Esattamente 28 anni fa, il 13 settembre 1993, si concludevano i negoziati di Oslo tra l'Autorità Nazionale Palestinese rappresentata dal segretario dell'Organizzazione della Liberazione della Palestina nonchè capo del partito Fatah, Yasser Arafat e l'entità sionista di Israele.
Tale accordo iniziava la nefasta "normalizzazione" tra le forze della resistenza armata e lo stato coloniale sionista le cui conseguenze sono evidenti oggi; in seguito gli accordi di Camp David e Wadi Arba hanno proseguito su questa strada, normalizzando i rapporti tra l'Egitto e la Giordania da un lato e Israele dall'altro e infine lo scorso anno con "l'accordo del secolo" sponsorizzato dall'ex presidente americano Trump altri regimi arabi hanno formalizzato il tradimento riconoscendo lo stato di Israele e normalizzando i rapporti bilaterali (Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan, Marocco).
In questo quadro di nuovi rapporti internazionali si iscrive la recente visita del primo ministro israeliano Naftali Bennet in Egitto (la prima dopo un decennio).
Nel '93 il traditore Arafat riconosceva quindi ad israele il 78% della Palestina, cioè quasi tutto il paese tranne la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, oggi quest'ultima è diventato un lager a cielo aperto, assediata dalla forze armate israeliane che impongono un embargo da quasi 20 anni, mentre la prima è oggetto di una nuova ondata colonizzatrice con la continua costruzione di insediamenti sionisti nei territori che erano stati assegnati all'ANP proprio durante gli accordi del '93.
l'Accordo ha negato il diritto di ritorno alle centinaia di migliaia di palestinesi espulsi nel 1948 e che risiedono da decenni in enormi campi profughi nei paesi limitrofi e nel 78% dei territori riconosciuti a Israele, gli ex residenti palestinesi non hanno diritto né al riconoscimento né all'indennizzo.
Gerusalemme ovest è rimasta sotto occupazione sionista diretta mentre Gerusalemme est è sempre sotto attaco come i fatti di Cheikh Jarrah hanno ricordato al mondo qualche mese addietro.
Inoltre entrambi i "territori palestinesi" non costituirono uno Stato indipendente ma uno sorta di
protettorato privo di sovranità (non controllo dei confini, inesistenza di un esercito nazionale ma solo di forze di polizia dotate di armi leggere, assenza di una banca centrale e di una dogana e valuta nazionali), negli anni l'ANP, con la sua polizia, è diventata una cinghia di trasmissione dei diktat dell'occupante sionista da imporre ai palestinesi.A 28 anni dagli accordi di Oslo sotto lo slogan opportunista de "due popoli due stati" gli effetti di tali accordi e di quelli successivi hanno fatto regredire la lotta di liberazione nazionale palestinese ma hanno anche segnato un solco netto tra le genuine forze di liberazione nazionale e quelle i cui vertici si sono convertiti al collaborazionismo (Fatah ed il de facto defunto OLP guidato da Arafat).
Nonostante tutto ciò la lotta di liberazione nazionale palestinese è lungi dall'essere sconfitta, come si afferma nel comunicato internazionale a sostegno della Palestina (leggi il comunicato integrale in inglese qui (https://maoistroad.blogspot.com/search?q=palestine&max-results=20&by-date=true) sottoscritto da alcuni partiti e organizzazioni rivoluzionarie di 3 continenti:
"la lotta del popolo palestinese è diventata il simbolo della resistenza contro l'ingiustizia e l'oppressione coloniale per tutti i popoli del mondo. Dopo oltre 70 anni che lo 'stato' coloniale sionista di Israele fu impiantato in Palestina con la complicità dell'imperialismo con l'obiettivo di controllare il cosiddetto Medio Oriente, la lotta per l'autodeterminazione nazione del popolo palestinese non si è mai fermata".
Ciò viene confermato ogni giorno nelle singole proteste e rivolte nazionali, ciò è stato dimostrato dall'alto morale dei 6 prigionieri politici evasi la settimana scorsa che, nonostante gli anni di prigionia non si sono arresi e anche dalle prigioni "lavorano" per la causa e per ricongiungersi alla lotta all'esterno (vedi nostro recente articolo su questo blog qui https://proletaricomunisti.blogspot.com/2021/09/internazionalismo-israele-terrorista.html#more)
La quasi immediata ricattura di 4 dei 6 evasi tra cui l'importante leader della resistenza Zakaria al-Zubaidi rappresenta un'ulteriore ragione della necessità di un salto di qualità della lotta di liberazione nazionale nel contrastare il nemico sionista e per superare la fase di riflusso aperta dagli accordi di Oslo, sempre nel comunicato internazionale congiunto si afferma a tal proposito:
"In questa fase supportiamo le forze della Resistenza sul campo, ma allo stesso tempo esprimiamo la necessità di una nuova linea strategica per dirigere la lotta in Palestina: la via della Guerra Popolare Prolungata diretta da un partito comunista marxista-leninista-maoista in Palestina che diriga con coscienza e strategia la lotta di massa in corso dispiegata in tutte le sue forme (armata, scioperi politici ecc.) con lo spirito di superare l'attuale difficoltà di cui soffre la causa palestinese a causa dell'influenza negativa di alcune ideologie reazionarie che hanno preso piede nella Resistenza quali l'islam politico ed il riformismo armato piccolo borghese e settario. Così come i popoli del mondo sono ispirati dai decenni di perseveranza della lotta del popolo palestinese, quest'ultimo deve trarre ispirazione dalle esperienze rivoluzionarie più avanzate oggi nel mondo: le Guerre Popolari in India e nelle Filippine, Rivoluzioni di Nuova Democrazia che marciano verso il Socialismo che fanno affidamento esclusivamente sulla forza infinita dei loro popoli e sulla lotta dei proletari e dei popoli del mondo".
Per tutto ciò è necessario che tutte le forze rivoluzionarie e anti imperialiste nel mondo, a partire dai firmatari del comunicato internazionale congiunto per la Palestina, moltiplichino le iniziative di sostegno e solidarietà alla causa palestinese.
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