Parliamo di: venuta di Zelensky in Italia - L'occupazione del governo delle postazioni Istituzionali, della Rai - Tornando ai movimenti di lotta e alle loro lezioni
martedi/giovedì/sabato pubblichiamo la trascrizione dei testi audio
Quella che segue è la trascrizione dell'audio di venerdi' 12
Nella giornata di oggi, su tutti i fronti, nel nostro paese, avvengono delle vicende importanti.
In primis gli “stati generali della natalità”, il summit di stampo clerico-fascista, all’insegna di “Dio-Patria-Famiglia”, su cui è necessaria la massima attenzione, denuncia e riflessione - che non faremo in questo numero di Controinformazione rossoperaia ma la rimanderemo ai primi giorni della prossima settimana, data anche la rilevanza che la questione ha.
Sulla venuta di Zelensky in Italia
Segnaliamo nella giornata di oggi la venuta di Zelenskj in Italia, che consolida l’asse imperialismo/Zelensky, di cui gli USA sono i capi e l’Italia fa da prima linea. Questa visita è legata alla notizia – che non ha avuto il dovuto rilievo nei giorni scorsi – dell’appello dell’ambasciata italiana a Kiev con cui si chiede a tutti gli italiani di abbandonare l’Ucraina.
Quindi, da un lato vediamo l’estensione dei passi e clima di guerra, voluta dall’imperialismo USA/Europa/Italia, in dinamica con la risposta che l’imperialismo russo invasore dell’Ucraina si trova a fare, dall’altro che la guerra si allarga, si estende e diventa una guerra senza limiti. E si invita Zelensky in Italia proprio per rinsaldare il passaggio a una fase ancora più ampia, di tipo militare, che attraverserà questa guerra.
Occorre dire però che il passo decisivo non è la venuta di Zelensky in Italia quanto la notizia ormai
ufficiale dell’invio di missili a lunga gittata da parte dell’altro grande vassallo dell’imperialismo americano che è la Gran Bretagna che, sin dall’inizio di questa guerra, ha avuto un ruolo molto attivo nel sostegno militare all’Ucraina e anche nella partecipazione alle fasi più oscure di questa guerra, quale l’attentato al gasdotto Nord stream e altri tipi di operazioni coperte.La partecipazione diretta, l’invio dei missili a lunga gittata a Zelensky e all’Ucraina, comporta la possibilità di attaccare, dal territorio ucraino, innanzitutto la Crimea ma poi lo stesso territorio russo. E’ evidente come questo inneschi un processo a catena di estensione della guerra, di azione e controreazione che vedranno non solo l’intensificazione in Ucraina di questa guerra ma l’estensione più generale, e il ruolo sempre più attivo che i paesi imperialisti come il nostro – e l’Italia di Meloni lo è a pieno titolo – potranno avere nella guerra, negli effetti di ritorno di questa guerra.
Nonostante questo sia sotto gli occhi di tutti, il livello di risposta che viene dato nel nostro paese è ancora inadeguato. Non si comprende che questa guerra può essere fermata con una “controguerra”, di massa, intesa come grandi manifestazioni, opposizione a partire dai luoghi di produzione, a partire dalle grandi masse popolari del nostro paese che pagano gli effetti di questa guerra anche sul fronte del carovita, dei tagli alla Sanità, alla scuola.
Segnaliamo che oggi vi è una assemblea telematica promossa dai portuali di Genova, da sempre in prima fila nella lotta contro la guerra, che hanno promosso sia il blocco delle navi destinate ai teatri di guerra – quindi un’azione diretta, significativa, dei lavoratori, la più avanzata che vi è stata nel nostro paese su questo fronte – sia la manifestazione di Genova, in cui ci fu un’iniziale chiamata a raccolta, intorno ai lavoratori che l’avevano promossa, di forze sindacali e di associazioni che lottano contro la guerra.
Noi pensiamo che questa strada vada percorsa, in questo senso auspichiamo che l’assemblea telematica di oggi promuova una manifestazione nazionale a Roma. E’ importante che questa manifestazione nazionale sia almeno a livello di quella di Firenze del marzo del 2022, promossa a suo tempo da altri operai in lotta, dai lavoratori GKN che seppero unire la battaglia contro le delocalizzazioni e la chiusura delle fabbriche ad un appello più generale a chi li sosteneva e all’intero arco del sindacalismo di base e di classe, delle associazioni politiche di orientamento comunista, rivoluzionario, attive contro la guerra; fu una manifestazione di decine di migliaia di persone che, però, non ebbe un seguito sufficiente nel condurre questa campagna, sia per i limiti di chi l’aveva promossa sia perché non ci fu l’organizzazione necessaria per poter andare avanti su quella strada, contestare il Parlamento, l’aumento delle spese militari e far diventare la manifestazione di Firenze il vettore generale del movimento contro la guerra.
