Non si ferma la mobilitazione in solidarietà con il popolo Palestinese sotto le bombe sioniste da 70 giorni.
CORTEO A MILANO
SABATO 16 DICEMBRE ORE 15,00
concentramento in piazza Loreto
con termine nella piazza/parcheggio della stazione di Lambrate
organizzato da tutte le Associazioni e Comunità Palestinesi
Con il popolo Palestinese che resiste.
Fermiamo il genocidio!
Per un cessate il fuoco immediato.
Dopo 70 giorni di bombardamenti e l'invasione con i carri armati delle forze armate israeliane, la guerra ai Palestinesi nella striscia di Gaza è chiaramente contro ogni rispetto della condizione di sopravvivenza umana.
Donne, uomini, bambine e bambini sono senza acqua, senza cibo, senza più assistenza umanitaria, senza più casa, e le loro vite dipendono solamente dalla casualità e dall'arbitrio della potente macchina bellica alimentata dal sostegno militare del "democratico" Biden.
Cacciati dal nord di gaza dai bombardamenti a tappeto, giorno dopo giorno, la popolazione civile viene dilaniata senza interruzione dalle bombe nella fuga verso il valico di Rafah al confine con l'Egitto. Ma non c'è pietà umana, né rispetto di qualsiasi convenzione perché, appena trovano rifugio in chiese, moschee, scuole, ospedali o rifugi dell’O.N.U. che dovrebbe garantire loro protezione, vengono ancora bombardati, schiacciati e devastati da bombe e macerie.
Senza via d'uscita né luogo sicuro dove rifugiarsi.
La guerra sionista è sempre di più, sotto gli occhi di tutte e tutti, scientificamente
mirata alla distruzione della popolazione civile. È una guerra genocida per la rimozione dalla storia popolo Palestinese in quanto tale.Ma il terrorismo israeliano non si ferma e ormai i morti si contano a decine di migliaia con una percentuale di almeno il 61% di bambine e bambini. Nel frattempo, in Cisgiordania, continua l'esproprio delle terre e l'assassinio di Palestinesi da parte di coloni protetti dall'esercito sionista.
La ricostruzione dei media italiani, per la stragrande maggioranza megafono propagandistico dei criminali sionisti, è invece diversa e fondata su un’esplicita complicità con l'occupante sionista.
Solo un piccolo esempio della disumana differenza di trattamento sul quale forse non si è mai riflettuto abbastanza, presi come siamo nel flusso della propaganda filosionista: ascoltiamo spesso i nomi dei soldati sionisti caduti compiendo stragi di civili e dei circa 140 ostaggi israeliani in mano alla Resistenza Palestinese; nessuno però conosce e mai conoscerà i nomi dei più di 20000 corpi straziati dalle bombe o dalle cannonate. Nessuno, se non le loro famiglie, pronuncerà i nomi di quei circa 8000 uomini e donne, ragazze e ragazzi colpevoli di Resistenza contro l'occupazione militare o rinchiusi a migliaia senza processo (detenzione amministrativa) nelle carceri israeliane. Sottoposti ripetutamente a violenze e torture nella vana speranza di spezzare la loro resistenza.
Ma il popolo Palestinese resiste da 75 anni e continuerà a resistere.
Ogni bomba che cade, ogni colpo di cannone sparato dall'esercito occupante è una spinta maggiore alla Resistenza.
Il segnale che arriva al mondo intero e l'insegnamento che ne traiamo è quello di un enorme coraggio, capacità di sacrificio e abnegazione, di attaccamento alla propria terra e un grande esempio di rivolta contro l'occupazione israeliana e l'imperialismo occidentale.
L'odio e il suprematismo sionista crea le fondamenta per nuove generazioni di palestinesi che si getteranno nella resistenza contro l'occupazione militare.
Ci permettiamo una citazione: nel 1969 Pietro Secchia, durante il suo viaggio in Siria e in Egitto scrisse: «Il sionismo è una parte dell'imperialismo mondiale così come la Resistenza Palestinese è una parte della rivoluzione mondiale".
Questa scelta di Resistenza ha bisogno di ogni livello di solidarietà.
