La crisi dell’auto, a livello mondiale, continua a
scaricarsi sulle operaie e sugli operai con ripetuti periodi di cassa
integrazione in tutte le sue forme!
“Per lo stabilimento auto più grande d’Italia, quello di
Stellantis a Melfi, - scrive il Sole 24 Ore di ieri, 21 luglio - sindacati e
proprietà hanno raggiunto un accordo per un contratto di solidarietà in
deroga della durata di un anno, a partire dal 7 agosto prossimo.”
La perdita di “161 turni di lavoro da gennaio a giugno” è attribuita ancora una volta alla “mancanza di componenti elettronici e semiconduttori.” Da un lato la crisi dei microchip è uno dei veri problemi attuali per quasi tutta la produzione industriale mondiale, ma il quotidiano dei padroni
puntualizza anche altri fattori, come quello di “un mercato, sia italiano che europeo, che si sta ridimensionando” e che addirittura “neanche gli incentivi, varati dal Governo Draghi a fine maggio, riescono a tirare su.”Se neanche gli incentivi servono (se non a fare risparmiare
i padroni miliardi per salari e investimenti, aiutandoli di fatto a fare più
profitti!), allora perché i sindacati confederali che hanno fatto l’accordo
chiedono ancora al governo come fatto “indispensabile”! “un piano di
supporto all’automotive da parte del Governo che aiuti l’intera filiera
produttiva ad affrontare la difficile congiuntura e il processo di transizione.”?
E soprattutto perché continuano a dare rassicurazioni agli
operai sui futuri licenziamenti dicendo che “L’azienda ha riconfermato il
piano industriale definito nell’accordo del 25 giugno 2021 che prevede la
produzione nel sito lucano, a partire dal 2024, di quattro vetture full
electric e soprattutto ha confermato che lo stabilimento non ha esuberi
strutturali, bensì legati alla nota crisi di approvvigionamento dei
semiconduttori.”?
Mentre risulta chiaro perfino al giornalista del quotidiano
dei padroni che si va “verso una riduzione strutturale degli occupati nelle
fabbriche italiane. A Melfi dal 2021 c’è stata una riduzione di 800 addetti
grazie ad accordi sulle uscite incentivate.”?
Con questa posizione, con questi accordi, non si possono
certo “tutelare i 6.200 addetti di Melfi” come scrive il giornalista del
Sole24Ore, per di più “attivando un ammortizzatore sociale che possa dare
seguito alle settimane di cassa ordinaria già fatte” perché “attivare gli
ammortizzatori sociali” al sindacalismo confederale e ad esso associato, in
questo caso Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm-Aqcfr, serve sempre come tentativo per tenere
buoni gli operai con promesse, in nome e per conto del padrone, come uno dei suoi
compiti fondamentali! Significa solo “comprare tempo” in vista della ristrutturazione
industriale che prevede oggettivamente la “riduzione strutturale degli occupati”.
Con questo ulteriore accordo, la palla adesso, come si suol
dire, viene gettata nel campo degli operai che devono “usare il tempo” dal loro
punto di vista e pensare alla “ristrutturazione”, ma della loro lotta in
risposta ai piani chiari dei padroni e dei loro amici!
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