venerdì 5 novembre 2021

Imperialismo - Parlano di pace e ambiente e intanto aumentano le testate nucleari spendendo miliardi per tutti gli armamenti, dalla Cina agli Stati Uniti, all’Italia, creando alti profitti per il settore militare

 
Dispiegamento delle forze militari dell'imperialismo degli Stati Uniti 
e dei suoi alleati attorno alla Cina socialimperialista

Mentre sono ancora nell’aria gli echi delle belle parole sulla necessaria “transizione” ambientale, dal G20 alla Cop26, si diffonde l’ultima notizia che, per così dire, ha “allarmato” l’imperialismo statunitense, e cioè l’accelerata produzione di testate nucleari della Cina che secondo un loro “studio” potrebbe arrivare a 700 nel 2027, stime “sensibilmente superiori a quelle documentate in precedenza dall'intelligence statunitense (che aveva quantificato in 200 testate l'arsenale nucleare cinese).” (dall’Adnkronos), e sempre secondo gli Stati Uniti, la Cina starebbe aumentando la produzione anche nella flotta navale che arriverebbe a 360 navi, superando quella americana che è di 287.

Gli USA controllano gli arsenali degli altri e fanno finta di dimenticare i propri: sempre dall’articolo

dell’Adnkronos apprendiamo che "Gli Stati Uniti hanno complessivamente 3.800 testate nucleari, delle quali 1.800 dispiegate". Alle quali si aggiungono 1.750 testate smantellate: un inventario totale di circa 5.550 testate nucleari. "Delle circa 1.800 testate schierate" - prosegue il rapporto - "400 sono missili intercontinentali terrestri, 1.000 sono su sottomarini, 300 sono su bombardieri delle basi degli Stati Uniti e 100 bombe tattiche, dislocate nelle basi europee.” E continuano a spendere ogni anno 778 miliardi di dollari (2020) il 4.4% in più rispetto al 2019.

La risposta e contro-risposta dei paesi imperialisti in questo campo è senza sosta, e infatti, gli altri stati imperialisti non sono da meno: dal Giappone che sta investendo miliardi per le “infrastrutture” per contrastare la Cina all’Italia della Fincantieri del guerrafondaio Bono che “stipula un “Accordo congiunto” con “la spagnola Navantia, che costruisce navi militari, per rafforzare la loro relazione e valutare i vantaggi di una collaborazione allargata in campo navale e marittimo” con cui ha “progetti congiunti e la partecipazione allo sviluppo dei prossimi cacciatorpediniere e di altre piattaforme navali che faranno parte della futura forza di Difesa europea”; Fincantieri che costruisce di fatto navi militari in tutto il mondo, anche per il Qatar (nave anfibia militare); per arrivare alla Leonardo che nell’ultimo bollettino dice che il suo Business militare/governativo è solido e resiliente -con risultati superiori ai livelli pre-pandemici, -pari all’87% dei Ricavi del Gruppo, - Portafoglio Ordini pari a € 35,2 miliardi…

Come si vede il settore della produzione militare, che è per lo più nelle mani dei governi, ma che ha enormi ricadute sui privati distribuendo profitti a valanga nonostante la crisi, è in “crescita” perché i governi spendono senza nemmeno pensarci su; i loro bilanci diventano particolarmente elastici e non ci si deve preoccupare per la loro approvazione visto che dalla grande alla piccola borghesia dominante che siede nei vari parlamenti il sì è assicurato.

Ma tutta questa enorme produzione investe giganteschi cantieri che consumano quantità spropositate di energia, e non certo da fonti “alternative”!!!

Tutto questo contribuisce a confermare che i loro convegni sono solo propaganda, tentativi maldestri di conquista dell’opinione pubblica su questioni fondamentali come la vita delle persone e dello stesso pianeta.

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