Queste sono le parole dette ad un giornalista del Corriere
della Sera ieri, dal presidente della Confindustria Squinzi, come riportato dal
sole 24 ore di oggi: “Uno spot elettorale, è stata la domanda
dell’intervistatore, Dario Di Vico, del Corriere della Sera: “Accetto – ha risposto Squinzi – ma non mi sono azzardato ad avanzare alcun
tipo di critica perché ritenevo che
un risultato importante per l’Europa fosse fondamentale in questo momento della
vita del paese. Ho compreso la necessità del governo di bloccare un voto
antieuropeo”.
È molto comprensivo Squinzi che certo avrebbe preferito un
altro abbassamento delle tasse ai padroni e soprattutto del “costo del lavoro”:
“un intervento sull’Irap per abbassare il costo del lavoro avrebbe dato un
risultato sicuramente più forte se non nell’immediato, nel medio termine…”.
Ma l’“investimento su Renzi” vale il gioco. Renzi però, è sì
veloce, ma deve fare ancora più in fretta
“Ora grazie alla legittimazione ottenuta alle europee [bella
legittimazione quella ottenuta con il “voto di scambio”!!!] ‘e con la voglia di
fare che traspare da un esecutivo che sembra pieno di energia, deve mettere
mano alle riforme e alla semplificazione del paese, è un dovere ineludibile cui
non si può sottrarre’. Solo se l’Italia cambia, semplificando “balzelli e
orpelli” si potrà consentire “alle nostre aziende di investire”.
E “Tra le riforme, occorre rivedere “profondamente” le
relazioni industriali”. Non gli basta ancora la “libertà di fare profitti” come
ha ricordato il ministro Guidi e ha ripetuto il presidente dei giovani
industriali, non serve cancellare di fatto tutti i residui diritti dei
lavoratori: “Il contratto a tempo indeterminato deve essere competitivo, con tutte le flessibilità in entrata, in uscita
e nel corso del lavoro. [Per non sbagliare ci ha messo tutte le
flessibilità cioè tutti i licenziamenti possibili]. Ognuno sa quanto è difficile spostare un lavoratore da una
posizione all’altra”.
A Squinzi non piace, per raggiungere lo stesso obbiettivo,
la via traversa, quella per esempio che si era inventata il governo, con il suo
“esperto” del lavoro Pietro Ichino, e cioè, “la formula del contratto a tutele
crescenti”. E anzi, aggiunge che è “Un ragionamento tutto da fare, insieme alle
politiche attive e passive del lavoro: la
cassa in deroga o straordinaria che si prolunga per anni “non deve più esistere,
sono disincentivi a ritrovare una nuova possibilità di lavoro”.
I padroni delle aziende (e anche del governo) grandi, come
Squinzi, o piccoli come Marco Gay, hanno le idee fin troppo chiare. Il loro “mondiale”
anche nel campo della “crisi” se lo stanno giocando bene; per la risposta adeguata
la palla è sempre più nel campo del proletariato.
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