"Ore 12" esce in audio il lunedi/mercoledì/venerdi
il Martedi/Giovedì/Sabato pubblichiamo la trascrizione dei testi audio
quella che segue è la trascrizione dell'audio di lunedi 8
ORE 12 - Controinformazione Rossoperaia - 1 -
La giornata di oggi, letta attraverso la stampa borghese, aiuta ad offrire un quadro della situazione delle 2 colline, la collina della borghesia, dei padroni e dell’imperialismo, la collina dei lavoratori.
Partiamo dal problema che appare più sentito dai proletari e le masse popolari, in particolare i settori poveri del proletariato e delle masse popolari, al Sud, nei quartieri-ghetto delle grandi metropoli:
il problema del carovita.Su questo, da un lato vediamo come la borghesia e il suo governo abbiano fatto poco o niente per bloccare i prezzi dell’energia, anzi li hanno scaricati sulle bollette – questi sono aumenti dipendenti, fondamentalmente, dall’acutizzazione della crisi internazionale e dalla guerra interimperialista in corso in Ucraina che ha avuto, come riflesso, il problema delle forniture di gas e, di conseguenza, di tutto il ciclo dell’energia, dal petrolio all’elettricità.
Questo però è solo una piccola parte di ciò che ricade sui lavoratori in termini di carovita, il resto è legato, ancora una volta, al fatto che padroni e governo scaricano sui lavoratori la loro crisi. E, quindi, a
catena, ogni aumento dei costi per i padroni, medi/grandi/piccoli, viene scaricato, col meccanismo dei prezzi, sulla pelle dei lavoratori, in particolare vengono scaricati su quelli che costituiscono i beni primari, essenziali, dei lavoratori.
Qui vediamo che c’è anche un problema speculativo perché i borghesi, grandi/medi e piccoli, sono sempre della stessa razza – non c’è una razza diversa tra i grandi padroni, la finanza, le banche, e i gestori anche dei piccoli supermercati, sul territorio nazionale - tutti costoro scaricano sui prezzi tutto ciò che viene a loro volta scaricato su di loro. Quindi c’è certo un elemento speculativo ma la speculazione è una bufala. La campagna sulla speculazione sui prezzi che viene attivata lanciando la guardia di finanza è fumo negli occhi: cos’è questo a fronte dell’inflazione che vede, nel nostro paese, la sua punta più alta in Europa, dell’8%? Cos’è questo rispetto alle decisioni delle grandi catene di distribuzione di ritoccare i prezzi al minuto? Cos’è questo rispetto a ciò che avviene quotidianamente in ogni settore della società? Questo non si chiama speculazione, a cui spesso dà voce anche parte della sinistra parlamentare, e perfino pezzi del sindacato, anche di base; la speculazione è un fenomeno organico e secondario, il problema è il capitalismo e le sue leggi, il rapporto salari/prezzi/profitti, analizzato da Marx. Quindi tutti gli articoli che oggi gonfiano il problema dell’intervento della Guardia di finanza sono fumo negli occhi a cui, innanzitutto, i lavoratori e le masse popolari non devono dare alcun credito.
L’altra questione è la dinamica tra il governo Meloni, i suoi recenti provvedimenti e l’opposizione. Il governo Meloni è andato per la sua strada, ha fatto una manovra modesta sotto tutti i punti di vista, è piena di demagogia come quella in corso sul cuneo fiscale. I giornali di parte hanno dato molto spazio a questo, hanno fatto calcoli immaginari che i lavoratori ben presto verificano nella busta paga, per non dire l’universo dei lavoratori che non ha una busta paga.
E’ chiaro che ci sarebbero tutte le condizioni per le lotta per il salario innanzitutto, perché è l’unica via con cui i lavoratori e le masse popolari possano difendersi dagli attacchi sul fronte del carovita. La rivendicazione di un forte aumento salariale, fuori contratto o dentro i contratti dove ci sono ancora delle dinamiche contrattuali, di 300€ sarebbe la risposta giusta che i lavoratori danno a questa situazione.
Così come la strenua difesa/allargamento del reddito di cittadinanza, l’imposizione del salario minimo che per fasce di 5 milioni di proletari poveri, precari, semi-disoccupati, costituirebbe un’ancora di appoggio rispetto ai salari che ricevono quotidianamente che sono nettamente al di sotto di una soglia ad esempio del 10€ all’ora, che sarebbe la rivendicazione giusta. Quindi, difesa del reddito di cittadinanza, 10€ all’ora di salario minimo, 300€ di aumenti sulla lotta salariale.
