giovedì 4 novembre 2021

Capitalismo-imperialismo - “Tempi duri per la ripresa globale” tra scarsezza di materie prime, prezzi alle stelle, licenziamenti, guerre, riarmo e distruzione ambientale


Nonostante le chiacchiere più o meno ottimistiche, con promesse che fanno prevedere un impegno dei paesi capitalisti-imperialisti, che vengono fuori dai consessi mondiali come il G20 o la Cop26, e nonostante la montagna di soldi stampati per non far bloccare del tutto l’economia, siamo in presenza di una crisi che mette a dura prova ogni mossa dei padroni e dei loro governi, un acuirsi incalzante delle contraddizioni interne al sistema capitalista-imperialista.

E alle già tante domande che si pongono gli economisti sul futuro del loro sistema, come abbiamo riportato dal dossier del Sole24Ore (qui e qui), ma che sono domande che si pongono in tutto il mondo i padroni che devono investire, i capi di governo e i direttori delle banche mondiali, che provano a “ristrutturare” bisogna aggiungere queste che sono anch’esse all’ordine del giorno: “protezionismo” o “mercati aperti”? cui corrisponde, per dirla sommariamente, dal punto di vista del modo di come “governare la crisi”, “dittatura sempre più aperta della borghesia”? L’avanzare senza sosta del moderno fascismo in tutto il mondo indica chiaramente questa tendenza.

Gli scaffali vuoti dei supermercati (e la mancanza di autisti per il trasporto delle merci e le code alle pompe di benzina) dell’Inghilterra, una immagine che si riteneva impossibile fino a qualche anno fa, sono la palese dimostrazione dell’acuirsi delle contraddizioni - in questo caso la “Brexit” -  e ci riporta alla “Scarsità di componenti e materie prime” come titola uno dei capitoli del Dossier del Sole 24 Ore.


[queste sono foto di asparagi piazzati dai gestori per "riempire" i vuoti!!!]

Alcune materie prime diventate scarse ed elencate sui quotidiani in questi giorni sono il grano (“scarseggia la semola per la pasta” ),  il silicio, il manganese (produzione di chip...), il magnesio (produzione di acciaio…) e il rincaro impressionante di tante altre come il petrolio, il gas (l’energia in generale) che incidono su tanti altri settori produttivi come il tessile, l’alluminio

“Il Covid – dice il Dossier - ha portato a massicci investimenti infrastrutturali in Europa e negli Stati

Uniti e ha accelerato la transizione energetica che era già in corso: tutto questo necessità di grandi quantità di materie prime. Purtroppo, già scarseggiano, con prezzi sempre più alti e tempi di attesa infiniti.

La “transizione … era già in corso” appunto per questa ennesima crisi da sovrapproduzione che ha visto il crollo delle banche del 2008 che ha travolto industria e commercio e la conseguente difficoltà a mantenere un livello “accettabile” di profitti. E le cose si sono complicate con la pandemia.

Difficile ipotizzare che questo sia un fenomeno interamente temporaneo: è vero che i colli di bottiglia nelle catene globali delle forniture sono in gran parte dovuti alle riaperture, ed è anche vero che l’offerta prima o poi si adatterà, [questa è più una speranza dell’economista! ndr] ma è anche vero che l’incremento della domanda legato agli investimenti infrastrutturali e alla transizione energetica è massiccio. È nuovo. Figlio del Covid e del cambio di approccio alla finanza pubblica da parte di tutti i Governi.” Che appunto stanno “oliando” il sistema con migliaia di migliaia di miliardi [e la Banca Centrale Europea ha detto che continueranno almeno fino alla fine del 2022!] come mai si era visto nella storia.

Nel post-Covid le materie prime continueranno a scarseggiare dunque? Le opinioni sono discordanti. Se così fosse, questa scarsità potrebbe avere un impatto forte ovunque. Innanzitutto, sull’economia” come se quella che chiamano “economia” fosse qualcosa di estraneo alla società nel suo complesso!

“…la scarsità di materie prime potrebbe rallentare i grandi investimenti e dunque diventare un bastone tra le ruote alla ripresa. Avrebbe un effetto, ovvio, anche sull’inflazione. E sulle imprese: uno studio di S&P Global Ratings su 10mila aziende di tutto il mondo dimostra che è proprio l’incremento dei prezzi alla produzione il vero problema per loro. Ma rischia di rallentare anche la stessa transizione energetica.”

I capitalisti-imperialisti devono fare la transizione nella speranza di salvare il loro sistema, ma al tempo stesso ogni mossa gli si ritorce contro: è un cane che si morde la coda ma morde anche al collo la stessa società dominata dalla borghesia.

È “logico” come già denunciava Marx, che non passa per la testa dei padroni e dei loro lacchè, che tutta questa “ristrutturazione”, “transizione”, “inflazione” ecc., tutti termini che vogliono apparire neutri, significano aumenti dei prezzi, licenziamenti, attacco ai diritti, peggioramento delle condizioni di vita, insomma sofferenze indicibili per buona parte del proletariato e delle masse di tutto il mondo!, che possono essere e devono diventare il vero “bastone fra le ruote” di una “ripresa” che significa soltanto continuazione di un sistema di morte e distruzione.

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