Oramai è una cantilena stonata: “Secondo i calcoli del
Codacons una inflazione al 6% si traduce in una stangata pari a +2.394 euro
annui per un nucleo con due figli, e +1.843 euro per la famiglia tipo.” L’aumento
dei prezzi viene calcolato da ogni “istituto” pubblico, come l’Istat, o privato
come il “think tank” Nomisma che prevede “"mesi difficili per i
consumatori che vedranno aumentare i prezzi del carrello della spesa ma non
i loro salari.”
La giustificazione del “capo economista” di Nomisma, questo
“pensatoio” borghese al servizio dei padroni, è che “Al momento le imprese non
possono addizionare nuovi costi salariali ai costi energetici e delle
materie prime.”
In generale un aumento dei salari (“nuovi costi salariali!)
può al massimo intaccare il profitto del padrone, mentre qui si spaccia la
vecchia menzogna che dice che è l’aumento del salario che fa aumentare i prezzi
delle merci!
Il “capo economista” con la faccia di bronzo conferma che “Il
potere d'acquisto dei cittadini probabilmente continuerà a diminuire per un
certo periodo, fintanto che non si fermerà l'inflazione di fondo oppure
quando le imprese che avranno strutturalmente assorbito gli aumenti energetici
saranno pronte ad aumentare i salari dei lavoratori". (Il Sole 24 Ore 18/5)
L’aumento dei prezzi di tutte le merci è attualmente legato alla
guerra imperialista in corso in Ucraina, e quindi “l’inflazione di fondo” non si
fermerà tanto facilmente, mentre le imprese non saranno mai “pronte ad
aumentare i salari dei lavoratori” perché il loro mestiere naturale è
quello semmai di abbassarli; come dice Marx in “lavoro salariato e
capitale”: “la tendenza generale della produzione capitalistica non è
all’aumento del livello medio dei salari, ma alla diminuzione di esso, cioè a
spingere il valore della forza lavoro suppergiù al suo livello più basso”
e questo abbassamento in Italia è in corso da circa 30 anni!
Dall’altro lato, quando succede che i salari aumentano, è solo
perché i lavoratori hanno combattuto e creato rapporti di forza tali che in un
certo momento permettono di strappare l’aumento; questi rapporti di
forza sono il risultato necessario della sua lotta quotidiana su questo fronte
perché (sempre Marx): “Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto
quotidiano con il capitale, si priverebbe, essa stessa, della capacità di
intraprendere un qualsiasi movimento più grande”.
La borghesia, dal canto suo, come al solito, prova a
spargere confusione su questi rapporti tra le classi, anche se è costretta a
confermare l’aumento dei prezzi.
Ma queste conferme (di una realtà vissuta sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari) rendono ancor più necessaria la lotta diretta contro i padroni per aumenti salariali e contro il carovita.
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