Potrebbe essere 120 le vittime di un naufragio di migranti avvenuto nel Mediterraneo, al largo della Libia. Lo riferiscono fonti umanitarie. "Siamo arrivati troppo tardi sul posto", hanno detto.
Tre mercantili e la nave Ocean Viking erano alla ricerca da ore di una imbarcazione a bordo della quale si trovano oltre 100 persone, della quale non si sapeva più nulla da ieri. "Abbiamo avvertito le autorità 27 ore fa. Cosa stanno facendo? Abbiamo perso il contatto con loro e non sappiamo se sono sopravvissuti alla notte. Temiamo il peggio", aveva scritto in giornata Alarm Phone."Il mare è molto agitato - aveva spiegato qualche ora fa Sos Mediterranee - potremmo trovarci di fronte una probabile tragedia". Ieri in serata ancora Alarm Phone aveva scritto: "Abbiamo parlato con le autorità libiche. Dicono che non usciranno in mare a causa del meteo. Le autorità di Ue e Libia stanno lasciando morire le persone! Tutto il giorno abbiamo chiesto un intervento, ma hanno rifiutat
Mediterraneo. Un'altra strage annunciata di migranti, 120 morti nel Canale di Sicilia
Centoventi morti per un’altra strage annunciata. Tutte le autorità europee sapevano da due giorni che nel Canale di Sicilia c’erano 3 barconi messi in mare dai trafficanti libici. Eppure nessuno ha inviato navi per soccorrere i migranti in balia del mare grosso.
Per la prima volta da molti anni, tre navi commerciali hanno deciso di unirsi alla Ocean Viking di Sos Mediterranee nella ricerca dei dispersi. I mercantili non sono stati coordinati da nessuna delle centrali di soccorso, a causa del solito scaricabarile tra Tripoli, La Valletta e Roma. Nell’area sono transitati anche velivoli di Frontex, ma nessun messaggio di allerta è stato diramato e la cosiddetta Guardia costiera libica, dopo essere intervenuta per intercettare un barcone con un centinaio di persone, non ha inviato nessuna delle motovedette di cui dispone a pattugliare l’area.
"Siamo arrivati troppo tardi sul posto", hanno detto alcuni dei marittimi che hanno raggiunto l’area dove ora stanno cercando di recuperare i cadaveri.
Secondo alcune informazioni, ieri nell’area transitava un altro mercantile, che avrebbe potuto raggiungere per primo il barcone alla deriva, ma nonostante le richieste via radio e i ripetuti Sos lanciati da Alarm Phone ha preferito andare oltre.
A Tripoli negli ultimi mesi è stata potenziata, su spinta italiana, una nuova guardia costiera, denominata “Gacs”, che risponde al ministero dell’Interno. I guardacoste della Marina militare libica, infatti, sono oramai sotto il controllo dei “consiglieri militari” inviati dalla Turchia, nonostante i pattugliatori siano in gran parte stati donati ed equipaggiati dall’Italia. L’addestramento del “Gacs” avviene in parte a Gaeta, da parte della Guardia di finanza. Recentemente uno degli ufficiali libici giunto in Italia non ha fatto rientro nel suo Paese ed è tuttora ricercato.
Appena due settimane fa il premier Mario Draghi si era recato in Libia incoraggiando la guardia costiera libica che aveva ringraziato per i “salvataggi”. Tuttavia nei giorni successivi il presidente del Consiglio aveva lasciato intendere che nei colloqui a porte chiuse con gli omologhi a Tripoli l’Italia ha posto delle condizioni per il rispetto dei diritti umani fondamentali. Dal mare, ancora una volta, è arrivata una risposta diversa.
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