classe. 

Quando parliamo di centralità operaia e diciamo che dobbiamo concentrare il lavoro innanzitutto alle fabbriche, affermiamo, oltre che un principio base scientifico marxista-leninista-maoista, continuamente confermato dalla storia del movimento operaio, la verità che mai un partito comunista ha fatto la

rivoluzione o ha avuto peso nella società, se non quando ha avuto un radicamento nella classe operaia. 

Siamo il partito della classe, lavoriamo innanzitutto verso la classe, a prescindere se gli operai sono in una fase attiva o passiva, cosciente o non cosciente. Un compagno che non fa questo lavoro è in contrasto con le ragioni di fondo. 

Così noi affermiamo che senza la partecipazione e successivamente la direzione della classe operaia nel movimento generale, nessun governo, nessuno Stato del capitale può essere mai abbattuto. E questo ogni giorno ci viene dimostrato. Pensate al grande movimento di lotta che i lavoratori hanno fatto in Francia. I suoi lati deboli li abbiamo percepiti sin dall'inizio e li abbiamo trovati poi confermati nel percorso. Essenzialmente la classe operaia industriale, gli operai di fabbrica non erano in prima fila, alla testa di questi scioperi, tutte le famose 14 giornate di lotta non hanno visto una partecipazione delle fabbriche tale che venisse bloccata la produzione e messo in difficoltà il governo. Se non blocchi la produzione nessun governo, nessuna classe dominante viene messa alle strette, e può pensare, per fermare la lotta dei lavoratori, di fare comunque delle concessioni perché pensano che è meglio che cedano alle richieste, ristabiliscano una pace sociale, altrimenti si troveranno la rivoluzione.

Per il padrone, per il governo c'è solo un problema, resistere un minuto più dei lavoratori. La lotta degli operai è di resistere un minuto più del padrone. E la Francia lo ha dimostrato. Nonostante si siano fatte 14 grandi giornate di lotta, con grandi manifestazioni che molte si sono trasformate in scontri con la polizia, il movimento ha perso. Se si fossero paralizzate, non 14 volte, ma almeno tre volte tutte le fabbriche del paese, la produzione delle macchine, la produzione delle fabbriche belliche, la produzione chimica, tutto il sistema produttivo, i padroni per primi avrebbero detto a Macron di ripensarci o gli stessi padroni avrebbero ritenuto quel governo non adatto. 

Questo ci spinge a far di tutto perché la classe operaia lotti e prenda un ruolo di prima fila. Tutte le lotte e "centralità" possibili, dalla logistica ai rider, agli insegnanti, ecc., può darsi che ottengano qualcosa, ma non mettono in crisi il governo, se non si fermano le fabbriche.

Fermare le fabbriche da agli operai un grande potere e il consenso sociale degli altri settori gli permette di ottenere in mezza giornata ciò che in anni non ha ottenuto. 

Rispetto alle fabbriche c'è un solo sindacato di base, l'USB, forte, ma in una sola fabbrica. l'ex Ilva di Taranto, in tutte le altre fabbriche non c'è nessun sindacato di base in grado di far bloccare la produzione. In questa situazione la nostra azione alle fabbriche va considerata una sorta di azione "contro gli operai", per dire agli operai che senza che voi lottate la vostra condizione peggiorerà, la vostra condizione salariale, le condizioni di lavoro, i morti sul lavoro - tutte le le lamentele, le piattaforme per fermare i morti sul lavoro sono "aria fritta", perché i morti sul lavoro si fermano difendendo effettivamente la condizione lavorativa su tutti i piani e questi richiede lo sciopero degli operai, la comprensione che la lotta degli operai aggredisce tutti gli aspetti della condizione lavorativa, che non è un problema di legge, di governi, ma di rapporti di forza e di lotta permanente sindacale di classe. Quindi è evidente che la nostra intervento alla fabbrica è in realtà un intervento di polemica con gli operai. Per organizzare lo sciopero dobbiamo battere le posizioni dominanti nella mentalità operaia, le idee della classe dominante. L'operaio che dice che non ci vuole il reddito di cittadinanza e che il governo è meglio se usa quei soldi per il lavoro, sta dicendo di togliere tre miliardi di euro ai disoccupati e di darli alle aziende. Su questo ci deve essere uno scontro. 

Dallo spostamento di forza della classe operaia dipende l'opportunità storica di trasformare ogni movimento di opposizione in un vero pericolo per il governo. Questo paese è fondato sul capitalismo, sullo sfruttamento della classe operaia. Il vero problema che una settimana di sciopero nelle fabbriche non si fa da trent'anni. Gli operai hanno una grandissima forza, se gli operai si fermano un mese in questo paese si pone la condizione per la rivoluzione.

I burocrati del sindacalismo di base non capiscono questa elementare questione, la centralità operaia è il buco nero del movimento sindacale di base. Non comprendono che proprio quando diventi forte in una realtà, il problema è che quella realtà in qualche maniera contagi la classe operaia. Ma questo contagiato non è spontaneo. 

La classe operaia deve prendere coscienza che fermare per esempio Pomigliano, tutta l'Europa parlerebbe di Pomigliano, tremerebbe uno dei più grandi monopoli che va dall'America all'Indonesia, al Brasile, ecc.; perché fermare la produzione a Pomigliano significa innescare un processo che, se si generalizza, pone il problema della rivoluzione. E la rivoluzione si potrebbe fare già oggi, perché tutte le contraddizioni sociali sono a un livello esplosivo, inaccettabile e la scintilla è lo scoppio della rivolta operaia. 

Questo i primi che lo devono capire sono gli operai, la classe più importante nel mondo, ma che in certe fasi storiche diventa la classe più "stupida" del mondo. La nostra presenza alle fabbriche non è per coccolarli, ma per spiegargli la loro funzione storica, il modo come possono lottare. Perdere una giornata di lavoro non è niente - meglio perdere 5 giornate di salario che contare 5 morti in un giorno. Quindi la nostra presenza alla fabbrica è una presenza sollecitante, spiegante, di propaganda e agitazione, che ha lo scopo di battere il partito operaio borghese che domina nella fabbrica, di battere la passività. 

La centralità operaia non è nessuna mitologia, ma solo scienza marxista. "Siamo tutti operai", non è così. Tutti possono essere sfruttati, oppressi, ma niente è come la classe operaia, e in particolare il reparto centrale, la classe operaia industriale, che è l'unica classe rivoluzionaria fino in fondo. In un paese imperialista la classe operaia è l'anello debole del potere dei padroni, è il becchino dei padroni.

Tutto diventa pericoloso per il capitalismo, quando viene messo in condizione di non poter sfruttare il lavoratore, perché il compito del capitalismo è sfruttare il lavoratore. Poi c'è tutta l'ideologia che deve spiegarti perché sfruttare i lavoratori è la cosa più bella del mondo, è il fattore dello sviluppo e così via. 

Gli operai quando entrano in sciopero non sanno neanche loro cosa gli succederà, dove possono arrivare e neanche loro sanno che a un certo punto se il moto continua si trovano costretti come unica classe organizzata, abituata a lavorare collettivo, a gestire la produzione. 

Nessun commento:

Posta un commento