Da quella antimperialista e di rivoluzione sociale a quella di empatia e condivisione umana davanti al genocidio del popolo Palestinese.
Genocidio è pulizia etnica.
Genocidio è espropriazione coloniale.
Genocidio è furto di acqua e terre palestinesi.
Genocidio è annullamento dell’identità culturale Palestinese, storica e religiosa
E tutto questo viene supportato da una disumanizzazione del popolo Palestinese come presupposto della soluzione finale.
Mentre il popolo Palestinese muore sotto le bombe, i governanti occidentali discutono del suo futuro!!!
Fino al 7 di ottobre il popolo Palestinese non esisteva e gli accordi di Abramo ......"per pacificare la Palestina", tanto decantati dalle cosiddette democrazie occidentali, rappresentavano solo il quadro generale di accordi commerciali tra israele e i paesi arabi produttori di petrolio senza alcun accenno o riconoscimento alcuno al diritto all'esistenza del popolo Palestinese.
Oggi i terroristi netanyahu e joe biden, discettano dai loro scranni armati e quasi litigano sul futuro di Gaza con soluzioni che, in ogni caso, mai contemplano il diritto all'autodeterminazione del popolo Palestinese.
Segnaliamo infatti che il primo (Netanyahu) vuole solo finire il lavoro sporco di annientamento del popolo Palestinese, illudendosi di poter estirpare con il sangue la volontà di Resistenza, e di potersi in questo modo ripresentarsi e riaccreditarsi nei confronti del popolo israeliano: più sangue Palestinese verso e più divento presentabile.
Per israele, infatti, l'attacco del 7 ottobre non è solo una sconfitta militare con la perdita di molte vite ma è percepito come un'onta, un monito di inconcepibile (per loro) debolezza, una pietra miliare della vergogna per il loro suprematismo. Per israele il 7 ottobre è diventato come punto di non ritorno che sancisce un univoco e autoproclamato "diritto alla difesa".
Dimenticando però che la storia dei Palestinesi è, da 75 anni, un susseguirsi esponenziale di tragedie e stragi di proporzioni immensamente superiori nel silenzio complice dell'occidente (Tel Al Zaatar-Sabra e Chatila-Piombo Fuso solo per citarne alcune) che hanno segnato indelebilmente la loro memoria senza che questo si traducesse in un legittimo diritto alla difesa anzi venendo trasformati in “terroristi" nel caso di risposte disperate. E la Nakba in corso, con l'unirsi di pratiche genocide e di pulizia etnica, rimarrà per sempre nella memoria del popolo palestinese e di ogni uomo e donna degni di questo nome.
Ma vogliamo anche segnalare, noi così lontani dal concetto stesso di religione e dal suo utilizzo classista, che è intollerabile il suprematismo religioso ebraico che ha portato l'esercito sionista ad aggredire i fedeli musulmani in preghiera nella moschea di Al Aqsa per proteggere le "passeggiate identitarie" della destra sionista sulla spianata delle mosche, e come segnale di disprezzo verso il mondo musulmano spingendo verso la radicalizzazione religiosa.
Torniamo ora all'indebito confronto tra israele e u.s.a. sul destino del popolo Palestinese perché il secondo (biden), dopo aver imbottito i sionisti di armi e carri armati, ora consiglia di ..."non esagerare" nella paura che la guerra di sterminio per come è stata concepita e portata avanti possa, alla lunga, innescarne un allargamento, con un impegno economico e militare, che gli usa non vorrebbero assumersi in vista dello scontro frontale con la Cina per la supremazia sui mercato globale. Nel frattempo si schierano arbitrariamente portaerei nucleari e decine di navi da guerra come atto di guerra preventiva e gli usa votano contro le mozioni dell'Onu che chiedono un cessate il fuoco per salvaguardare la vita di più di 2 milioni di palestinesi.
Per "pacificare" il conflitto e trovare una via d'uscita al genocidio, ripulendosi la coscienza, ora riprendono in considerazione la vecchia proposta di 2 popoli in 2 stati.