Noi ci auguriamo che la proposta dei lavoratori portuali di Genova possa essere raccolta e, intorno alla proposta di una nuova manifestazione a Roma, si raccolgano le componenti più attive del sindacalismo di base e di classe – noi ci siamo sicuramente e pensiamo debbano esserci il Si Cobas, l’USB e pezzi di lavoratori che già sono schierati sul fronte della guerra e che, in diverse forme, lo hanno fatto notare.
Noi ci auguriamo che da questa proposta possa favorire il rilancio di una lotta contro la guerra imperialista nel nostro paese, contro il governo imperialista del nostro paese che, legata alle grandi tematiche sociali che sono sotto gli occhi di tutti, permetta di costruire la contro-forza necessaria alla marcia senza limiti di questo governo sul fronte della guerra, su cui torneremo.
Sull’occupazione del governo delle postazioni istituzionali
L’altra vicenda importante è come il governo sta affrontando le questioni sociali da un lato, e questioni politiche-istituzionali dall’altro.
Sul fronte delle questioni politiche-istituzionali vediamo l’occupazione – l’abbiamo già denunciato ma ora questa occupazione è con nomi e cognomi - di tutte le postazioni istituzionali, basandosi sulla forza del governo, innanzitutto, e della maggioranza parlamentare, che sostituisce i manager e i capi delle varie istituzioni e occupa la RAI.
Sulla Rai siamo di fronte a un cambio di registro. I giornali hanno gia’ documentato le percentuali di controllo della RAI da parte del governo non solo nel fatto che vi sono canali assolutamente al servizio del governo – buona parte di Rai 1, sicuramente Rai 2, con un’influenza crescente in Rai 3, per non dire delle televisioni Mediaset e sappiamo che l’attitudine di LA7 non è certo quella di un’opposizione a questo governo anche se c’è qualche voce di opposizione in questa rete si ascolta.
Questa occupazione della RAI dev’essere vista non solo per il fatto che vengono occupate delle poltrone quanto per il fatto che viene forzato l’indirizzo generale della RAI in senso moderno fascista: sul fronte della cultura, dell’informazione, sul fronte della storia, sul modo in cui vengono raccontate e presentate le notizie, sul fronte dell’eliminazione dai talk show di conduttori che sono in odore dell’opposizione sia pur parlamentare o che in qualche occasione svolgono una funzione molto positiva nel dare voce a vicende sociali e politiche che interessano i lavoratori e le masse popolari.
Come un carrarmato, troveremo che pseudo intellettuali, giornalisti del carro governativo, rottami di orientamento neofascista o revisionista storico, occupano le caselle della RAI, occupano le trasmissioni più seguite. Quindi anche trasmissioni normali, non solo quelle di carattere giornalistico – anche se queste sono l’aspetto principale – verranno occupate da uomini di questo governo e delle sue componenti più reazionarie, rappresentate da Fratelli d’Italia e da Meloni.
L’altro fronte che viene occupato è quello delle forze armate, militari, delle forze repressive del nostro paese. Su questo sarà necessario fare una biografia attenta, non solo dell’orientamento generale che il governo vuole esprimere, e già praticare, con queste nomine, ma anche degli uomini che verranno ad incarnarlo.
Noi abbiamo parlato di “occupazione di tipo golpista”. Perché “di tipo golpista”? Non perché siamo di fronte ad un golpe ma perché occupare tutte le caselle del sistema istituzionale, informativo e militare, permette a questo governo di forzare la mano ogni volta che ne avrà la necessità per imporre la sua politica su tutti i fronti; e, siccome siamo in un clima di guerra, siamo in una più generale marcia sistemica per cambiare e forzare ulteriormente la natura istituzionale, capitalistica del sistema, e si può pensare che l’occupazione di tutte le caselle si sposi con l’avvio delle riforme istituzionali di cui abbiamo parlato in una precedente occasione.
Il fronte della guerra, il fronte della trasformazione dello Stato: è questo di cui parlano i giornali e su cui bisogna prestare la dovuta attenzione, non solo in questa controinformazione operaia, ma nella vita quotidiana degli strumenti di controinformazione che hanno a disposizione le organizzazioni politiche e sociali di opposizione, le organizzazioni sindacali di base e di classe, i movimenti, i centri sociali.
Torniamo ai movimenti
Abbiamo salutato con gioia la mobilitazione degli studenti. Gli studenti fuori sede hanno messo in luce con la loro azione, con le loro forme di lotta, come lottare contro questo governo e come sollevare le grandi questioni sociali, al di fuori della ritualità dell’annuncio di scioperi generali; come è l’azione diretta su temi sentiti dalle masse che centra la contraddizione tra masse e governo su tutti i fronti che. E noi dobbiamo stimolare questa battaglia.