Nessuno di questi obiettivi è presente nella piattaforma del sindacalismo ufficiale. La manifestazione di Bologna, una delle prime cosiddette manifestazioni unitarie fatte al posto dello sciopero generale, fatte al posto di un’attivazione di una lotta reale a difesa dei proletari, in fondo richiede solo un tavolo di trattativa che, al massimo, avrebbe la rivendicazione di rendere strutturale l’attuale provvedimento sul cuneo fiscale, cosa, peraltro, che molte parti dello stesso governo, sia a livello di ministri, sia a livello di parlamentari, ritiene obiettivamente possibile.
Quindi mobilitare i lavoratori in manifestazioni di questo genere, in nome della lotta al governo e ridurla ai comizi di Landini e delle segreterie sindacali e della rivendicazione di rendere strutturale la manovra sul cuneo fiscale e, quindi, di mantenere e riaprire la trattativa in corso a Roma, non è una rivendicazione di opposizione politica e sociale, è una forma della collaborazione, di convergenza tra padroni, governo e sindacati.
E la convergenza tra padroni, governo e sindacati è l’elemento centrale della cosiddetta opposizione targata Schlein, che ci sta come il cacio sui maccheroni, il topo nel formaggio in questo tipo di mobilitazioni che sono una sorta di doppio collateralismo: il collateralismo al governo di un’opposizione assolutamente fragile e inadeguata rispetto alle rivendicazioni dei lavoratori e il collateralismo verso la battaglia parlamentare che è dentro il quadro dell’attuale parlamento nero, sono davvero una carta perdente dal punto di vista dei lavoratori e delle masse popolari.
Certo, la manifestazione di Bologna ha raccolto 30 mila in piazza - secondo quanto dice la stampa - e riteniamo che tra queste 30 mila ci siano fasce di operai, di lavoratori, che non hanno trovato ancora una sponda di lotta nel sindacalismo confederale all’interno delle fabbriche, se non poche eccezioni.
Gli operai da un lato partecipano poco a queste manifestazioni con motivazioni, spesso anche di destra, sia chiaro, perchè quando i lavoratori ragionano: “sono tutti uguali, la lotta è inutile”, questa è una posizione di destra, anche quando si aggancia ad argomenti validi.
Dall'altra c’è una fascia di operai che partecipa a queste manifestazioni, e quindi è chiaro che questa fascia di operai deve verificare anche attraverso l’inutilità di queste manifestazioni che nulla ne viene ai lavoratori che i sindacati confederali rappresentano e alla fascia di lavoratori che vi partecipano.
Da governi e padroni nessuna soluzione: carovita, lavoro, salario, salute. E quindi la strada alternativa è l’unità, la lotta, l’organizzazione. Certo, si può guardare in Francia e si può capire che cosa intendiamo.
Cambiando argomento, i giornali di oggi tornano sull’emergenza migranti. A Lampedusa ci sono stati 600 sbarchi in meno di 24 ore. Ancora morti in mare: venerdì un barchino è affondato nelle acque Sar maltesi, a 42 miglia da Lampedusa, 37 salvati e altri periti, i numeri non sono chiari. Altri migranti sono arrivati in altri pezzi delle coste del nostro paese, ogni giorno abbiamo un numero di migranti che arrivano in condizioni assolutamente pesanti, con i loro fratelli di classe, compagni di viaggio,, che allungano la lista dei morti a mare.
La stampa non mette strettamente in relazione la situazione drammatica dei migranti e dei morti in mare con il Decreto Cutro che è in approvazione e che dovrebbe esserlo entro martedì alla Camera. Un Decreto che è stato uno schiaffo innanzi tutto ai morti di Cutro e percorre una strada che è opposta sia alle esigenze di umanità, di accoglienza, di salvaguardia delle vite umane, sia rispetto alle norme internazionali che garantirebbero soccorsi e aiuti in ogni condizione, sia, soprattutto, a quello che succede quando i migranti arrivano nei nostri porti, con lo stato degli hotspot, lo stato dei campi-lager, lo stato dei lavoratori a cui non si vuole rispondere con provvedimenti di emergenza come fu ai tempi dell’arrivo dei 20 mila tunisini dopo la primavera di lotta in Tunisia; allora avevamo pur sempre un governo della borghesia, con un ministro leghista, Maroni, ma questi dovette stabilire un provvedimento di emergenza, di permesso provvisorio di soggiorno che permise a quei 20 mila tunisini di restare, innanzi tutto di restare sul territorio nazionale, e poi di raggiungere le destinazioni a cui essi volevano andare. In quell’occasione fu una rivolta che ebbe il suo focolaio importante a Manduria che aiutò questo provvedimento. Diciamo questo perché anche rispetto al Decreto Cutro nessuna fiducia nell’opposizione parlamentare, massimo sostegno alle manifestazioni come quella del 28 a Roma; ma la linea vincente è la rivolta dei migranti, la linea vincente è il sostegno alla rivolta dei migranti, la linea vincente è il braccio di ferro col governo che nei luoghi-chiave dell’immigrazione possa permettere di strappare con le unghie e con i denti provvedimenti di emergenza che permettano ai migranti di essere accolti e non affogati e trasferiti e si metta un freno alla politica razzista e imperialista e reazionaria del governo.
