Ai cori degli studenti dell’istituto aeronautico A. Locatelli di Bergamo, inneggianti al duce il preside risponde con il saluto romano. Questo episodio, denunciato attraverso un video nei giorni scorsi, sta trovando una risposta crescente tra gli antifascisti. Ancora lunedì 1 novembre, in decine, molti giovani, hanno risposto all’appello di Bergamo Antifascista con un nuovo presidio/assemblea davanti alla scuola.
Questa è una storia segnata a partire dal nome dell’istituto, che il preside si trascina fin da una precedente avventura imprenditoriale nel Lazio, dove aprì e intitolò una medesima scuola sempre all’aviatore bergamasco fascista Locatelli. Non quindi un ‘omaggio a Bergamo’, ma al militare fascista che fin dall’inizio aderì convinto al fascismo, fu organizzatore delle squadre d’azione nel bergamasco, poi podestà, fino alla partenza per l’Abissinia, dove esprime la sua gioia nel bombardare i civili e le
città rese inagibili dai gas degli aerei nelle lettere alla madre. ”Quando vedevo le bombe centrare le case, distruggere… gioivo”Un criminale di guerra fascista usato nel dopoguerra come simbolo e rivalsa del regime, attraverso la memoria delle sue criminali imprese coloniali e non, alimentata dalle istituzioni fino ad oggi con cerimonie ricorrenze busti e intitolazioni nelle scuole e nelle piazze bergamasche.
Anche questo è stato denunciato nel presidio di ieri, dove molte voci si sono alternate per condannare e contrastare fascismo, fascisti e tutte le coperture istituzionali di cui godono, nelle scuole e nei luoghi di lavoro e per rilanciare la mobilitazione che nei prossimi giorni prenderà nuove e decise forme.
Dal comunicato di Bergamo Antifascista: ...i fascismi come mostra il video non sono solo dentro le sedi di FN e Casa Pound di cui pretendiamo la chiusura da tempo, ma si muovono trasversalmente nella società e nelle istituzioni, per strada come a scuola. Il fascismo è sdoganato culturalmente e le responsabilità son chiare: tutto l’arco istituzionale, dalla Lega al Pd, ha continuato a propinare politiche di esclusione, violenza e paura. Esempi di queste dinamiche sono i decreti sicurezza, che hanno legalizzato la violenza sulle persone migranti e su chi organizza dissenso. I decreti Minniti che introducono il daspo urbano, condannando gli ultimi e bloccando i soccorsi nel Mar Mediterraneo, fino al recente blocco del DDL Zan, che nega tutele per le persone omosessuali, bisessuali, transessuali…
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