E’ stato lo stesso per quanto riguarda la campagna Cospito, che per alcune settimane ha polarizzato l’attenzione sul carcerario, sulla politica repressiva dei governi e sulla natura stessa di questo governo in continuità diretta, in questo caso, con i precedenti governi. Lo Stato della repressione, lo Stato disumano della violazione dei diritti umani si è sposato con la condizione nelle carceri, con il sovraffollamento, con le morti, i suicidi che vi sono stati nelle carceri. E, per alcune settimane, il carcere, e la mobilitazione per Alredo Cospito/41bis è stato al centro dell’attenzione, finita con una vittoria parziale, un freno alla politica di persecuzione fino alla morte di Alfredo Cospito.
Ma poi avete visto che è sparito il carcere dall’orizzonte dei giornali. Quindi è solo la lotta diretta, fatta anche di minoranze, ma che sia di scontro frontale con questo governo su precisi temi, che fa sì che questi temi entrino nell’agenda non solo dei governi e dei movimenti che sostengono queste lotte ma delle masse nel loro insieme.
Ed è lo stesso il caso degli studenti in lotta.
Gli studenti in lotta mettono in luce, a partire dagli affitti, la condizione generale degli studenti, la condizione di violazione del diritto allo studio, al reddito. Molto spesso i giovani fuori sede pesano pesantemente sulle loro famiglie e tante famiglie non possono sostenere l’università per i propri figli e, quindi, l’università, già di classe di per sé, diventa sempre più di classe, selettiva, un’università d’élite che caccia i giovani delle classi povere, i proletari, i figli delle masse popolari, ma anche di settori di piccola borghesia che non sono in grado di sostenere le spese di studio dei propri figli, a cui viene negato cosi’ il diritto allo studio, il diritto a un futuro, il diritto a una vita.
La questione degli affitti è una punta d’iceberg che ha messo in luce il fatto che molti giovani per mantenersi agli studi per pagare questi affitti indecenti, speculativi e sistemici, sono impegnati in attività quotidiane che sono lavoretti, una platea di lavoro nero e sommerso che sfrutta i ragazzi; l’altra faccia, in seno all’università, della cosiddetta alternanza scuola-lavoro, con i pesanti effetti che produce sulla condizione di vita e sulle aspirazioni degli studenti.
E’ un bene che la stampa stia dando grande spazio a questa lotta. Questa è una lotta esemplare. Noi riteniamo che anche sul fronte sociale bisogna seguire, non solo sostenere, gli studenti nelle forme di lotta in prima persona senza aspettare interventi di sindacati – che non ci sono o cominciano ad esserci solo quando le masse lottano direttamente. Sono tanti gli insegnamenti che vengono da questo movimento che noi vogliamo che vada avanti.
Gli annunci del governo di investimenti nell’edilizia abitativa per gli studenti sono fumo negli occhi – ne pareremo più diffusamente nei dettagli nelle prossime edizioni di Controinformazione operaia – però è chiaro che la parte più attiva degli studenti sa bene che si tratta di fumo negli occhi: soldi dati a padroni e padroncini casomai o a imprenditori edili, parte del sistema parassitario e del rapporto tra Comuni-Regioni-Ministeri e istituzioni. Ciò che dicono direttamente gli studenti, attraverso la loro tenda, non trova alcuna risposta a questo.
E la condizione delle famiglie degli studenti?
Ma è chiaro che tutto questo mette in luce non solo la condizione studentesca ma la condizione delle famiglie dei lavoratori degli studenti e fa parte del più generale problema del carovita.
Il carovita è fatto da situazioni in cui non si possono comprare i beni necessari. La vicenda per esempio sulla pasta su cui il governo pare voglia intervenire, sta mettendo in luce come si sia degradata la condizione di vita quotidiana delle masse più povere, pensate a coloro a cui viene tolto/ridotto il reddito di cittadinanza, a tutta la platea dei lavoratori che non hanno un salario minimo decente. Tutto questo s’intreccia con quello che succede sui posti di lavoro: più sfruttamento, più precarietà; i provvedimenti del 1 Maggio sono andati nella direzione dell’intensificazione dello sfruttamento e della precarietà.
In questo senso, la lotta per il salario, per la difesa delle condizioni di vita, la lotta contro la guerra, la lotta contro la struttura istituzionale, politico-ideologica di questo governo sono una necessità sempre più estesa e sentita delle masse a cui bisogna dare corpo e organizzazione, attraverso una sistematica azione che tocca alle avanguardie dei lavoratori, alle forze più avanzate che vi sono nel mondo del lavoro, nelle fabbriche, sul territorio, nel movimento dei giovani.
Perchè da questi venga la risposta che sicuramente partiti, il parlamento, sindacati confederali, non sono in grado di dare
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