Corrispondenza
Mattarella è il primo Presidente della Repubblica che visita l'Algeria da 18 anni a questa parte, anche se con una certa frequenza esponenti del governo italiano si recano ad Algeri (l'ultima visita risale a pochi mesi fa). Una visita di tale livello istituzionale ha una portata simbolica e denota il crescente interesse e attivismo italiano in Nord Africa in un contesto abbastanza particolare.
L'Italia è il secondo partner commerciale sia dell'Algeria che della Tunisia, anche se con quest'ultima i legami storici ed economici sono ben più profondi: tra l'inizio dell'800 e gli anni '60 del secolo scorso in Tunisia vi era una folta comunità italiana che raggiunse le 100.000 unità, il regime fascista ma anche quello liberale sognavano di estendere il proprio dominio coloniale da Tripoli a Tunisi ma i francesi mantennero praticamente sempre il predominio; a partire dagli anni '80 la penetrazione economica italiana in Tunisia si è intensificata, rafforzando la presenza dell'Eni nella ricerca e sfruttamento di fonti di idrocarburi (così come in Libia), numerosi sono inoltre gli investimenti nel campo manifatturiero (dal tessile, alle costruzioni, alla meccanica e componentistica ecc.). A Tunisi però il nuovo governo in
questa fase di transizione è per il momento fonte di incertezza per gli affari occidentali compresi quelli italiani.L'Algeria, una delle potenze regionali sia in Nord Africa (insieme a Marocco ed Egitto) che nel continente (dietro a Sud Africa, Nigeria, Etiopia e i paesi arabi citati) negli ultimi mesi è ai ferri corti con il Marocco, paese rivale sin dall'indipendenza di entrambi, che con la Francia: col primo ha rotto le relazioni diplomatiche, ha chiuso il gasdotto che collega i due paesi e che prosegue in Spagna (preoccupando quest'ultima), accusandolo infine l'altro ieri di aver bombardato tre camion civili algerini nel territorio del Sahara Occidentale (conteso tra Marocco e l'organizzazione di liberazione nazionale di quel territorio sostenuta dall'Algeria ovvero il Fronte Polisario) in una zona controllata dal Polisario; sia al Marocco che alla Francia è attualmente interdetto lo spazio aereo algerino.
Il presidente algerino Tabboubi qualche giorno prima della visita di Mattarella ha dichiarato che è tempo per l'Algeria di approfondire le relazioni con nuovi partner europei come Spagna e Italia, in particolare ha detto che "l'Algeria si sente più vicina al modello economico italiano piuttosto che a quello francese e che vorrebbero prendere esempio da come l'Italia ha combattuto il mercato nero ed il contrabbando nel dopoguerra, applicando metodi simili all'Algeria di oggi, che a detta di Tabboubi si trova in una situazione simile.
Si apre quindi un'opportunità per la borghesia imperialista italiana rappresentata dalla crisi diplomatica tra Algeri e Parigi, da ciò si spiega la visita "storica" del capo dello Stato.
La visita di Mattarella è servita per "scaldare i motori" e raggiungere un accordo per organizzare all'inizio dell'anno prossimo un Business Forum a cui parteciperanno imprenditori italiani ed esponenti del governo, nonchè il primo ministro Draghi, al fine di siglare quadro di accordi economici più o meno approfonditi.
Intanto sono stati già firmati degli accordi "apripista" di tipo culturale come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore del 4 novembre a firma Pelosi: "si va dall'accordo bilaterale sulla Scuola italiana 'Roma' di Algeri al protocollo di gemellaggio tra Scuole Superiore della Magistratura italiana e algerina alla convenzione fra l'Istituto Centrale per il Restauro italiano e la Scuola Nazionale Superiore di Conservazione e Restauro di Beni Culturali algerina. Sempre in occasione della visita sarà firmata (in videoconferenza) un'intesa tra l'Agenzia di Stampa ANSA e l'Algérie Press Service (APS). Saranno infine annunciate le firme disgiunte della Convenzione quadro di Cooperazione interuniversitaria tra l'Università degli Studi di Milano e l'Università Alger1 e della Convenzione quadro tra l'Università degli Studi di Trento e il Centro Nazionale di Ricerche in Archeologia".
