Per questo è importante lavorare sia verso i posti di lavoro in cui i sindacati promotori, in particolare quelli di classe e combattivi, come il Si.cobas e lo Slai cobas per il sindacato di classe, sono già presenti e organizzano lotte, sia verso altre realtà importanti e/o in lotta, e qui centrali sono le fabbriche (dalla Gkn, all'ex Ilva, alla Whirpool, alla Stellantis, ecc. dove le vertenze sono soprattutto in mano ai confederali)
E' importante che lo sciopero si estenda, riesca, vi sia un contagio delle lotte combattive esistenti, a partire dalla logistica, vi sia il collegamento delle realtà in lotta, guardando ai tanti settori sotto attacco, alle fabbriche toccate dai licenziamenti e chiusure (non per crisi ma per delocalizzazioni per fare più profitti dove il costo del lavoro è più basso), come da altri processi di attacco alle condizioni di lavoro, da gravi processi di ristrutturazione per salvare e aumentare i profitti capitalisti.
Lo sciopero generale deve cominciare a far pesare i lavoratori nella fase attuale in cui i padroni pretendono tutto e ottengono tutto dal governo, che invece verso i lavoratori vuole al massimo
mettere toppe (vedi riforma ammortizzatori sociali, prolungamento cig in alcune fabbriche) ai disastri sul fronte lavoro e salario.E' lo sciopero che deve cominciare a modificare i rapporti di forza.
Questo sciopero generale è necessario e inevitabile. Le condizioni di lavoro stanno peggiorando, così come il salario – i lavoratori e le loro famiglie non ce la fanno più, il salario, soprattutto per le migliaia di cassintegrati e per la perdita di questi anni non recuperata dai miseri CCNL, si è ridotto del 30/40%. Vanno avanti i licenziamenti/chiusura nelle grandi fabbriche e dopo il 31 ottobre vi sarà una nuova marea. I morti sul lavoro sono inaccettabili, legati oltre che alla ulteriore taglio delle misure di sicurezza e di controllo, all'intensificazione dello sfruttamento, all'intensificazione dei ritmi e carichi di lavoro.
I padroni hanno ripreso alla grande e soprattutto le grandi aziende. La produzione viene fatta da meno operai ma ipersfruttati, a poco costo, sempre disponibili. Questo e solo questo spiega anche l'impegno ipocrita e limitato del padronato sul fronte del green pass e vaccinazioni.
Per le donne, la condizione di doppio sfruttamento, precarietà, miseria dei salari, discriminazioni per e sul lavoro, si è manifestata nella maniera tragica con gli assassinii seriali nelle fabbriche. Questa condizione grida vendetta, lotta senza quartiere.
Dei migranti non si parla, se non per il blocco che vuole Salvini, ma ci sono i morti nascosti, per sfruttamento, caldo, condizioni bestiali di vita.
I padroni col governo Draghi si sentono ancora più forti pretendono e ottengono. I sindacati confederali pure a volte denunciano situazioni, ma sono penosi, inutili e imbarazzanti chiedono che siano il governo e i padroni a fare meglio e sono dannosi per una reale e necessaria lotta dei lavoratori e lavoratrici.
A fronte di questa grave situazione, lo sciopero generale è una risposta, per elevare a scontro generale contro il padronato e il governo le tante lotte, vertenze locali - in cui, in ognuna si ritrovano i piani nazionali; per unire in un fronte comune di lotta anticapitalista i lavoratori, i movimenti di lotta; per acquisire forza nello scontro prolungato necessario.
Lo sciopero dell'11 ottobre si basa su una piattaforma. La piattaforma, però, non è un elenco della spesa. Occorre concentrare su poche e attuali rivendicazioni:
aumenti salariali/100% cig/salario garantito ai disoccupati,
salute e sicurezza, contro le nuove stragi sul lavoro
No repressione delle lotte. Denunce, fermi, licenziamenti sono anche usati come ricatto occupazionale per piegare le lotte.
Contro la precarizzazione: No agli appalti al massimo ribasso – internalizzazione dei servizi pubblici essenziali.
Questi contenuti sono incompatibili con i sindacati confederali e con le loro “mosche cocchiere” nelle fila dei lavoratori.
Gli obiettivi dello sciopero devono: impattare con l'azione oggi del padronato e del governo; essere obiettivi in cui sono possibili le lotte e ci sono le forze per farle; essere in sintonia con le espressioni avanzate delle lotte in corso.
La piattaforma decisa per lo sciopero dell'11 ottobre è una inevitabile mediazione tra i sindacati di base promotori, ma in alcuni punti appare arretrata rispetto alle stesse lotte in corso.
Alcuni esempi: sugli ammortizzatori sociali non ci si discosta da quei generici obiettivi che pongono anche i sindacati confederali, invece di porre, in particolare per la marea di cassintegrati, la questione della copertura del 100% del salario perso – come richiesto da alcune realtà, vedi ex Ilva; contro la precarietà (che colpisce tantissime donne) non si recepisce la rivendicazione emersa dalle lotte delle lavoratrici degli appalti: internalizzazione dei servizi essenziali; sugli investimenti pubblici, si può dire che tutti vogliono il “rilancio” (anche i padroni...), e non si raccolgono invece le rivendicazioni precise che vengono dalle lavoratrici e lavoratori della scuola e sanità; sulla democrazia e diritti sindacali manca la forte denuncia della repressione di Stato, poliziesca, dei licenziamenti repressivi; su immigrati e donne la piattaforma è limitativa, invece di assumere le lotte e obiettivi che migranti e donne hanno espresso in questi mesi.
Certo, per costruire lo sciopero nazionale generale era ed è necessario unire tutte le realtà del sindacalismo di classe e di base, ma questo non può far venire meno le ragioni, tuttora centrali per una battaglia sindacale di classe anticapitalista, della nascita del Patto d'azione, che era contro l'intersindacalità.
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