È una proposta ipocrita e oggi non praticabile perché non esiste in tutta la Palestina, fin dalla risoluzione 181 dell'ONU del 1947, un confine stabilito che sia mai stato rispettato da israele, come da denuncia fondata storicamente di Ilan Pappè (storico e professore universitario ebreo antisionista).
L'opzione di 2 popoli in 2 stati vorrebbe dire quantomeno imporre a israele il ritiro degli 800.000 coloni che si sono insediati in Cisgiordania rubando terra vita e acqua ai contadini palestinesi con il terrorismo e il supporto dell'esercito. Vorrebbe dire l'abbattimento del muro dell'apartheid che separa vite e famiglie, il ritiro delle truppe d'occupazione, vorrebbe dire il comminare sanzioni economiche e un embargo contro israele. Vorrebbe sostanzialmente affermare il riconoscimento del torto storico subito dai Palestinesi, vorrebbe dire il ritorno dei profughi - come da risoluzione 194 dell'Assemblea Generale dell'ONU del dicembre 1948 - per essere presa in considerazione vorrebbe anche dire parlare di carnefici e di vittime. Qualcuno crede veramente possibile l'affermarsi pacifico di tutto questo ?
Il governo meloni-salvini, sempre più genuflesso davanti alla superpotenza usa nella guerra tra potenze combattuta in Ucraina, anche ora si schiera con il suo padrone nella guerra al popolo Palestinese. Questo schierarsi sotto l'ombrello usa con professioni di servilismo nei confronti della nato, dovrebbe produrre garanzie di stabilità sui mercati finanziari internazionali e qualche possibilità di riuscita nelle trattative europee sul rapporto debito/pil.Ma questa sudditanza meloniana all'imperialismo usa (alla faccia della magnificazione dell'italico destino sulle tracce dell'impero romano...) contribuisce all’azzeramento del basilare riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese perché la potenza imperialista usa e i suoi servi occidentali vogliono decidere anche chi dovrà governare nel futuro dopo la distruzione.
Noi che siamo a fianco del popolo Palestinese e della sua resistenza unitaria, contro la strategia sionista di imporre ai palestinesi e non solo la "grande israele biblica" dalla Giordania (inclusa) al mar Mediterraneo, non ci arroghiamo questo diritto.
Noi non abbiamo soluzioni preconfezionate e vogliamo solo che il popolo palestinese possa decidere del suo futuro, che possa autodeterminarsi sulla propria terra senza il piede sulla testa della potenza sionista o dell'imperialismo usa e occidentale e senza il condizionamento dei falsi amici dei paesi arabi.
Il nostro sogno, che ora sembra impossibile solo perchè molto lontano dal realizzarsi, è quello di una Palestina finalmente in pace senza più occupazione israeliana dove tutti i popoli possano convivere condividendo i frutti del proprio lavoro.
Una terra di pace, di convivenza tra differenti popoli e religioni, fondata sulla costruzione di un progresso sociale dove l'uguaglianza e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori siano il punto di riferimento della società e non il profitto per le borghesie nazionali israeliane o arabe.
Perché questo sogno, questo progetto, possa solo incominciare a delinearsi, per arrivare ad una possibile PACE GIUSTA e non tornare al giorno prima del 7 ottobre, per determinare le condizioni di rispetto della sopravvivenza umana, crediamo necessaria la cessazione dei bombardamenti e delle incursioni militari, un immediato cessate il fuoco, crediamo necessario uno scambio - tutti per tutti- tra ostaggi israeliani e Palestinesi, crediamo assolutamente necessario il ritiro immediato delle truppe israeliane da Gaza e dai territori occupati.
Probabilmente queste sono, tra le altre, le condizioni per avviare un confronto che porti ad una possibile prospettiva di PACE e non di pacificazione in Palestina che rispetti il diritto all'esistenza alla resistenza e all'autodeterminazione del popolo palestinese senza più condannarlo ad una vita di fame, di sottomissione e di violenza che non farà mai dormire sonni tranquilli all'occupante israeliano.
IL PRIMO GIORNO SENZA OCCUPAZIONE SARA' IL PRIMO GIORNO DI PACE!
Con il popolo Palestinese che resiste.
Fermiamo il genocidio!
Per un cessate il fuoco immediato.
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