Su questo torneremo nei prossimi giorni.
Ma come non mettere in collegamento – la stampa borghese non lo fa neanche lontanamente, anche negli articoli di oggi – l’ondata migratoria e le guerre, non solo con la guerra delle guerre, quella in corso in Ucraina, ma le guerre quotidiane del modo di produzione capitalista/imperialista che hanno acceso queste guerre reazionarie in generale, tranne in quei paesi in cui i popoli gia' sono in lotta, in ribellione, dalla Palestina, al Kurdistan, alla grade Guerra Popolare in corso in India.
In generale si tratta di guerre reazionarie che si autoalimentano per l’azione dell’imperialismo e dei signori della guerra e che producono miseria e morte e che originano, certamente contribuiscono in maniera determinante, l’ondata migratoria che da questi paesi si muove. Quindi esiste il rapporto tra guerra e immigrazione, la lotta a sostegno dei migranti, a sostegno dei popoli che lottano contro l’imperialismo e la lotta contro la guerra imperialista nel cuore dei paesi che la producono è una chiave fondamentale di quella che continuiamo a chiamare lotta di classe.
In questo senso il movimento contro la guerra appare assai fragile e debole, non in grado di offendere e difendere la pace. Offendere significa rendere difficile la vita ai governi della guerra, rendere la vita difficile ai governi che aumentano le spese militari, rendere la vita difficile alle Basi militari, rendere difficile la vita quotidiana ai ministri e ai generali della guerra, ovunque essi siano e ovunque si muovano. Lotta contro la guerra è questo.
Le manifestazioni per la pace, le catene umane, si muovono all’interno delle buone intenzioni. Certo, meglio che ci siano manifestazioni contro la guerra, per la pace, che manifestazioni guerrafondaie, ma esse sono inefficaci. Hai voglia che il segretario di Rifondazione, Acerbo, parli sul il Fatto Quotidiano, in piazza, di fermare le macerie. Questo tipo di manifestazioni non sono in grado di mettere un freno all’azione del governo, né fermare alcuna maceria. Alla guerra si risponde con la guerra dei proletari e dei popoli. Lo stadio di questa guerra è ancora all’anno zero, le pur significative manifestazione di settori proletari contro la guerra, le pur lodevoli iniziative, tra cui la nostra della mozione operaia all’interno delle fabbriche, sono piccoli inizi, bagliori, di quella che deve essere una vera lotta contro la guerra. Ma per sviluppare la lotta contro la guerra, la chiarezza dei comunisti, delle avanguardie operaie, è fondamentale.
Lo stesso Acerbo parla di questa manifestazione con formulazioni appartenenti a tutto tranne che all’opposizione antiimperialista e perfino al pacifismo conseguente: “alla politica non conviene che se ne parli”. Ma come si fa a dire questo? L’uso di questa parola è già una forma di confusione oltre che di tergiversazione. Il governo è fascio-imperialista, guerrafondaio, con ministri facenti parte all’industria della guerra, un paese sulle posizioni degli USA e della NATO e sempre più attivo su tutti gli scenari non solo della guerra in Ucraina, a cui fornisce ufficialmente ed ufficiosamente armi di ogni genere e tipo, ma in tutti gli scacchieri potenziali dell’estensione di questa guerra, per non parlare dei rapporti dell’imperialismo italiano con i paesi, le borghesie reazionarie, burocratiche, nel Mediterraneo. Senza rovesciare questo governo non si può fermare alcuna guerra, non si può neanche richiedere un governo che guardi alla pace. Concentrare questa manifestazione sulla richiesta di pace invece che sulla richiesta di una nuova opposizione contro il governo che sia all’altezza della gravità della situazione della guerra, è ingannare i lavoratori, i popoli, i loro stessi militanti.
