venerdì 22 luglio 2022

pc 22 luglio - Stellantis: per gli operai dello stabilimento di Melfi un altro anno di cassa integrazione in deroga

 

La crisi dell’auto, a livello mondiale, continua a scaricarsi sulle operaie e sugli operai con ripetuti periodi di cassa integrazione in tutte le sue forme!

“Per lo stabilimento auto più grande d’Italia, quello di Stellantis a Melfi, - scrive il Sole 24 Ore di ieri, 21 luglio - sindacati e proprietà hanno raggiunto un accordo per un contratto di solidarietà in deroga della durata di un anno, a partire dal 7 agosto prossimo.”

La perdita di “161 turni di lavoro da gennaio a giugno” è attribuita ancora una volta alla “mancanza di componenti elettronici e semiconduttori.” Da un lato la crisi dei microchip è uno dei veri problemi attuali per quasi tutta la produzione industriale mondiale, ma il quotidiano dei padroni

puntualizza anche altri fattori, come quello di “un mercato, sia italiano che europeo, che si sta ridimensionando” e che addirittura “neanche gli incentivi, varati dal Governo Draghi a fine maggio, riescono a tirare su.”

Se neanche gli incentivi servono (se non a fare risparmiare i padroni miliardi per salari e investimenti, aiutandoli di fatto a fare più profitti!), allora perché i sindacati confederali che hanno fatto l’accordo chiedono ancora al governo come fatto “indispensabile”! “un piano di supporto all’automotive da parte del Governo che aiuti l’intera filiera produttiva ad affrontare la difficile congiuntura e il processo di transizione.”?

E soprattutto perché continuano a dare rassicurazioni agli operai sui futuri licenziamenti dicendo che “L’azienda ha riconfermato il piano industriale definito nell’accordo del 25 giugno 2021 che prevede la produzione nel sito lucano, a partire dal 2024, di quattro vetture full electric e soprattutto ha confermato che lo stabilimento non ha esuberi strutturali, bensì legati alla nota crisi di approvvigionamento dei semiconduttori.”?

Mentre risulta chiaro perfino al giornalista del quotidiano dei padroni che si va “verso una riduzione strutturale degli occupati nelle fabbriche italiane. A Melfi dal 2021 c’è stata una riduzione di 800 addetti grazie ad accordi sulle uscite incentivate.”?

Con questa posizione, con questi accordi, non si possono certo “tutelare i 6.200 addetti di Melfi” come scrive il giornalista del Sole24Ore, per di più “attivando un ammortizzatore sociale che possa dare seguito alle settimane di cassa ordinaria già fatte” perché “attivare gli ammortizzatori sociali” al sindacalismo confederale e ad esso associato, in questo caso Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm-Aqcfr, serve sempre come tentativo per tenere buoni gli operai con promesse, in nome e per conto del padrone, come uno dei suoi compiti fondamentali! Significa solo “comprare tempo” in vista della ristrutturazione industriale che prevede oggettivamente la “riduzione strutturale degli occupati”.

Con questo ulteriore accordo, la palla adesso, come si suol dire, viene gettata nel campo degli operai che devono “usare il tempo” dal loro punto di vista e pensare alla “ristrutturazione”, ma della loro lotta in risposta ai piani chiari dei padroni e dei loro amici!

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