Hanno contribuito a risolvere un problema e in un certo senso sono state più importanti delle ultime elezioni politiche. Queste ultime avevano consegnato uno stallo politico, avevano confuso e approfondito la crisi di governabilità e avevano prolungato la natura di governi, che tecnici o politici che siano, risultavano governicchi perfino di fronte allo screditato Berlusconi. Queste convulsioni in seno ai partiti e al sistema parlamentare, mentre si approfondisce la crisi non solo generale ma relativa dell’economia e dell’imperialismo italiano, hanno partorito il fenomeno Renzi, un nuovo nano che prova a diventare un gigante. L’appoggio dei padroni, della grande finanza e dell’establishment a Renzi come ipotesi con il voto europeo è diventato una sorta di “tesi”; sono saliti tutti sul carro del vincitore per prendere le redini del “cavallino rampante”, usare la sua velocità di pensiero e di azione per cercare di uscire dalla crisi politica e istituzionale divenuta un elemento patologico. Chi c’è dietro Renzi quindi? La borghesia industriale e tutte le frazioni della classe dominante, chi per riemergere chi per non affondare. Le elezioni europee permettono a questo “circo barnum” della borghesia di aver trovato la leva per fare con il consenso popolare quello che è solo il suo interesse particolare.
Non è il caso di addentrarsi nella catena di provvedimenti o riforme che tamburo battenti il nuovo governo Renzi vara, annuncia di varare, che riguardano tutti i campi dell’economia, della politica, delle Istituzioni. Non è vero qui che alcune riforme siano decisive, lo stesso Jobs act è l’ulteriore tappa del cammino iniziato con Treu fino alla Fornero, tutti i campi che Renzi aggredisce sono altrettanto importanti per provare ad edificare quel regime che permette alla borghesia imperialista di ritrovare il suo posto nell’Europa imperialista e nella contesa mondiale.
I partiti parlamentari vengono travolti dal vento di Renzi con la grancassa di giornali e televisioni, i quali, che si voglia o no, sono una sorta di ‘partito unico’ di cui ognuno è o diviene una corrente, compreso lo strillone un po’ sfiatato, Grillo.
Rispetto a questo agitarsi di Renzi non ci può essere che opposizione proletaria e popolare. Ma occorre dire di più: “non c’è dialogo”, la collina dei padroni marcia per la sua strada, la collina di proletari e popolo ne è e ne deve stare fuori. La borghesia costruisce il suo governo, il suo Stato e il suo regime e rafforza il suo strumento, le forze repressive, in maniera sempre più aperta. Lenin citando Engels dice che: “lo Stato sorto dalla società ma che si pone al di sopra di essa e se ne allontana sempre di più, consiste anzitutto e in ultima analisi in distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono di prigioni, ecc.”.
I proletari e i movimenti di opposizione che lottano contro la mancanza di lavoro, reddito, case, diritti, libertà, contro le devastazioni territoriali e ambientali unite ad una gigantesca corruzione, possono e devono essere ‘brodo di coltura’della costruzione per tappe degli strumenti del proletariato, partito, fronte unito, forza combattente.
Nessun commento:
Posta un commento