Mentre sono
ancora nell’aria gli echi delle belle parole sulla necessaria “transizione” ambientale,
dal G20 alla Cop26, si diffonde l’ultima notizia che, per così dire, ha “allarmato”
l’imperialismo statunitense, e cioè l’accelerata produzione di testate nucleari
della Cina che secondo un loro “studio” potrebbe arrivare a 700 nel 2027,
stime “sensibilmente superiori a quelle documentate in precedenza
dall'intelligence statunitense (che aveva quantificato in 200 testate
l'arsenale nucleare cinese).” (dall’Adnkronos), e sempre secondo gli Stati
Uniti, la Cina starebbe aumentando la produzione anche nella flotta navale che
arriverebbe a 360
navi, superando quella americana che è di 287.
Gli USA controllano gli arsenali degli altri e fanno finta di dimenticare i propri: sempre dall’articolo
dell’Adnkronos apprendiamo che "Gli Stati Uniti hanno complessivamente 3.800 testate nucleari, delle quali 1.800 dispiegate". Alle quali si aggiungono 1.750 testate smantellate: un inventario totale di circa 5.550 testate nucleari. "Delle circa 1.800 testate schierate" - prosegue il rapporto - "400 sono missili intercontinentali terrestri, 1.000 sono su sottomarini, 300 sono su bombardieri delle basi degli Stati Uniti e 100 bombe tattiche, dislocate nelle basi europee.” E continuano a spendere ogni anno 778 miliardi di dollari (2020) il 4.4% in più rispetto al 2019.La risposta e
contro-risposta dei paesi imperialisti in questo campo è senza sosta, e
infatti, gli altri stati imperialisti non sono da meno: dal Giappone che
sta investendo miliardi per le “infrastrutture” per contrastare la Cina all’Italia
della Fincantieri del guerrafondaio Bono che “stipula un “Accordo congiunto”
con “la spagnola Navantia, che costruisce navi militari, per
rafforzare la loro relazione e valutare i vantaggi di una
collaborazione allargata in campo navale e marittimo” con cui ha “progetti
congiunti e la partecipazione allo sviluppo dei prossimi cacciatorpediniere e
di altre piattaforme navali che faranno parte della futura forza di Difesa
europea”; Fincantieri che costruisce di fatto navi militari in tutto il
mondo, anche per il Qatar (nave anfibia militare); per arrivare alla Leonardo che
nell’ultimo bollettino dice che il suo Business militare/governativo è solido
e resiliente -con risultati superiori ai livelli pre-pandemici, -pari all’87%
dei Ricavi del Gruppo, - Portafoglio Ordini pari a € 35,2 miliardi…
Come si
vede il settore della produzione militare, che è per lo più nelle mani dei
governi, ma che ha enormi ricadute sui privati distribuendo profitti a valanga nonostante
la crisi, è in “crescita” perché lì i governi spendono senza nemmeno
pensarci su; lì i loro bilanci diventano particolarmente elastici e non
ci si deve preoccupare per la loro approvazione visto che dalla grande alla
piccola borghesia dominante che siede nei vari parlamenti il sì è assicurato.
Ma tutta
questa enorme produzione investe giganteschi cantieri che consumano quantità spropositate
di energia, e non certo da fonti “alternative”!!!
Tutto
questo contribuisce a confermare che i loro convegni sono solo propaganda,
tentativi maldestri di conquista dell’opinione pubblica su questioni fondamentali
come la vita delle persone e dello stesso pianeta.
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