“Meloni e Schlein non hanno il coraggio di dire NO agli USA”: come se fosse questi governi, questi governanti possono decidere al di fuori dei rapporti di forza e del contesto economico-politico, quello che si chiama sistema imperialista, alleanze imperialiste, di cui le borghesie, i padroni di ogni paese sono i primi protagonisti beneficiari, sempre dentro uno sviluppo diseguale tra imperialisti forti ed imperialisti deboli.
Quindi lottare contro la guerra significa intraprendere il cammino difficile della mobilitazione operaia e proletaria della lotta contro le Basi, della contestazione dei governi e degli atti anche politici, non solo militanti che polarizzano il dibattito nel nostro paese. Ecco, la campagna Cospito sarebbe un ottimo esempio su come condurre la battaglia contro la guerra. E questo è tutt’altro di quello che sostiene l’Acerbo di turno e tutto il fronte cosiddetto pacifista.
Infine, cosa si muove nel campo del governo? Qui siamo alla guerra tra bande per le cariche, le mani sulle istituzioni che il nuovo governo fascio-imperialista avanza tappa tappa, con i partiti di governo che mettono al loro posto figure scelte da loro che in un certo senso rendano compatibile tutte le istituzioni al piano di trasformazione reazionaria dello Stato e dell’economia. Le mani fasciste e salviniane sulle istituzioni non sono la naturale evoluzione della spartizione delle poltrone dei governi precedenti, sono passi che compatibilizzano le istituzioni, i nuclei centrali dell’economia, gli apparati dello Stato al moderno fascismo che avanza.
Ma questo lo dicono solamente proletari comunisti e pochi altri, perché nel nostro campo, dove ci sarebbero tutti i motivi per unirsi e combattere questi governi, pesa la confusione e l’oscurità e non certo la chiarezza.
Su alcune notizie minori. Forza Italia ha fatto la sua Convenzione. Questo partito è passato dall’essere il partito di Berlusconi al partito di Marta Fascina. La vecchia cariatide reazionaria produce la miseria delle nuove forme di escort che attualmente sono invece figure politiche, trasformate in figure politiche. In questo senso la Convention di FI ha dimostrato che questo partito, nella corsa alla strutturazione del governo, al moderno fascismo, alla repubblica presidenziale, è solo un modesto compagno di strada, parte della disgregazione del sistema politico parlamentare che è uno degli elementi importanti che si dialettizza con la marcia reazionaria.
A Firenze vi è stato un corteo contro la sede di casapound. Firenze, attualmente, è uno dei centri della lotta antifascista. La gravissima aggressione che i fascisti fecero agli studenti, dette vita ad una manifestazione di 70 mila persone che ha alimentato, ha rinnovato, una cultura antifascista nella città. Ma è chiaro che quella manifestazione non ha avuto alcuna continuità, perché non era quello lo scopo dei Landini, Schlein, Conte, che si precipitarono a parteciparvi, perché l’antifascismo è antifascismo militante che è parte anche dalle grandi manifestazioni di massa per tradursi in una pratica quotidiana di attacco ai fascisti di Stato e allo squadrismo di strada come all’insieme culturale che oggi ha un avamposto decisivo nel nuovo governo Meloni.
I compagni che hanno sfilato a Firenze scrivono: “la sede di casapound in via Vanni è una provocazione alla città intera… il corteo si è fermato qualche minuto sul retro della sede e ha intonato cori come "siamo tutti antifascisti", "fascisti carogne tornate nelle fogne" ed altri ancora. Ma questo lo si può leggere solo in un trafiletto de il Fatto Quotidiano, non c’è nessun giornale che obiettivamente ne parli. Questo dimostra come è lunga la strada per far diventare l’antifascismo uno dei punti chiave di una battaglia politica generale, di una opposizione generale. E sicuramente questo tipo di lotta antifascista non può rimanere nell’alveo ristretto dell’antifascismo militante dell’estrema sinistra giustamente in piazza su questo. Questo richiede un salto di qualità in forme per cui l’antifascismo, la lotta al fascismo di Stato e di governo, al fascismo di strada e alle sedi e al ruolo a 360° del revisionismo storico entri di petto nelle mobilitazioni contro la guerra, nelle mobilitazioni sociali e, via via, nelle stesse mobilitazioni proletarie a cui tutti lavoriamo nei confronti dell’intera politica del governo e del Capitale.
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