A 3 mesi dallo scoppio della guerra imperialista, “scatenata dall’invasione russa
dell’Ucraina che sta facendo tante morti e distruzioni, alimentata
dall’imperialismo Usa, dalla Nato, dai governi europei, usando la pedina a loro
servizio che è il governo Zelensky infestato dai nazisti” (v. editoriale di pc-maggio) non
c’è aria di tregua, nonostante i proclami o addirittura i “piani di pace” come
quello elaborato dal governo Draghi che però poco prima ha approvato il terzo
pacchetto di aiuti militari all’Ucraina! Che coerenza!
Questo “piano” che a quanto pare non conosce quasi nessuno,
nemmeno gli ucraini, come riporta il Manifesto di oggi, è stato: “Presentato la
scorsa settimana al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres dal ministro
degli esteri Luigi Di Maio a nome del governo Draghi, consiste per quanto è
dato sapere in quattro punti.
1 – Cessate il fuoco con il
conseguente smantellamento della linea del fronte in Ucraina.
2 - Status internazionale
dell’Ucraina. Contempla la neutralità del Paese basata su una «garanzia»
internazionale e prevede un futuro ingresso nell’Unione europea.
3 - Il destino delle zone
contese, Crimea e Donbass, che godrebbero di una piena autonomia, a patto però
che Kiev conservi la sovranità sull’intero territorio nazionale.
4 - Garanzie sull’equilibrio
internazionale. Il piano propone un accordo multilaterale sulla pace e sulla
sicurezza in Europa. Con alcune priorità: disarmo e controllo degli armamenti,
prevenzione dei conflitti. Per quanto riguarda l’esercito russo si dovranno
stabilire i termini del ritiro dal suolo ucraino con parallelo smantellamento
delle sanzioni a Mosca.”
Che non possa essere un piano minimamente credibile si capisce subito e lo dicono in tanti, perfino i diplomatici russi, che dicono di non averlo mai ricevuto, e che hanno risposto in modo abbastanza ironico, per non dire altro: “Da Roma non ci hanno inviato nulla, ma da quello che leggiamo sui media
le proposte italiane sono talmente distaccate dalla realtà che in linea di principio è difficile che possano essere prese sul serio”, e sembra che il piano “sia stato preparato non da diplomatici ma da politologi locali, che hanno letto dei giornali provinciali…”Ma in realtà sono le posizioni dei “leader” dei paesi imperialisti
da Ursula von der Leyen a Biden, da Johnson a Stoltenberg che alimentano il
fuoco con le frasi: “sconfiggere la Russia”, “l’Ucraina deve assolutamente
vincere” e via di questo passo.
A 3 mesi dalla guerra tutti possono constatare che non si
tratta quindi della pazzia di Putin o di Johnson o delle gaffe di Biden,
perché si tratta di “… una guerra
per i profitti, per il controllo delle fonti energetiche, per gas, petrolio,
materie prime, per una nuova spartizione del mondo" e in questo
senso si tratta semmai di pazzia di un sistema che per sopravvivere deve
portare in giro per il mondo la morte e la distruzione! E il governo guerrafondaio
Draghi è pienamente dentro questa logica perché “… invia armi,
missili, mezzi militari, soldati, con accordi segreti anche al di là
dell’approvazione parlamentare, violando la Costituzione che nell’art. 11
ripudia la guerra. Un governo che
ha a cuore solo gli interessi dei grandi padroni, delle multinazionali, della
grande finanza italiana e internazionale e che scarica sui lavoratori e le
masse popolari italiane i costi di questa guerra sporca, avviando una ‘economia
di guerra’ con il carovita, aumenti di bollette, tagli dei fondi per il lavoro,
la sanità, la scuola, la salute, l’ambiente; con il risultato che i padroni
diventano sempre più ricchi e i proletari sempre più poveri.”
E quindi tutta la pubblicità
al “piano di pace” di Draghi è un’altra manovra per spargere fumo e confondere
l’opinione pubblica visto che, come riporta ancora il Manifesto: “Lo
stesso Di Maio afferma che «il piano di pace italiano è ancora un lavoro
embrionale, ci vorrà tempo. Noi abbiamo delineato un percorso che parte da un
gruppo di facilitazione internazionale e ha l’ambizione di arrivare a una nuova
Helsinki».
Il tempo di cui parla Di Maio potrà servire al suo governo a tentare di “salvare la faccia” (e il gas!) ma per il proletariato e le masse di questo paese, per noi, è quello in cui “dobbiamo ribellarci e rispondere a questa guerra del capitalismo e dell’imperialismo con la nostra guerra di classe. Scioperi veri che blocchino le fabbriche e il paese, manifestazioni vere unitarie e di massa, come quelle che avvengono in tanti paesi più sfruttati e oppressi dell’Asia, Africa, America Latina.”
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