domenica 22 maggio 2022

pc 22 maggio - Ddl sulla concorrenza = soldi ai padroni peggioramento dei servizi e delle condizioni dei lavoratori

Si sta centrando la querelle (soprattutto interna ai partiti della maggioranza) sulla questione della spiagge, concessioni balneari, in cui giocano gli interessi di padroni medi e grandi, e che in sostanza significa comunque potenziamento della concessione di coste che dovrebbero essere pubbliche ai privati; ma si tace su tutto il resto del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato vuole consegnare ai privati tutti i servizi pubblici locali senza alcuna esclusione. 

Certo, questo processo di privatizzazione è in corso da tempo e da parte dei vari governi precedenti, ma nessun governo finora aveva messo per legge una tale completa privatizzazione, accompagnata dalla definitiva mutazione del ruolo dei Comuni.

E' un attacco strategico che non solo va a colpire la qualità dei servizi, dato che il criterio per i nuovi

gestori privati è solo quello del guadagno, ma va inevitabilmente ad alzare il loro costo, peggiorando o in molti casi negando l'accesso di lavoratori, masse a servizi pubblici essenziali, come energia, trasporti, rifiuti, per cui si scrive: "Si intende promuovere l’introduzione di più concorrenza nella filiera di gestione dei rifiuti, ecc.", e cosa più inaccettabile alla sanità.

In un periodo in cui la pandemia ha messo in luce l'assoluta necessità di un rafforzamento del Servizio pubblico sanitario, e in aperto contrasto con la richiesta emersa in particolare in questi due anni di pandemia da più parti, da personale medico, infermieristico ai cittadini, ai sindacati di base e di classe, per una riorganizzazione del servizio sanitario per un servizio pubblico unico, universale, gratuito, per l'abolizione di finanziamento indiretto alla sanità privata, il Ddl parla di agevolare «l’accesso all’accreditamento delle strutture sanitarie private». Un vero schiaffo ai malati, alle loro famiglie, al personale sanitario.

Uno schiaffo ai lavoratori, lavoratrici, alle masse popolari, ai settori poveri, che proprio in questi mesi sono già colpiti dall'aumento delle bollette e dei prezzi della spesa quotidiana in generale, e che ora si trovano d'avanti questo nuovo provvedimento che prosciugherà le loro misere tasche; i prezzi che si realizzano sul mercato saranno troppo alti per le masse, e quindi o pagano o non potranno accedere al servizio. 

Una vergogna anche per la presa per il culo con cui il governo sta presentando questo odioso provvedimento: esso - si scrive - ha lo scopo di «promuovere lo sviluppo della concorrenza e di rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati (…) per rafforzare la giustizia sociale, la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini».

E' uno schiaffo alle lotte, vertenze in corso di tanti settori precari di lavoratrici, lavoratori occupati in servizi pubblici - vedi per esempio pulizie, ausiliariato negli asili comunali - che chiedono la "internalizzazione" dei servizi essenziali e dei loro rapporti di lavoro, per uscire da una precarietà permanente, fatta di continui passaggi di ditte, di contratti di poche ore e pochissimo salario, con appalti di ditte/cooperative che scaricano le loro offerte al "massimo ribasso" per ottenere gli appalti sui lavoratori, tagliando su orari, organici, materiali, attrezzature, non pagamento di straordinari, ecc.; lavoratrici che lottano anche per migliorare il servizio verso bambini, famiglie. Ora, invece che internalizzazione si troveranno con più privatizzazione, quindi più precarietà, più condizioni di lavoro misere e pesanti! 

Ribaltando a 360 gradi la funzione dei Comuni e il ruolo di garanzia dei diritti svolto storicamente dai servizi pubblici locali, il ddl Concorrenza pone lo Stato ad esercitarli "nel rispetto della tutela della concorrenza". Separando, tra l'altro, le funzioni di gestione da quelle di controllo. 

Mentre, infatti, all’affidatario privato viene richiesta solo una relazione annuale sui dati di qualità del servizio e sugli investimenti effettuati, se invece un Comune volesse gestire in proprio un servizio pubblico locale - ma con quali soldi, visto che conseguentemente anche queste risorse verranno tagliate? - dovrà produrre «una motivazione anticipata e qualificata che dia conto delle ragioni che giustificano il mancato ricorso al mercato»; dovrà tempestivamente trasmetterla all’Autorità garante della concorrenza e del mercato; dovrà prevedere sistemi di monitoraggio dei costi; dovrà procedere alla revisione periodica delle ragioni per le quali ha scelto l’autoproduzione.

Questo disegno di legge fa il paio con il decreto sulle liberalizzazioni degli appalti, che ripristina il "massimo ribasso", liberalizza il subappalto, con tutte le conseguenze sulle condizioni di lavoro e soprattutto sulla sicurezza - vedi i morti/assassini programmati nei cantieri edili.

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