I rappresentanti della borghesia compradora algerina sembrano quindi ben disposti a concedere nuove posizioni nel mercato locale all'Italia da cui riceverebbe sostegno politico in Europa in chiave anti Francia la quale appoggia sempre più esplicitamente le ragioni del Marocco nella crisi tra i due paesi.
Per quanto riguarda la Spagna invece, con l'affare del gasdotto si vuole fare pressione al paese iberico perchè si sbilanci più in favore dell'Algeria sulla questione del Sahara Occidentale ma allo stesso tempo le dichiarazioni di Tabboubi fanno intendere che si vogliono mantenere buone relazioni diplomatiche e non rischiare la rottura.
L'Algeria al contempo aspira a migliorare la propria posizione di potenza regionale, in primis ai danni del Marocco sostenendo il Polisario ma anche nel quadro della ricostruzione libica: negli ultimi mesi Algeria ed Egitto a cui si aggiunge anche la meno influente Tunisia, stanno facendo fronte comune per avere più peso nella road map politica ed economica provando a contrastare la presenza turca e mal digerendo la presenza europea ed occidentale (Francia in particolare). Un meeting trilaterale tra i ministri degli esteri algerino, libico e tunisino ha avuto luogo ad Algeri anche questa settimana.
L'Algeria è infine strenua sostenitrice del presidente tunisino Saied e del suo colpo di mano del 25 luglio contro il governo ed in particolare contro la Fratellanza Musulmana.
Nei prossimi mesi sicuramente l'influenza algerina (così come quella saudita, degli Emirati ed egiziana a danno di Qatar e Turchia) aumenterà in Tunisia tramite un sostegno economico al piccolo paese a rischio default, gli interessi da potenza regionale dell'Algeria dovranno quindi entrare in dialettica con la presenza ingombrante di Francia e Italia.
In tal senso l'Italia in Tunisia insiste per acquisire sempre più fette di mercato: a fine della primavera scorsa, per mezzo dell'Ambasciata, con l'aiuto del governo tunisino prima che fosse deposto il 25 luglio, si era attivata per truccare una gara d'appalto per l'acquisizione della maggioranza delle azioni di Tankmed, un'azienda che si occupa dello stoccaggio e trasporto di idrocarburi, a danno di una partecipata tunisina che avrebbe il diritto di prelazione, il sindacato locale UGTT si era strenuamente opposto e la caduta del governo tunisino ha rallentato le operazioni.
Questa operazione si inserisce quindi nella strategia dell'imperialismo italiano di diversificare il proprio approvvigionamento energetico in generale ed in particolare dal Nord Africa dove è già presente il gasdotto Transmed, la visita di Stato in Algeria è stata condotta sotto l'egida della commemorazione di Enrico Mattei fautore del gasdotto che dall'Algeria, passando per la Tunisia e arrivando in Sicilia a Mazara del Vallo, esporta il gas algerino in Italia.
Tale assetto energetico, che viene continuamente implementato da accordi, mentre fa aumentare l'esportazione di idrocarburi dal Nord Africa al nostro paese, fa aumentare anche gradualmente il livello di privatizzazione in questo settore (il caso Tankmed è solo l'ultimo esempio) facendo aumentare i costi e quindi intaccando il potere d'acquisto di tunisini ed algerini, se i piani di questo tipo non hanno avuto l'accelerazione sperata dagli imperialisti a partire dagli anni '80 e ancor più negli anni '90 e '00 è perchè i popoli tunisino ed algerino si sono opposti a questa prospettiva tramite la lotta sindacale le rivolte popolari.
Proprio una grande rivolta popolare scoppiata in Algeria tra il marzo 2019 e il marzo 2020 ha messo a dura prova il regime algerino come non mai negli ultimi 20 anni, alla fine la pandemia con un lockdown ad hoc più una repressione dispiegata che continua mentre scriviamo, ha salvato il regime algerino, per il momento.
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