Il quotidiano la Repubblica, con a capo il suo fondatore
Scalfari, come si sa, ha fatto una grande campagna elettorale per Renzi, e ne è
rimasto soddisfatto.
Ma, “purtroppo” in questa Repubblica c’è qualcosa che non
funziona, un giornale si occupa di notizie e quelle degli scandali di questi
giorni non si possono nascondere più di tanto ed è per questo che La Repubblica
di oggi, con tono nauseato, invita Renzi, il cui governo viene definito
“sedicente”, “governo del cambiamento” a darsi una mossa, dice infatti
Giannini: Non c'è bisogno di essere iscritti al fantomatico "partito delle
manette", per esigere dal sedicente "governo del cambiamento" di
Renzi una svolta nella lotta alla corruzione.”
E via con l’elenco “Rubano tutti. Sindaci insospettabili e
governatori impresentabili. Magistrati delle acque e generali delle Fiamme
Gialle. Grandi aziende appaltatrici e rampanti finanzieri veneti…”.
“Rubano tutti” non è corretto: tutti quelli che fanno parte
della borghesia che dirige la Repubblica!, sarebbe più corretto!
E poi ancora uno sfogo: “La verità, purtroppo assai amara, è
che al peggio non c'è più fine. E la politica - invece di evocare inutilmente
"l'alto tradimento" dei mazzettari e di rinviare disinvoltamente le
misure di contrasto - continua a blandire i mascalzoni.”
Questa repubblica non solo blandisce i mascalzoni, ma non li
mette in galera neanche quando delinquono alla grande… E già, perché la borghesia
mentre dice una cosa ne fa un’altra, per esempio quella, che fa arrabbiare
Giannini in questo caso, è quella del rientro dei capitali all’estero.
Ci sono padroni e ricconi di ogni tipo che per pagare meno
tasse o non pagarne affatto tengono illegalmente i soldi all’estero. Una
manovra che prevede condanne perfino penali. Il governo di turno “ne viene a
conoscenza” e invece di “permettere alla legge di fare il suo corso”, si
inventa una nuova legge per la quale “Saranno
esclusi dalla punibilità non solo le omissioni dichiarative, ma anche i reati
di frode fiscale, oltre a tutti i reati di falso, dalla scrittura privata al
falso pubblico, dalla distruzione di documenti al falso in bilancio.”
Insomma CONDONA.
E Giannini prova a fare l’ironico: “Bene, no? Che c'è di più
sano, se non incentivare gli imprenditori a re-investire sulle propria aziende
in tempi di carestia industriale e occupazionale? Che c'è di più sensato, se
non riportare in Italia i troppi miliardi fuggiti oltre confine e imboscati nei
paradisi offshore? Peccato che, ancora una volta, siamo alla logica dei condoni
e dei colpi di spugna.”
Peccato? Ancora una volta? È dallo scandalo della Banca
Romana del 1893 che in Italia la borghesia si diverte a rubare, e non basta che
Giannini faccia lo spiritoso per coprire queste vergogne, con frasi del tipo.
“… E fessi anche noi, che abbiamo considerato uno scandalo lo Scudo fiscale di
Tremonti. Non avevamo ancora visto lo Scudo stellare di Padoan.”
La “ricerca dell’onestà” del “partito” de La Repubblica non
è possibile nel sistema del capitale che tanto gli piace.
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