venerdì 13 giugno 2014

pc 13 giugno - Gli 80 euro di Renzi? Uno spot elettorale, parola di Squinzi!

Queste sono le parole dette ad un giornalista del Corriere della Sera ieri, dal presidente della Confindustria Squinzi, come riportato dal sole 24 ore di oggi: “Uno spot elettorale, è stata la domanda dell’intervistatore, Dario Di Vico, del Corriere della Sera: “Accetto – ha risposto Squinzi – ma non mi sono azzardato ad avanzare alcun tipo di critica perché ritenevo che un risultato importante per l’Europa fosse fondamentale in questo momento della vita del paese. Ho compreso la necessità del governo di bloccare un voto antieuropeo”.
È molto comprensivo Squinzi che certo avrebbe preferito un altro abbassamento delle tasse ai padroni e soprattutto del “costo del lavoro”: “un intervento sull’Irap per abbassare il costo del lavoro avrebbe dato un risultato sicuramente più forte se non nell’immediato, nel medio termine…”.
Ma l’“investimento su Renzi” vale il gioco. Renzi però, è sì veloce, ma deve fare ancora più in fretta
“Ora grazie alla legittimazione ottenuta alle europee [bella legittimazione quella ottenuta con il “voto di scambio”!!!] ‘e con la voglia di fare che traspare da un esecutivo che sembra pieno di energia, deve mettere mano alle riforme e alla semplificazione del paese, è un dovere ineludibile cui non si può sottrarre’. Solo se l’Italia cambia, semplificando “balzelli e orpelli” si potrà consentire “alle nostre aziende di investire”.
E “Tra le riforme, occorre rivedere “profondamente” le relazioni industriali”. Non gli basta ancora la “libertà di fare profitti” come ha ricordato il ministro Guidi e ha ripetuto il presidente dei giovani industriali, non serve cancellare di fatto tutti i residui diritti dei lavoratori: “Il contratto a tempo indeterminato deve essere competitivo, con tutte le flessibilità in entrata, in uscita e nel corso del lavoro. [Per non sbagliare ci ha messo tutte le flessibilità cioè tutti i licenziamenti possibili]. Ognuno sa quanto è difficile spostare un lavoratore da una posizione all’altra”.
A Squinzi non piace, per raggiungere lo stesso obbiettivo, la via traversa, quella per esempio che si era inventata il governo, con il suo “esperto” del lavoro Pietro Ichino, e cioè, “la formula del contratto a tutele crescenti”. E anzi, aggiunge che è “Un ragionamento tutto da fare, insieme alle politiche attive e passive del lavoro: la cassa in deroga o straordinaria che si prolunga per anni “non deve più esistere, sono disincentivi a ritrovare una nuova possibilità di lavoro”.


I padroni delle aziende (e anche del governo) grandi, come Squinzi, o piccoli come Marco Gay, hanno le idee fin troppo chiare. Il loro “mondiale” anche nel campo della “crisi” se lo stanno giocando bene; per la risposta adeguata la palla è sempre più nel campo del proletariato.

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